Le opinioni A Praga, in trappola

le opinioni le opinioni A Praga, in trappola FRANK. BARBIERI Vedo che è valsa la pena di sprecare lo spazio di questo giornale per pubblicare il «h/hgo articolo» sulla recente riunione della rivista intcrcomunista Problemi della pace e del socialismo di Praga. Se non per altro, perché in risposta a quel mio testo l'on. Pajetta ha messo in luce alcune posizioni del pei finora sconosciute o almeno non espresse: il pei considera inopportuna una conferenza mondiale dei partiti comunisti, ma a Praga il suo rappresentante non ha espresso questo parere considerando la redazione sede impropria per un simile dibattito. Con la dichiarazione di Pajctta, però, non tutto si chiarisce. i Primo, il carattere della fantomatica conferenza. Pajctta dice «riunione della redazione». Risulta però che erano presenti più di novanta fra i più illustri rappresentanti dei partiti. Dall'Est, tutti» membri del Politbjuro o delle segreterie, incaricati degli affari internazionali. A livelli simili non ci si riunisce per redigere un mensile. Secondo, le prerogative della riunione. E' stato proprio il livello dei partecipanti a determinare le sue competenze. Ponomariov, Bilak, Axen, Szircsz e altri si sono mossi appunto, non per rinnovare l'impaginazione della grigia rivista, ma per lanciare «forme nuove» del coordinamento intercomunista. Così si spiega perché la stampa sovietica abbia dato tanta importanza al convegno, riportando i discorsi per mettere al centro non le questioni redazionali, ma quella del coordinamento fra i partiti e della prospettatole conferenza mondiale. Quindi, cosa vuole mascherare, senza poi mascherare troppo, una tanto importante redazione di una rivista i sconosciuta? quasi Terzo, dall'interpretazione di Pajctta sembrerebbe che il rappresentante del pei, Antonetti, si sia trovato quasi intrappolato a sorpresa in una riunione che non gradiva o della quale, malgrado i livelli, contestava le competenze. Ma allora, cosa ci stava a fare a Praga? Gli esempi da seguire erano due, ambedue eurocomunisti. L'esempio del pc francese, il quale, intuendo la trappola, non ha mandato nessuno; l'esempio del pc giapponese il cui vice presidente ha espresso il suo dissenso (pubblicato poi su Akabaia). Il pei ha scelto invece una presenza silenziosa, per dir la verità poco eurocomunista. Quarto, il carattere comune della rivista. Ridotta la riunione ai puri livelli editoriali, come vorrebbe Pajctta, a chi legge quella pubblicazione si impone la domanda su chi fissa la sua linea comune. Mai un articolo che non rifletta la strategia sovietica. Sull'eurocomunismo nulla, tranne condanne. Non era il caso di denunciarne l'unilateralità e l'appiattimento? Denunciare, come ha fatto Murakami, il fatto che mai è stato accettato un articolo di condanna dell'intervento nell'Afghanistan, seppure vari partiti, facenti parte della redazione, lo condannino. Invece, è rimasto senza risposta anche il prepotente giudizio di Bilak secondo cui «i nemici non ripongono più grandi speranze nell'eurocomunismo». Ma Antonetti era d'accordo o aveva la consegna del silenzio? Quinto, perché, infine, uno squarcio sulla fantomatica riunione di Praga l'abbiamo avuto sulle pagine de La Slampa, anche con il concorso di Pajctta, invece di trovare tutto, informazioni e interpretazioni, sulle pa' gine de l'Unità, essendo i suoi lettori certamente più interessati, anzi cointeressati?

Persone citate: Antonetti, Axen, Barbieri Vedo, Bilak, Murakami, Pajetta, Ponomariov

Luoghi citati: Afghanistan, Praga, Quarto