Hollywood è sbarcata in Russia di Fabio Galvano

Hollywood è sbarcata in Russia A Mosca, Leningrado e Suzdal si gira per la tv il kolossal americano «Pietro il Grande» Hollywood è sbarcata in Russia Protagonisti Maximilian Schell e Vanessa Redgrave - Una produzione della rete Nbc in collaborazione con l'ente sovietico di Stato per il cinema MOSCA — Un Cremlino del diciassettesimo secolo, centinaia di militari zaristi in divisa rossa che si avvicendano nei viottoli fra le case di legno della vecchia Mosca, solenni cerimonie di Stato nella cattedrale Uspensklj o nel palazzo del Terem, sfarzo e gioielli' su carrozze che sprofondano nel fango della capitale contadina. Ma è una targa della California, su un furgone adibito a cucina mobile che sforna a getto continuo hamburger caldi, a spiegare tutto: sotto le mura (XIV Secolo) del monastero di Suzdal, cittadina ricca di storia e di tradizioni religiose situata 230 chilometri a est di Mosca, si è trasferito un lembo di Hollywood. La pace di .quell'antico borgo russo è 'squassata da megafoni e riflettori. Con la collaborazione dell'ente sovietico di Stato per il cinema, che fornisce assistenza tecnica, costumi, sce,( nari, una trentina di attori e 'centinaia di comparse (soprattutto soldati dell'Armata Rossa), la rete televisiva americana Nbc è impegnata in una produzione da 28 mi-, lloni di dollari: un «colossale — dieci ore e mezzo, da mettere in onda fra un anno sui piccoli schermi — sulla vita dello Zar Pietro 11 Grande. Non è una coproduzione, sottolinea il regista Marvin Chomsky, bensì la prima produzione americana in terra sovietica. -Un film che è Quindi politico — azzarda — e forse un segno della volontà di dialogo: Il cast è un elenco di nomi celebri: Maximilian Schell, nella parte dello Zar, e poi Vanessa Redgrave, Omar Sharif, Laurence Olivier, Lllll Palmer, Hanna Schygulla. n «colossal» televisivo si av- via con la duplice incorona-' zione di Pietro, all'età di dieci anni, e del suo malaticcio fratello Ivan, di 14 anni, sotto la reggenza della sorella maggiore SofJa (Vanessa Redgrave). I E' il 1682, e davanti alla cinepresa di Vittorio Storaro (l'operatore italiano 11 cui nome è legato a film come «Apocalypse now» e «Reds», vincitore di due Oscar) si svolge una delle vicende più drammatiche della storia russa: l'assunzione del pieno' potere (1689) da parte di Pietro, la morte sette anni dopo di Ivan, il matrimonio dello Zar con la prima moglie Evdoklja, le lotte di famiglia e di palazzo. Ha voluto il destino che 11 monastero di Suzdal, utilizzato in questi giorni come quartier generale del cineasti americani, sia nella realtà quello in cui Pietro fece rinchiudere la moglie Evdoklja per poter sposare in seconde nozze la tedesca Ekaterlna, «Padre della patria; come lo hanno definito alcuni storici sovietici, Pietro fu in famiglia un padre feroce: tratto dal best-seller di Robert Massle, questo «colossal» televisivo è infatti centrato sul tragico rapporto fra lo Zar e il figlio AlekseJ (l'attore russo Boris Plotnlkov), il primo impegnato a plasmare un impero più aperto all'Occidente progredito di allora, il secondo sfortunato portabandiera del tradizionalismo, piegato con la forza, torturato e ucciso. Pietro il Grande, che regnò fino al 1725, riuscì a imporre riforme, a sconfiggere i nemici (Svezia e Turchia), ma a prezzo talora di inaudite atrocità. Un tema complesso, come complessa è la lavorazione di queste dieci ore e mezza di pellicola. Ricreare la catte¬ drale dell'Assunzione, dove si svolgeva in quel medioevo russo la fastosa cerimonia di incoronazione degli Zar, è stato il minore dei problemi, grazie all'impegno degli studi cinematografici OorktJ. Sono le pastoie burocratiche il vero problema. «Per «no battaglia — spiega il produttore Joel Katz — avevamo bisogno di 900 soldati. Li chiedemmo e nel giro di poche ore li avevamo tutti a disposizione. Poi ne avemmo bisogno di 500, ed eccoli tutti allineati, soldati sovietici trasformati in comparse per diventare soldati della vecchia Russia. Magnifico. Ma Quando dobbiamo andare a Mosca, distante poco più di tre ore d'auto, ogni volta è un'impresa avere il permesso: Filmare in Russia, proprio per gli impedimenti burocratici, non è impegno di poco conto. .Oli scenari, spiega Katz, devono essere organizzati con molto anticipo, qualsiasi imprevisto — come la scomparsa per 14 giorni del camion con le parrucche —può provocare intoppi irrimediabili. ' E sono proprio le difficolta logistiche, dicono 1 responsabili della produzione, ad avere provocato 1 ritardi che hanno a loro volta determinato la spirale del costi (a 28 milioni di dollari, appunto, dai 12 previsti in origine). Ma poi entra in gioco l'entusiasmo, che fa fare ai tecnici sovietici grande sfoggio di risorse professionali per uscire dalle situazioni più intricate. Come dice l'operatore Vittorio Storaro, «abbiamo un linguaggio comune, quello del cinema'. Maximilian Schell considera questa una delle sue parti più impegnative. « Voglio portare sullo schermo la crudeltà di Pietro il Grande — dice — non conile mancanza di sentimenti umani ma come risultato dei tempi in cui egli visse. Per le sue idee progressiste, Pietro non fu un personaggio amato». Per il regista Marvin Chomsky, che dovrà girare alcune scene anche nella Mosca vera e a Leningrado, il problema maggiore è lavorare su un set quadrilingue. Ogni sua istruzione in Inglese deve essere tradotta in russo, italiano e tedesco: il •linguaggio comune- di Storaro, in certi casi, non serve. Fabio Galvano Tre protagonisti del kolossal: Vanessa Redgrave, Maximilian Schell che impersona lo zar Pietro e Hanna Schygulla