Nella chiesa di Popieluszko di Bernardo Valli

Nella chiesa di Popieluszko Àndreotti rende omaggio al prete ucciso, poi va da Jaruzelski Nella chiesa di Popieluszko L'arcivescovo Dòmbrowski: «Le siamo grati di essere venuto qui» - Il sepólcro era coperto di fiori e di bandiere di «Solidarietà» - II generale-premier ha espresso al ministro italiano la sua preoccupazione per i danni che derivano alla Polonia dalla «politica dell'isolamento» DAL NOSTRO INVIATO VARSAVIA — Le tre CZajka nere, ufficiali, si sono fermate davanti alla chiesa di San Stanislao di primo mattino. Poco dopo la tarda, grigia alba polacca. Attorno alla tomba di padre Popieluszko non c'era ancora la folla abituale. Il ministro Àndreotti e l'ambasciatore Folchi, afflan cati dalle mogli, andavano ad una messa carica di signif ica ti politici, per quest'incursio ne italiana nel pianeta Polonia. Un rito religioso reso possibile da un'abile trama diplomatica, che affiorava dal cerimoniale semplice, disteso, soltanto in apparenza. Accompagnava Àndreotti un funzionario del protocollo del ministero degli Esteri varsaviese, che dava al pellegrinaggio l'imprimatur del regime. Il quale del resto sta per giudicare gli assassini del sacerdote. Nella navata, addobbata con le bandiere nazionali, attendeva gli ospiti l'arcivescovo Dòmbrowski, segretario della Conferenza episcopale polacca, fresco reduce da una visita a papa Wojtyla. La gerarchia ecclesiastica patrocinava il gesto politico. Ed è stato lo stesso Dòmbrowski a celebrare la messa, dopo aver rivolto al ministro qualche parola in italiano: «Le siamo, grati di essere qui, la salutiamo tome uno statista di fama mondiale e come un creden-' te». La visita alla tomba del prete ucciso, che era stata negata al tedesco Genscher (secondo la versione di Bonn), e che l'inglese Rifkind (sottosegretario, al Foreign Office) aveva compiuto di propria iniziativa, senza informare le poi irritate autorità poifcche, è stata «privatamente» concordata tra Àndreotti e il regime di Jaruzelski, ed è stata favorita dalla Chiesa, il cui ruolo non è stato certamente secondario. Cosi l'omaggio alla tomba del prete, ormai considerato martire nazionale, che sembrava incerto, che non era stato annunciato perché per l'appunto «privato», non incluso nel programma ufficiale, è avvenuto sul sagrato alla luce del pallido sole di Varsavia, e in chiesa sotto i riflettori delle televisioni occidentali. Un omaggio aperto, senza ambiguità formali. Ar.dreotti dopo la messa s'è fermato davanti alla tomba coperta da un tappeto di fiori, addobbata con ceri e bandiere di «Solidarietà», e ha firmato il registro dei visitatori: «Con grande commozione in unione di preghiera e di speranza. Giulio Àndreotti-. Con questo pellegrinaggio il viaggio polacco di Àndreotti, il quale è partito nella notte per Cracovia, si è concluso ieri sera nel modo giusto. Senza di esso i colloqui varsavlesi del ministro italiano sarebbero apparsi come una semplice legittimazione, da parte di un Paese atlantico in avanscoperta, del generale Jaruzelski. Il rito davanti alla tomba di padre Popieluszko ha avuto il valore di un incontro con la società civile, della quale la chiesa di San Stanislao 6 in questo-mo¬ mento il simbolo. La sera precedente Àndreotti s'era intrattenuto nell'ambasciata d'Italia con alcuni dei più rappresentativi esponenti dell'opposizione (tra cui Geremek, Mazowiecki e Slivinskl), mentre nello stesso paJ&téosi trovavano ancora mi' nistrl e generali per il ricevimento ufficiale. Anche questo gesto aperto, senza sotterfugi, sotto i riflettori della televisione. L'inglese Rifkind aveva ancora una volta irritato il regime ricevendo in privato, attorno ad una cup o) tea, i consiglieri di «Solidarietà». Quasi di .nascosto. L'abilità italiana è consistita nel giocare a rovescio 1' astuzia . politica nazionale, che non è.sempre una virtù. Àndreotti ha scoperto le sue carte. Il suo merito è stato di capire che il contesto varsavlese e la situazione internazionale gli erano estremamente favorevoli, e che non si doveva urtare la suscettibilità del regime polacco, con manovre troppo private, senza informarne prima 1 padroni di casa. In un momento in cui a Mosca e in altre capitali dell'Europa Orientale si tende a «punire» la Germania Federale, a ritardare la ripresa della distensione con Bonn, la cui Ostpolitik è provvisoriamente in crisi, lui avrebbe potuto ottenere quel che non era stato accordato a Genscher. La mini-Ostpolitik del governo Craxl aveva preparato il terreno. Ed anche 1' evidènte simpatia di cui gode lo slesso Àndreotti nell'Europa dell'Est. Una simpatia che si contrappone alle esitazioni che egli suscita in alcune capitali occidentali. Per i polacchi, ansiosi di spezzare l'isolamento, la visita italiana non poteva fallire. Il risultato è .positivo. La presenza italiana è stata gradita dal regime e dalla società, ancora divisi, separati, in questa fase difficile della vita nazionale, dopo i drammi degli ultimi anni. Non è stata una mediazione tra le due Polonie. Questo no. Non era possibile. Ma simbolicamente il comportamento di Àndreotti ha avuto questo valore. Lo^torlcp Geremek, dopo l'incontro;con il ministro degli Esteri, .venerdì sera all'ambasciata, ha abbracciato gli amici italiani presenti e non senza commozione ha detto che la visita a San Stanislao era «molto, molto importante*. Àndreotti ha creato il precedente secondo il quale gl'interlocutori da incontrare a Varsavia non sono unicamente i rappresentanti del regime; Un precedente che sarà rispettato da chi seguirà le sue orme. Bernardo Valli (Continua a pagina 2 In sesta colonna) ! Varsavia. La preghiera di Giulio Àndreotti (accanto a lui l'arci- ! vescovo Bronislaw Dòmbrowski) dinanzi alla tomba dell'abate Jerzy Popieluszko (Tel. Associated Press International);