Savasta: era una lite contìnua tra Morucci e gli altri capi Br

Savasta: era una lite contìnua tra Morucci e gli altri capi Br Il pentito ricorda i giorni che precedettero il delitto Moro Savasta: era una lite contìnua tra Morucci e gli altri capi Br «Con la Faranda era contrario alla strategia dell'annientamento» - «Fu però lui a mettere le scarpe del leader de in una bacinella di sabbia per depistare le indagini» DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — In palio ci sono credibilità e decine di anni di galera. L'arena è l'ex palestra del Foro Italico e a contendersi il favore del giudici della Corte d'assise d'appello sono «pentiti» e «dissociati», ormai decisi a darsi battaglia nel nuovo processo per l'assassinio di Aldo Moro e gli altri delitti compiuti a Roma dalle Brigate rosse. In questa sfida senza esclusione di colpi, ieri suo malgrado, è rimasto coinvolto anche 11 pentito numero uno del processo, Antonio Savasta, tornato a distanza di due anni e mezzo a riprendere un dialogo coi giudici che in assise durò ben undici udienze. Più che fargli confermare un verbale che supera abbondantemente le mille pagine non si sarebbe dovuto fare, ma l'occasione era troppo allettante perché avvocati di parte civile da un lato, e difensori del «dissociati» dall'altro, non cercassero di in-, tervenire. Nel suo tipico linguaggio da addetto ai lavori, quel «brlgatese» di difficile comprensione, Savasta ha risposto a tutte le domande senza modificare una virgola di quanto già sostenuto, ma badando bene a non ferire la suscettibilità di chi, come Morucci e la Faranda, adesso si è molto avvicinato alle sue posizioni. Anche «irreducibili» come Mario Moretti anziché andarsene urlandogli contro invettive, com'era accaduto durante il primo processo, hanno preferito restare in aula, pur senza dare l'impressione di seguire l'interrogatorio. Antonio Savasta, che ieri sfoggiava un codino alla Buffalo Bill che gli raccoglieva 1 capelli sulle spalle, ha raccontato: è vero che Morucci e la Faranda restarono nella •direzione di colonna» delle Brigate rosse anche dopo la cruenta conclusione dell'operazione Moro, ma entrambi erano sempre stati contrari alla ^strategia dell'annientamento». I due dissociati non facevano che litigare con gli altri dirigenti dell'organizzazione perché avrebbero voluto «un abbassamento del livello di scontrai. Con attacchi devastanti |come quello compiuto col sequestro Moro, secondo Morucci, si rischiava di mettere In (crisi l'intero •movimento», si; faceva il gioco della •controrivoluzione» Ma insomma — è stato chiesto al «pentito» — Morucci e la sua compagna da che parte stavano realmente? Stando alle impressioni che ne ebbe Savasta, entrambi, in quei giorni, non seppero che pesci prendere. •Ricordo che un giorno Morucci disse a noi della "romana" di fare molte telefonate per depistare le indagini — ha detto Savasta — altrimenti di li a poco saremmo stati lutti arrestati». Eppure, fu semore Morucci, secondo Savasta, a strappare dalla patente di Aldo Moro i bolli «per usarli in gualche altro documento», e ancora lui a «/are il trucco delle scarpe», cioè a premere le scarpe di Aldo Moro in una bacinella colma di sabbia per lasciarvi le tracce poi riscontrate dalla polizia. Immediata, a questo punto, la reazione di Morucci che, tramite il suo avvocato, Tommaso Mancini, ha subito proposto un confronto con il «pentito» per smentire queste circostanze.

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