I fantasmi di Praga di Frane Barbieri

I fantasmi di Praga I fantasmi di Praga (Segue dalla l'pagina) comune ancora in piedi, la quale consente di convocare annualmente i rappresentanti di tutti i partiti. Che il giornale serva solo da facciala per un'operazione che mira molto più lontano lo testimonia il livello dei partecipanti: per il pcus era presente Ponomariov, membro candidato del l'oliiburo ormai da quasi vent'anni; per i partiti dei Paesi dell'Est i membri dei rispettivi Politburo incaricati di ,ideologi a c dei rapporti esteri; per i partiti non al potere nel maggior numero dei casi membri eminenti delle direzioni. : Dalle pieghe della riunione, a prima vista ideologica, sono scaturiti anche gli aspetti concreti del grande disegno. Dopo la prima mossa di Praga dell' anno scorso, i partiti dell' America Latina, riuniti a Buenos Aires, nel mese di luglio, si sono presi il compito di far propria, in una risoluzione, 1' iniziativa dell'assise mondiale. Il partito tedesco orientale (forse per coprire la fretta di Honccker di recarsi a Bonn) si è mostrato il più sensibile verso l'esigenza dei latino-americani, decidendo di offrirsi come promotore tecnico. A Praga infatti il membro del Politburo tedesco Axen ha potuto comunicare: «Troviamo che l'idea giunge nel momento giusto e il nostro partito è pronto ad esserne il coordinatore, offrendo Berlino come sede della conferenza». Il necessario consenso occidentale è giunto dall'austriaco Scharf: «Nella difficile situazione mondiale il nostro partito giudica inderogabile una conferenza di tutti i comunisti». Sono passali venticinque anni dall'ultimo insuccesso, della conferenza planetaria di Mosca. I promotori sono di conseguenza più cauti: formalmente invitano i partiti fratelli a discutere su «come impedire una guerra atomica». Le vere intenzioni tuttavia sono trasparse già durante il dibattito, a porle chiuse, di Praga, sia .dagli argomenti di chi appoggia, sia di chi esprime riserve verso l'iniziativa. Il bulgaro Milcv non ha nascosto che «nel movimento comunista si notano fenomeni i quali richiedono massima attenzione perché ostacolano la collaborazione ed il coordinamento internazionalista». L'invito di Ponomariov e Bilak a ripristinare i legami internazionalisti in forme nuove e più strette è stato seguito da quasi lutti i partiti al potere. Silenzioso solo il romeno, 1' ungherese Szircsz è stato l'unico ad azzardare un'obiezione: <Al di là delle esigenze generali dobbiamo ìener conto che ogni partito deve più che mai tracciare la propria linea secondo le specificità nazionali». Per evitare la sovrapposizione dei due aspetti c per non spaventare le «forze che in Europa lavorano per la, distensione» Szircsz ha evitato di dare il suo consenso all'iniziativa. L'unico a contrastarla duramente è stato però il vicepresidente del partito giapponese Murakami: «L'iniziativa non è che uno strumento della linea di un unico partito. Vi invito a smetterla con gli attacchi contro chi esprime opinioni contrarie a quelle del pcus». (Da Mosca hanno fatto sapere subito che il rappresentante lussemburghese si è rudemente opposto all'uscita estemporanea del giapponese). L'intero quadro strategico emerge tuttavia in tutta la sua portata dalle relazioni di Ponomariov e Bìlak. Dice l'ideologo cecoslovacco: «Non dobbiamo cedere alle illusioni, la fantasiosa religione anticomuni- sta e la guerra psicologica proseguiranno anche se dopo i tre anni terribili si passerà alla distensione». Si ritorna quindi all'antica tesi di Mosca secondo cui gli accordi con l'Occidente impongono un rafforzamento del fronte comunista su scala mondiale. Ponomariov aggiunge a sua volta: «L'umanità ha la grande fortuna di avere la Comunità socialista. E' un obbligo di tutti i rivoluzionari di difendere questo bastione della pace e del progresso». Le nuove forme dcU'intcrnazionalismo devono servire quindi, come una volta, per stringere i partiti comunisti attorno all' Ur.« c il blocco servirebbe da dif. i c da trampolino di lancio delle sue strategie planetarie. L'ecumenismo pancomunista, concepito da Tito e Berlinguer, si vede sopraffatto da un ritorno al Komintcrn, di stile poi nemmeno tanto moderno. Gli jugoslavi si sono sempre rifiutati di far parte della ambigua «redazione» più numerosa del mondo. E gli eurocomunisti? Marchais ha rifiutato di mandare a Praga un rappresentante. Uno del pc italiano è stato invece presente: Luciano Antonclli. Ila preso, sembra, alla lettera la forma redazionale della riunione c, malgrado le cosi alte presenze, a quanto pare non si è pronuncialo. Non a favore della conferenza mondiale, ma — ed è quello che sorprende --• neanche contro la conferenza. L'unico eurocomunista battagliero è rimasto cosi il giapponese. Sorprende, per non dire confonde, la prudenza del pei (che nemmeno informa sulla riunione) non solo per la trascendenza dell'iniziativa sovietica ma anche perché Bilak si è permesso di recitar le in quell'occasione un pubblico de profundis per l'eurocomunismo: «1 nostri nemici non ripongono più grandi speranze nell'eurocomunismo. Arrivano con nuove teorie». Come per diro che l'idea eurocomunista, essendo contraria al comunismo, non è poi servita tanto nemmeno agli imperialisti occidentali. Frane Barbieri