Il popolo della fame assedia Makallé di Mimmo Candito

Il popolo della fante assedia Makallé Il popolo della fante assedia Makallé (Segue dalla f pagina) no si è riempilo di nomi, ma è un'anagrafe sènza senso. Arrivano a Makallé richiamati dal cupo' tam-tam della disperazione. L'Etiopia yè una terra del Medioevo. La sola sua strada è la vecchia A-l die avevano costrutto gl'Italiani, dà Addis Abeba all' Asinara e poi'a Massaua; Il resto è montagne e forre sènza dtalogo, si "va a dorso di mulo, ci s'arrampica est scende dentro gole che la pazienza lenta del cpritadini coltiva con cura antica, strappando terra alla terra. Ma qui sono sette anni che non piove, e la maledizióne hd seccato il cielo. La terra è diventata polvere, i contadini'hanno aspettato. La polvere ha fatto polvere, e i contadini hanno aspettato ancóra. Pòi hanno mangiato le semeriti, poi liarino bruciato le case per scaldare la notte. Poi sono parttti. Ora sono a Makallà Sono ancora vivi, via è'come se fossero già morti. 11 governo di'Addis Abeba ha lanciato un grido d'allarme a marzo, ma è un governo marxlsta-teriini'sta, con un regime presuntuóso e di troppi orgogli. Oli aiuti stanno arrivando massicciamente solo ora. Quando ormai è tardi. Dieci anni fa c'era stata un' altra carestìa come questa; ti Negus aveva tentato di tenerla nascosta, ma era finito buttato fuori dal suo palazzo. 'Forse gualcuno ha aspettato clic anche 11 Negus rosso facesse la stessa fine. Se è così, tutti i morti di questo Paese quello li se II porterà addosso all'Inferno. ■ Arrivano a Makallé perché hanno sentito parlare.di cibo e di aiuti. Sono 500,1000, che ogni giorno s'aggiungono a quelli che c'erano prima; ogni posto vuoto viene subito riempito, ogni morto viene rimpiazzato subito da uno vivo. Chi ancora ce la fa scava pochi centimetri di terra per schtacclarvtst dentro, nelltU Instane di un riparo dat vento die soffia freddo e continuo, giorno e notte. Chi non ce la fa segna ti suo territorio familiare con un confine di pietre messe a cerchio, un diametro di due metri dove far stare tutto, vecchi donne e bambini e le 'povere cose salvate dalla migrazione dispe¬ rata: un pezzo di latta per cuocervi il pane, un sacco di tela come coperta, una bottiglia di plastica per l'acqua sporca e rara. Sono partiti interi villaggi, tribù Intere. Settimane e mesi di viigrazlone, verso Makallé, Adlkrat, Adiva, Axum, Korem, e cento offri posti coinè questo. Ho visto e percorso questi itinerari della disperazione, le storie sono tutte uguali. Il lungo viaggio e poi l'attesa di un aluto. Mancando le strade ed essendo la A-l sotto la minàccia del guerriglieri, il vecchio campo dell'Asmara in questi giorni ha trovalo vita nuova: è diventato ti centro dtun gigantesco ponte.aereo che lega la capitate eritrea ai campi della disperazione. Ci sono aerei russi, tedeschi, america¬ ni, ma soprattutto inglesi e italiani; i C-130e i G-222 del nostro 46° stormo trasportano farina, riso, coperte, latte, acqua, biscotti. E' Natale ma si continua, un giorno uguale all'altro. L'altro Ieri è arrivato l'ultimo carico, un C-130 con 180 quintali di roba. L'ha voluto la signora Maria Pia Vecchi Fanfani, presidente della Croce Rossa: «Ho dovuto vincere resistenze e diffidenze, ma mi sono imposta. Ho raccolto tutto in quattro giorni, anche la pasta, anche le caramelle e i panettoni. Non bisogna fermarsi.. Oli aiuti non si fermano, ma i porti di Massaua e Assab ora sono vuoti. La prima ondata di emozione si è calmata, le nuove partenze faranno distribuire il cibo eie coperte solo alla fine di gennaio. «C'è un mese di vuoto — dice /rotei Yemanu — in questo mese può succedere di tutto. Nel nome di Dio, aiutateci». Ci vogliono grano, riso, granturco, latte, biscotti, olio. Ci vogliono ' coperte, pantaloni, maglie. Ci vogliono tende. Oli italiani hanno già montato una tendopoli a Qu)ah, pochi chilometri da qui. C'è posto e salvezza per 3453 profughi; altri 38290 sono fuori che aspettano che si Uberi un posto o che arrivi una nuova tenda. Si sono fatti registrare, hanno dato ti nome e la loro impronta digitale; sono ancora all'inferno, ma sperano di salvarsi prima di morire. Poi ci sono gli altri, i 500 e 11000 che arrivano ogni giorno e che aspettano ancora di essere anche registrati. Per loro la morte non lascia violte speranze. Muoiono di notte, nel gelo del vento. Soprattutto t bambini In quest'alba livida ne Ito trovati quattro, coperti appena da un sacco di iuta. I becchini sono arrivati, scalzi, ghiacciati, con una vecchia barella. Hanno legato il corpldno dentro il sacco e poi V hanno caricato. Si sono lavati le mani con un filo d'acqua sporca, e sonò andati vta. Attorno nessuno s'è mosso, stavano tutti fermi, rannicchiati nel loro loculi segnati dal confine delle pietre. Battevano i denti. Ogni corpicino pesava meno della barella, e sulla tela non faceva nemmeno spessore: Mimmo Candito

Persone citate: Assab, Fanfani, Maria Pia, Negus

Luoghi citati: Addis Abeba, Asmara, Etiopia, Massaua, Qu