Ha ucciso il figlio drogato perché rifiutava ogni cura di Franco Giliberto

Ha uuiso il tìglio drogalo perché rifiutava ogni cura Le motivazioni della sentenza sulla vedova di Bassignana Ha uuiso il tìglio drogalo perché rifiutava ogni cura «La reazione allo stato d'ira condizionò la donna» - Parla Ambrosini, uno dei giurati DAL NOSTRO INVIATO ALESSANDRIA — Cinque anni di reclusione da scontare in casa, agli arresti domiciliari; questa era stata, un mese fa, la sentenza pronunciata dalla Corte d'assise di Alessandria contro una vedova di Bassignana, Franca Conti, colpevole d'avere ucciso 11 proprio figlio Elio, tossicomane. Ora è stata depositata la motivazione di quella sentenza. E più chiaramente ci si può render conto dei motivi che hanno ispirato il giudizio del presidente della Corte Angelo Giglio Cobuzlo, del giudice relatore Gianglullo Ambrosini e dei giudici popolari (tre uomini e tre donne). Già un mese fa il verdetto era stato considerato «mite, umano*. La presenza tra i giurati del dottor Ambrosini, segretario nazionale della Lenad (Lega antidroga), aveva fatto intuire che alla Corte non sarebbe mancato l'apporto di un tecnico in grado, al di là delle prerogative giuridiche, di dare un'importante testimonianza sulla psicologia lacerata di tanti genitori alle prese con figli drogati. Chiediamo al magistrato se fosse fondata quell'impressione: «La signora Conti deve ringraziare il clero d'averla avuta tra i suoi giudici?*. Ambrosini non nega che un imputato possa trarre vantaggio dall'esperienza di qualche giudice a vario titolo impegnato in attività sociali. E ricorda, fra i tanti che ha direttamente conosciuto, un recente episodio capitato nella sede della Lenad. «Vi era giunta una madre distrutta, a raccontare quietamente del suo ennesimo dramma con il figlio drogato. Diceva di aver spesso chiamato il medico quando, dopo un 'buco', il ragazzo si era sentito male. Ma ci spiegava che quella mattina non aveva chiamato nessuno. Suo figlio aveva avuto un collasso dopo essersi iniettato una dose d' eroina. Era riverso sul letto, sembrava in coma. Quella signora confessava: "Io ho preso una sedia, mi sono seduta davanti a lui, semplicemente a guardarlo, senza muovere un dito, per un quarto d'ora. Speravo che morisse. Poi l'ho visto riprender colorito, cominciare a respirare senza rantoli, rinvenire. Allora.l'ho abbracciato e ho pianto, anche se pochi secondi prima avevo pregato che andasse all'altro mondo". Terribife, incredibile conflitto umano come si vede: era avvenuta ìtna specie di tentato omicidio psicologico. Chi può non tener conto — commenta Ambrosini — di simili sconquassi emotivi?*. Passa comunque differenza tra questa vicenda e quella che ha visto la signora Conti veramente uccidere con un colpo di pistola al capo il figlio ventottenne, da dieci anni schiavo dell'eroina. Nello stilare 11 verdetto, i giudici hanno avuto-la preoccupazione di trovare puntello nelle argomentazioni specialistiche, «te uniche idonee a interpretare un comportamento dell'imputata che altrimenti apparirebbe soltanto assurdo e mostruoso*. Nelle supposizioni della signora Conti — ha stabilito la Corte — il comportamento del figlio aveva portato a morte precoce 11 padre, per le preoccupazioni accumulate. Il giovane si era rifiutato per l'ennesima volta, il giorno del delitto, di sottoporsi a un trattamento disintossicante SÌ legge nella sentenza: «fi rifiuto della cura, la dichiarazione di volersi retare a'MikAno per riprendere la via della droga in maniera definitiva (anticipata dalla richiesta di ' denaro quel giorno stesso alla ■ madre) costituiscono comportamento oggettivo tale da provocare lira, per l'irragioncvolezza della vittima, per la sua contrarietà agli sforzi da altri attuati*. Un' attenuante, l'omicidio commesso in stato d'ira, che potrebbe non sembrar compatibile con lo stato di seminfermità mentale «dovuto a depressione* riconosciuto all' imputata (altra attenuante). «Afa le ragioni messe in evidenza esaminando i risultati delle perizie psichiatriche non sono contrastanti con la tesi che si ritiene di seguire*. recita la sentenza. Si può dire che l due elementi — reazione allo stato d' ira per il fatto ingiusto altrui e depressione-malattia temporanea — che concorrono a determinare l'azione della Conti, sono entrambi presenti nel momento in cui la donna preme il grilletto dell'arma raccolta da terra*. Mano leggera dunque per la tragedia di questa madre. Atteggiamento molto più severo nei confronti dei tossicomani? Il giudice Ambrosini non vuole semplificare cosi le cose. Dice: «Ricordo che la Lenad, quando è sorta nel 1981 e ha posto in primo piano il problema delle comunità e dell'intervento anche coattivo per il trattamento e la riabilitazione, è stata accusata da molte parti di voler far rivivere i manicomi, di voler privare della libertà i drogati, di perseguitarli. Ora molte cose sono cambiate. Ci si è resi conto che non esiste il diritto di drogarsi e che se si vuole realmente evitare che i giovani dediti agli stupefacenti muoiano in misura crescente, finiscano in carcere, distruggano se stessi e le loro famiglie, è necessario ricorrere a strutture adeguate, anziché affidarsi all'inutile e pericolosa distribuzione di farmaci alternativi, dal metadone alia morfina*: ., , .. Franco Giliberto

Persone citate: Ambrosini, Angelo Giglio, Franca Conti, Gianglullo Ambrosini

Luoghi citati: Alessandria, Bassignana