«Il taglio con il mondo necessario ai drogati » di Giuliano Marchesini

taglio con il mondo necessario ai drogati » Il presidente del tribunale sui drammi di S. Patrignano taglio con il mondo necessario ai drogati » DAL NOSTRO INVIATO RIMINI — Perizie a confronto al processo contro i quattordici operatori della comunità di San Patrignano. La mattinata di ieri era dedicata agli esperti, chiamati a illustrare ai giudici del tribunale i risultati delle loro analisi sulla cooperativa riminese per il recupero dei tossicodipendenti. In sostanza, un dibattito, sulla base di esami «scientifici»: come se fossero passati sotto una grande lente i drammi vissuti da centinaia di ragazzi, i sistemi adottati nel centro diretto da Vincenzo Muccioli in cui si cerca scampo alla droga. Prima di dare la parola ai periti, quelli nominati dalla magistratura inquirente e quelli cui si è affidata la difesa, il presidente Gino Righi, fa un discorso, a sorpresa. Righi tiene quella che definisce «una breve esposizione'. «Il tribunale — esordisce — ita raiwisato un punto focale, nella perìzia d'ufficio-. L'oggetto, dice il presidente, non è la comunità di San Patrignano, ma è costituito dai fatti che l'accusa sostiene essere accaduti in quel luogo. «Certo, la perizia ha la sua importanza, ma va ridimensionata-. Nel documento degli esperti d'ufficio si sostiene che San Patrignano è un modello unico di comunità. «Questo — dice Righi — mi pare eccessivo-. Poi il presidente s'inoltra in una descrizione della cooperativa riminese. «Diciamo subito die in linea generale San Patrignano è una comune chiusa. E ha una caratteristica: accoglie tossicodipendenti in crisi di astinenza, mentre in altri centri gli ospiti devo¬ no aver superato quel momento. Ma questa che si registra a San Patrignano non è una novità, anche se costituisce un'eccezione alla regola-.. Un altro dei punti su cui intende soffermarsi Gino Righi è quello della «dipendenza del drogato dalle comunità-, «Pur non potendo oggi sapere se a San Patrignano si sia creata questa dipendenza, sappiamo che il fenomeno è molto frequente-. Righi pària delle «punizioni nelle comunità-. «In tutte — afferma — c'è un sistema di punizioni e di premi. C'è, ad esempio, quello della pubblica riprovazione, della cosiddetta sedia bollente, immagine per dire come uno stando seduto riceva una serie di rimproveri-. La giornata che si trascorre a San Patrignano, osserva il presidente, ha singolari ana- logie con quella che si passa in una comunità «Day Top», di tipo americano. E non sono eccezionali, aggiunge, le dimensioni della comunità di Muccioli, anche se si tratta della più grande d'Italia, forse d'Europa. «Insomma, questa esperienza che noi abbiamo vissuto, con le sue luci e le sue ombre, non è una novità. E in tutte le comunità si riscontrano alcune limitazioni della libertà, come la censura sulle lettere, temporanei divieti di contatti con i familiari. Una sorta di taglio con il mondo esterno pare sia necessario-. Finita questa specie di «relazione» del presidente, ecco i periti. Prima quelli d'ufficio. Il professor Augusto Balloni, ordinarlo di criminologia all'Università di Bologna, rammenta dì aver sottoposto nove operatori della cooperativa di San Patrignano, tra i quali alcuni ex tossicodipendenti, a quell'esame che si identifica con le sigle «Mmpi»: un test, in sostanza, che vicn chiamato «inventarlo della personalità». Il professor Balloni s'è occupato di altro: ha sottolineato 58 casi di disturbi psichici, in una raccolta dt cartelle cliniche che si riferiscono a ospiti della comune di San Patrignano ricoverati negli ospedali. E nelle sue conclusioni ha considerato «pratica rituale» la segregazione a San Patrignano. Il presidente domanda al perito se, in linea generale, il tossicodipendente abbia capacità di intendere e di volere. Risponde 11 professor Balloni: «L'assenza di intendere e di volere ha il presupposto dell'infermità, provocata da una cronica intossicazione-. Un altro perito d'ufficio è Andrea Canevaro, titolare di Pedagogia all'Università di Bologna. Canevaro riferisce di giornate di «osservazione partecipante a San Patrignano-. Sostiene che il «carisma» di Vincenzo Muccioli costituisce un fattore di rischio per gli ospiti della comunità: «Concentra i probltyni derivanti dall'aecavallarsi dei sentimenti di amore e odio-. Pier Maria Furlan è l'esperto che, per incarico della difesa, ha firmato la perizia su San Patrignano insieme con Alessandro Mcluzzi. Furlan, titolare della IV cattedra1 della Clinica psichiatrica di Torino, contesta le interpretazioni del professor Balloni. «Bisogna osservare — dice fra l'altro — le fasi di regressione di un soggetto sotto determinati slimoli, farmacologici e ambientali. Nel tossicodipendente, ad un certo momento il processo di sviluppo viene bloccato, eà ecco la regressione. C'è la perdita della capacità volitiva, che si manifesta quando, nel periodo del recupero, viene a mancare la droga, oggetto totalizzante nella vita del tossicodipendent-, Alessandro Mcluzzi, ricercatore presso l'Università torinese, si sofferma su quello che vien chiamato «consenso terapeutico- di chi vuol uscire dal tunnel della droga. «C'è un momento in cui la crisi raggiunge un livello die induce il tossicodipendente a chiedere aiuto-.' In quell'istante, dice Mcluzzi, questo naufrago è capace di intendere e di volere. Giuliano Marchesini

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