La lunga attesa a Milano poi arrivano i superstiti di Marzio Fabbri

La lunga attesa a Milano poi arrivano i superstiti Una donna racconta: «Mi è arrivata in faccia una nuvola di vétri» La lunga attesa a Milano poi arrivano i superstiti MILANO — L'incubo dei parenti dei superstiti del disastro del rapido 904 si è risolto solo alle 4 e 44 del mattino quando al binario 5 della Stazione centrale è arrivato l'espresso 506, Lecce-Milano, che aveva raccolto gran parte dei viaggiatori del convoglio della strage. L'attesa era cominciata prima delle 21 quando l'ufficio informazioni è stato preso d'assalto da congiunti e amici di viaggiatori che avevano appreso dell'accaduto dal.telegiornale e sono venuti in stazione nella speranza di saperne di più. Solo all'una si è saputo che di 11 a tre ore sarebbero arrivati 1 superstiti. .Lento, il locomotore «428», un vecchio modello, ha fatto il suo ingresso in una stazione quasi deserta. Come spesso avviene 1 superstiti avevano bisogno di parlare appena scesi, appena scioltisi dagli abbracci frenetici che testimoniavano il terrore vissuto. Sono visioni parziali, spesso solo squarci quasi Irreali che testimoniano più dello choc che-di quello effettivamente avvenuto nella galleria della direttissima. Maria Sette di Napoli è con la figlia quindicenne Bàrbara. 'Abbiamo pianto tanto, adesso non mi vengono più le lacrime, sono solo felice. Mia figlia ha avuto una reazione diversa: continuava a domandare perché ci eravamo messe in viaggio...». Barbara ha un ricòrdo visivo: 'Una fiammata, il treno che accelerava e la carrozza che si rimpiccioliva». Un uomo anziano singhiozza e non riesce a dire una parola mentre si aggrappa al figlio; un militare festeggiato da una ragazza è quasi tra-' volto e gettato a terra da un cane lupo che scodinzola. Una scena consueta che contrasta con la realtà del dramma che queste persone hanno appena sfiorato. Sul marciapiede, immobile, senza una lacrima, la valigia ai. piedi, attende Concetta Boccia, di Poggio Marina, una donna anziana venuta al Nord per passare il Natale con il figlio. «Mi sono tnivata una ventata di vetri in faccia — racconta — e mi sono detta: qualcuno ha tirato un sasso. Poi hanno gridato alla bomba. C'era tutta quella gente die buttava sangue. Ad un uomo non si riusciva a fermare tutto quello che gli usciva. E' stato peggio del terremoto, molto peggio. Io me lo ricordo bene il terremoto,'ma non era così terribile». Poi si guarda intorno smarrita e prova a rassicurarsi: «Aspetto mio figlio, che viene a prendermi da Garbagnate; forse non ha saputo cosà mi è successo, via fra poco sarà qui». Ma quei terribili'ricordi le resteranno in mente'per molto; la voce le si incrina quando pensa a quél che ha visto: un uomo che si sbatteva per terra perché non trovava il figlio, un altro, il volto pieno di sangue, che abbracciava un parente. II.tempo passato al buio, nel fumo e nell'orrore non ha misura. C'è chi parla di due ore prima di vedere i soccorsi e recrimina, chi, invece, è di parere opposto, come Giuseppe Giordano di Battipaglia. 'Mi hanno impressionato — rievoca — due giovani macchinisti' per come hanno reagito. Non appena avvenuta l'esplosione uno è corso avanti con i-segnalatori, l'altro è andato a telefonare. Il personale del treno ha fatto tutto il possibile, ha saputo imporre la. calma, siamo riusciti a portare, parecchi feriti nelle prliiie.càrrozzé.in modo che potessero essere subito soccorsi..Preziosa è stata l'opera di'un medico die si incjttneava tra i rottami, e cercava di portare aiuto, alla luce degli accendini che aveva chièsto ai viaggiatóri. , , ",. Marzio Fabbri

Persone citate: Concetta Boccia, Giuseppe Giordano

Luoghi citati: Battipaglia, Lecce, Milano, Napoli