Salvador, i muchachos nel tunnel della pace di Igor Man

Salvador, i muchachos nel tunnel della pace La tregua di Natale e le speranze di dialogo Salvador, i muchachos nel tunnel della pace Dopo 5 anni di guerra, i «ribelli» hanno capito di non poter prendere il potere con le armi ■ La tranquilla sicurezza di Napoleón Duarte DAL NOSTRO INVIATO SAN SALVADOR — La tregua di Natale e Capodanno proposta dal Fronte rivoluzionario «Farabundo Marti» e accettata da Napoleón Duarte, c «un solco da,, coltivare con fede affinché ne sortisca la pianta della pace»,] dice l'arcivescovo Rivera Y Danias. Anche i guerriglieri appaiono in buona fede quando parlano di pace, ammette onestamente il capo della delegazione governativa, Rcy Prcndes. Ora, poiché sulla volontà di pace del presidente Duarte non è lecito dubitare, non sarà ozioso domandarsi perché il Fronte, ad eccezione dell'Erp del comandante Villalobos, abbia accettato di risolvere la crudele partita che insanguina da cinque anni il Salvador attraverso un «dialogo pacifico». Va detto subito come la stragrande maggioranza della leadership guerrigliera abbia preso coscienza, in questi due ultimi anni, dell'impossibilità di trionfare sull'esercito. 1 muchachos possono scorrazzare in lungo e in largo ma non sono mai riusciti a tenere una città. Hanno fatto puntate nei sobborghi di San Salvador, in Usulutan, Santa Ana, San Miguel, San Viccntc; ogni volta sono stati ricacciati indietro dai soldati. A parte i massacri e le imboscate, la guerra è ben povera cosa. Militarmente, ancorché controlli buona parte del Salvador, la guerriglia' non è in grado di vincere; può al massimo puntare sulla guerra prolongada che rimane pur sempre un'incognita. Le sinistre hanno perduto la loro grande occasione nel 1979, quando, dopo il golpe dei colonnelli liberali, e i governi di centro-sinistra con l'appoggio comunista, preferirono «per troppa impazienza» la battaglia militare a quella politica. Esiste in seno alla guerriglia una profonda spaccatura tra le forze più problematiche e quelle oltranziste manipolate da un pc vetero-marxista. Ma, soprattutto, la guerriglia pecca di spontaneismo o, come si dice in spagnolo, immediatismo. Nel celebre manuale del «Che» Guevara: Im guerra de guerrillas, è scritto che il guerrigliero deve poter contare sull'appoggio della popolazione locale. «E' una condizione indispensabile». Non sono pochi, invece, i villaggi che hanno chiuso gli occhi e il cuore alla guerriglia. Una volta i contadini erano pressoché tutti per i muchachos. Ma da quando i miliziani si son messi a sparare nel mucchio, incendiando i raccolti, facendo saltare in aria gli autobus, i peoncs han cominciato a voltar loro le spalle. Un sacerdote, parroco in montagna, mi dice: «I campcsinos non capiscono perchè quelli che consideravano i liberatori si accaniscano contro di loro». Sempre secondo il sacerdote, il tralignamelo, politicamente suicida, della guerriglia, può spiegarsi innanzitutto con l'eccessivo numero di formazioni partigiane. Il proliferare dei gruppi ha portato in prima linea «uomini estranei alla cultura del Salvador, un Paese essenzialmente contadino». E', poi, scaduto il livello delle varie leadership. Paradossalmente l'aumento delle schiere ha, in molti casi, portato ai vertici locali uomini sprovveduti che in nome della* lotta di classe consumano vendette personali. Ecco spiegato perché mentre nelle zone controllate dai «vecchi» il contadino si senta protetto, nelle altre dove imperversano i nuovi quadri e uomini che ignorano la cultura salvadoregna s! allarghi il fossato tra chi pratica la guerriglia secondo moduli stalinisti c chi, i campesinos, la vorrebbe un'autentica rivoluzione popolare. Chiesi un giorno al presidente Duarte quali errori, a suo giudizio, commettesse la guerriglia; rispose: «Soprattutto uno, quello di trascurare il popolo». Il guaio è, aggiunse, che l'errore della guerriglia porta legna al fuoco «altrettanto cieco» dell'estrema destra. «Contro il pericolo di un giuoco al massacro che potrebbe rinnovare la tragedia della Spagna c'è solo un rimedio: il coraggio della pace». Ma se è relativamente facile parlar di pace continuando a sparare, come accade in Salvador, 6 molto più difficile smettere di far la guerra per realizzare, in operoso silenzio, la pace. Igor Man K-v^=r==^2acalecop3w. Mot EUcMllOjp~=^Usùpaj r. Ferrovie = Strada panamerìeona te"

Persone citate: Duarte, Farabundo Marti, Guevara, Rivera, Villalobos

Luoghi citati: Salvador, San Miguel, San Salvador, San Viccntc, Spagna