Agli eredi dell'impero Riva toccherà pagare 50 miliardi

Agli eredi dell'impero Riva toccherà pagare 50 miliardi La decisione della Cassazione chiude una vertenza durata 24 anni Agli eredi dell'impero Riva toccherà pagare 50 miliardi DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Più di cinquanta miliardi di lire: questa là cifra che gli eredi Riva, già proprietari del. cotonificio Valle Susa, dovranno pagare al fisco. Lo ha stabilito nei giorni scorsi la Corte di Cassazione al termine di una vertenza giudiziaria durata quasi ventiquattro anni. Là vicenda, infatti, risale al 28 aprile del I960, allorché mòri l'industriale tessile Giuseppe Riva, padre di Felice Riva, detto Fellcino, di Vittorio e Adele, detta Ida. Questi, nel mesi successivi, presentarono una denuncia di successione che valutava l'asse ereditarlo in 700 milioni di lire di allora. «Dimenticarono», secondo quanto venne alla luce nel corso delle indagini successive, di denunziare 909.901 azioni di proprietà di tre società a responsabilità limitata aventi sede, nel Liechtenstein. La prova che quelle azioni appartenevano alla famiglia Riva giunse poco tempo dopo quando, in una cassetta di sicurezza della sede di Lugano del Crédit Sulsse, individuata dall'Imi, che figurava fra i principali creditori del cotonificio fallito, venne dimostrata la verità. L'azione del fisco parti, quindi, nel 1970, un anno dopo cioè l'arresto di Fellcino Riva, biondissimo presidente del Mllan Calcio e frequentatore assiduo della Scala, avvenuto la sera del 14 febbraio 1969 mentre usciva da un cinema di Milano al braccio della moglie Luisella Stabile. Cominciò in quel momento, l'avventurosa storia di Fellcino, che, accusato di bancarotta fraudolenta fini con l'annegare in una voragine finanziaria di 49 miliardi (di allora), lasciando dietro di sé un centinaio di creditori inappagati e ben ottomila operai senza lavoro. Ma la detenzione, per il biondo rampollo sempre abbronzato, durò poco tempo. Uscito in libertà provvisoria, Fellcino si dette da fare per sparire dalla circolazione. E ci riuscì presto: non si sa àncora se attraverso la Svizze¬ ra, fuggendo in sci dal Plateau Rosa, oppure in aereo privato via Costa Azzurra-Parlgl. Fatto sta che ricomparve dopo poco tempo in Libano dove, nella promiscuità delle prigioni di Beirut, ebbe una esperienza allucinante: In Italia, intanto, la primitiva condanna a sei anni di reclusione si riduceva sempre più attraverso 1 vari gradi di giudizio sino ad essere annullata dalle amnistie, i condoni e gli indulti sopraggiunti nel frattempo. E cosi due anni fa, Fellcino è riapparso in Italia, ormai in pace con la legge e con una nuova consorte, una ex hostess norvegese con la quale ora vive in Svizzera. La prima moglie, Luisella, e 1 tre figli Raffaella, Giulio e Caretta lo avevano abbandonato in Libano nel '70 quando la capitale di quel Paese non era ancora sconvolta dalla guerra civile ed 11 Libano anzi era considerato la Svizzera mediorentale. A mettere la Finanza sull'avviso era stata, tanti anni fa, la sorella Adele: una rissa in famiglia, come spesso accade in queste circostanze, aveva creato negli eredi i primi guai con il fisco. Il 23 marzo 196S l'allora giovane Ida avviò contro 11 fratello Felice una procedura giudiziaria ritenendo che costui amministrasse male 1 fondi dell'azienda. Il 3 agosto dello stesso anno Adele si accani ancor più contro Felice diffidandolo dal firmare atti nei quali in qualche modo ella potesse essere coinvolta. Il 6 ottobre del 1965, il cotonificio falliva. Oggi, a distanza di tanti anni, la sentenza definitiva emessa in 142 pagine dalle sezioni civili riunite della Cassazione: la famiglia Riva dovrà pagare al fisco, secondo la Suprema Corte, una cifra che si aggira Intorno ai cinquanta miliardi ma che sarà la commissione tributarla a stabilire con maggior precisione, dopo aver stabilito l'esatto valore che il cotonificio Valle Susa aveva nel 1960.

Persone citate: Caretta, Felice Riva, Giuseppe Riva, Luisella Stabile, Riva

Luoghi citati: Beirut, Italia, Libano, Lugano, Milano, Roma, Svizzera