La scuola salverà la città?

La scuola salverà la città? La scuola salverà la città? r Cattivi Pensieri di Luigi Firpo Bastano poche ore di scio-1 pero fra i gestori dei mezzi ! pubblici di trasporto per intasare le nostre città di auto strombettanti e di conduttori isterici; a Roma è sufficiente un rovescio di pioggia per gremire ogni strada di vetture che si assiepano con disperazione e prepotenza, mentre due dita di neve provocano il caos assoluto,: scuole e uffici deserti, un eli-. ma tra la sagra paesana c la catastrofe. Questi non sono che aspetti, marginali pur se fastidiosi, delia generale crisi degli aggregati urbani, trop-1 po estesi e troppo affollati per poter rimanere umanamente abitabili, se non a prezzo di regole, turni e scadenze ferree. Nei grandi spazi si attua la libertà, ma, la convivenza a contatto di gomito è possibile solo rispettando con grande rigore i minuscoli spazi residui concessi a ciascuno, quelle briciole di silenzio, di autonomia, che l'esplosione demografica dissennata è in grado, forse per poco, di assicurare a ciascuno. Ma l'umanità è ancora troppo giovane, impulsiva e irragionevole per capire che a questa necessità non si 'sfugge e che l'unica alternativa per il prossimo futuro 6 l'auto-rcgolamentazione severa di tutti i comportamenti, oppure il caos anarcoide, il regresso a forme arcaiche' di civiltà non urbana, alla guerra per bande in quartieri fatiscenti, allo spopolamento per fame e malattie, a un nuovo Medioevo pagano. D'altronde una civiltà troppo regolata e programmata rischia la noia ripetitiva, la passività disamorata, il lucido orrore di una comunità di automi. Così qualcuno loda le scritte sui: muri, gli schiamazzi nottur-j ni, la prepotenza stradale,' come segni benefici di vitalità, di spunti fantastici, di preziosa sopravvivenza dell' individualismo ribelle cui affidare ogni speranza di progresso futuro. Un estro creativo, tendenzialmente asociale, che non si arresta ai: graffiti sulle pareti immaco- ; late, ai petardi di mezzanot-, te, alle motociclette rombanti che sfrecciano nei sorpassi a destra, ma si estende via via all'evasione fiscale, all' uso o allo spaccio della droga, allo stupro di gruppo su donnq indifese, al peculato disinvolto. • Questa spinta alla sregolatezza non è un fatto nuovo, un segno dei tempi, perché tutti i Paesi e tutte le età ne hanno subito l'urlo. Semmai, di tanto in tanto, questa sregolatezza era il materializzarsi di una protesta, contro regimi attardati o ingiusti e conteneva in sé il fermento di imminenti rivoluzioni. ' Sta di fatto però che ógni società ha messo in atto sistemi di difesa del proprio assetto, cercando di neutralizzare i soggetti eversivi e di ■irhporre con vari deterrenti il rispetto delle regole sociali. Carceri, manicomi e tutto il complesso delle norme penali, furono concepiti conte •strumenti per costringere i dissidenti, gli impulsivi, gli egoisti, gli irrazionali ad attenersi a comportamenti che fossero compatibili con l'ordinata esistenza comune. Strumento principe di accertamento C di repressione delle devianze è stato, in ogni tempo, quella che noi oggi chiamiamo polizia. La 'complessità delle società moderne, il "dilagare di tecnologie sofisticate subito 'messe a contribuzione dalla delinquenza organizzata, il moltiplicarsi delle leggi e delle relative violazioni, le impongono compiti sempre più difficili; la smilitarizza-' zione e le rivendicazioni sindacali rendono più proble¬ matico il suo impiego in servizi prolungati, disagiati o rischiosi. Eppure, stando all'esperienza odierna, il comune . cittadino si sente sempre più trascurato e indifeso: il furto ^on effrazione, la rapina, lo scippo, sembrano cancellati dal codice penale tanto frequente è l'impunità dei colpevoli c persino la rinuncia a un timido avvio di indagine; ci sono in ogni città piazze e giardini cosparsi di siringhe usate; le regole del traffico sono sistematicamente violate con arroganza incosciente. ' Sregolatezza dilagante esigerebbe polizia onnipresente, vigili urbani a ogni crocicchio, un'attenzione, uno zelo, un senso di responsabilità, che sembra anacronistico invocare. E un servizio d' ordine di questa qualità non ce lo possiamo permettere, anche .perché assorbirebbe un'aliquota molto alta della forza lavoro e del reddito nazionale. E non è lutto, perché uno Stato clic disponesse di forze dell'ordine tanto numerose e addestrate, disciplinate e austere, diventerebbe a breve scadenza uno Stato di polizia, governato da uomini in uniforme che avrebbero debellato, forse, la sregolatezza, ma sicuramente la libertà. Paesi di lunga tradizione democratica hanno aggirato questo ostacolo sia istituendo una polizia disarmata, sia disperdendola in aggregati locali autonomi, in servizi di sicurezza aziendali o di quartiere; noi abbiamo forse convenienza a tenerci la nostra " com'è, pagata poco, male addestrata, ora efficiente e ora meno, ma obbediente a un potere civile eletto dal popolo. Per risolvere la crisi delle città in vivibili ci resta dunque una sola strada: quella della scuola. Sacrificherei' volentieri qualche sacca di niatcrie nobili ma obsolete per inchiodare nella testa dei ragazzi il rispetto degli altri' e di se stessi, le regole della convivenza civile, quella educazione a essere uomini probi e cittadini zelanti del pubblico bene che e stato, in ogni tempo, il pilastro portante di ogni civiltà.

Persone citate: Luigi Firpo

Luoghi citati: Roma