Da domani il settimo processo sulla strage di piazza Fontana di Guido Rampoldi

Da domani il settimo processo sulla strage di piazza Fontana Quindici anni fa, il 12 dicembre 1969, l'attentato a Milano Da domani il settimo processo sulla strage di piazza Fontana Freda, Ventura e Giannettìni furono condannati all'ergastolo in primo grado e assolti in appello • La Cassazione fa ripetere il dibattimento » Dove sono e che fanno gli imputati ROMA — Domani a Bari la giustizia mette In scena il settimo processo sulla strage di piazza Fontana, di cui oggi ricorre il quindicesimo anniversario (la bomba fu fatta scoppiare nella sede della Banca dell'Agricoltura, a Milano, il 12 dicembre 1969). Come lo stanco cast di un'opera rappresentata troppe volte per destare ancora clamori, sette Imputati ricongiungeranno 1 loro destini nell'aula della Corte d'assise d'appello. L'unico che arriverà in manette sarà Franco Freda, primattore di Ordine Nuovo, ormai prossimo alla libertà: dovrebbe lasciare 11 carcere per tornare alla sua Casa editrice verso la metà dell'85. A Pietro Moscato, suo difensore, ha detto di recente: 'Speriamo non ci siano altri rinvìi, voglio il processo: Confida nella definitiva assoluzione. Spera di uscirne per sempre anche Pietro Valpreda ex «mostro» della prima ora, ex detenuto in fin di vita per un male rarissimo. Ora vende libri a Milano. Racconta di sentirsi sfinito: «Mercoledì ho un'assemblea con i compagni anarchici, dovrò spiegare come andò a rogatiti che nel 1969 avevano tre anni. Ma come si fa a dare il senso del clima di quell'epoca, gli antagonismi, le lotte? Ho un rigetto, non ce la faccio più. Mi hanno prosciugato: Il generale Gianadelio Maletti, capo dell'attivissimo ufficio «D» del Sid, sarà processato in contumacia. Non che gliene importi molto. Dal sicuro rifugio sud-africano di Johannesburg, che lo ha tolto dall'imbarazzo di dover spiegare molte cose al giudici italiani, fa sapere per telefono 11 suo disinteresse. 'Non so neppure bene di che cosa sono imputato. Falsa testimoniamo? Io pensavo favoreggiamento.' Ma che importa? Ormai mi sono tirato fuori: • Non si è .tirato fuori, ti capitano Antonio La Bruna, tuttora In Italia. Di tanto In tanto, davanti a un giudice o una commlslone parlamentare, duella a distanza con i vecchi colleghi dell'ufficio «D»: Malettl e 11 colonnello Vlezzer. Tutti e tre nelle Uste di Celli. E chissà dove saranno adesso Mario Merlino, l'infiltrato dei neo-fascisti nel gruppo di Valpreda, e 11 maresciallo Gaetano Tanzllll, anch'egll Sid, come Malettl e La Bruna accusato di aver mentito negando che Guido Giannettìni, .'«agente Zeta», fosse un informatore del servizio. Giovanni Ventura, socio di Freda In attività eversive, è in cella, ma a Buenos Aires, dove sconta una condanna a tre anni per l'ingresso clandestino in Argentina. L'Italia ha avanzato due richieste di estradizione: la prima è stata respinta, la seconda attende una risposta da quasi un anno. Quindici anni sono passati e la strage è ancora senza esecutori, gli imputati ancora sospesi tra presunzione d'innocenza e possibilità di condanna. A Freda, Ventura, Giannettìni in primo grado era stato comminato l'ergastolo; assolti Invece per Insufficienza di prove Valpreda e Merlino. Due anni dopo, nel marzo '81, in appello quella sentenza viene rovesciata: tutti assolti per insufficienza di prove (ma Freda, Ventura, Merlino e Valpreda sono condannati per associazione sov¬ versiva e altri reati). Per ultima la Cassazione: è da rifare, stabilisce nell'82, il processo contro Freda, Ventura, Merlino e Valpreda, perché la sentenza d'appello ha valutato le loro posizioni •superficialmente, e talora illogicamente, con travisamento dei fatti: Siano processati anche Malettl, La Bruna e TanzUli, per falsa testimonianza. La Cassazione «salva» solo l'as- soluzione di Giannettìni: e cosi la strage non è più «di Stato», 1 «servizi» ne escono fuori. A scorrerle adesso, le prime : pagine di quel 13 dicembre 1969, con le categoriche richieste di giustizia, decretano una sconfitta. Ma da Catanzaro il giudice Ledonne non chiude la porta alla speranza. Hanno parlato alcuni neofascisti, «pentiti» e non. Si è scoperto di una sveglia marca «Rula» che, utilizzata nell'innesco di due attentati, lega nuovi personaggi alla strage (e tra loro forse c'è l'uomo che depositò la bomba). Torna poi il sospetto di collusioni tra destra al tritolo. e «servizi» (Ledonne ha chiesto chiarimenti agli attuali capi dei nostri 007). E diverse deposizioni chiamano In causa di nuovo alcuni imputati di Bari. Perdo oggi un corriere speciale porterà da Catanzaro a Bari materiale utile al processo. Guido Rampoldi