Europa verde, nuova strada

Europa verde, nuova strada —. H . , — j—, , Europa verde, nuova strada —. H . , — j—, , jPrima le quote sul latte, ora le misure per ridurre le eccedenze di vino - Dopo aver incoraggiato alcuni settori con aiuti ingiustificati, ora la Comunità sente il bisogno di mettere ordine nelle proprie produzioni agricole - Ciò è indispensabile, specie se si vogliono accogliere i nuovi partners (Spagna e Portogallo) Si deve fare meno latte, si deve distruggere il vino, cosi come da anni si gettano ncll' immondizia pere, arance, pomodori (presto toccherà anche al grano). Che cosa sta succedendo in quest'Europa verde che, mentre milioni di uomini muoiono di fame, produce troppo cibo e, non sapendo che cosa farne, lo distrugge?. Perché — si chiede l'uomo della strada — non si può mandare in Etiopia, nel Sudan, in Alto Volta il cibo che la ricca Europa (e anche la ricchissima America) avanza? Non si può per parecchi motivi. Il primo è questo. I prodotti agricoli, cosi come vengono raccolti dagli agricoltori, non sono quasi mai conservabili più di qualche settimana. Prendiamo pere e pesche: fresche non arriverebbero mai in Africa; quindi bisognerebbe prima trasformarle in succhi e marmellate, o essiccarle, oppure liofilizzarle. Ma allora ci vogliono interventi economici e anche politici, perché chi paga la trasformazione (senza considerare che qualcuno deve anche risarcire l'agricoltore)? Prendiamo il latte. Vale lo stesso discorso della frutta: quello che beviamo nelle bottiglie delle nostre centrali non arriverebbe neanche dalla Pianura Padana alla Sicilia. Anche il latte dovrebbe essere quindi trasformato (in polvere, condensato). E prendiamo il prodotto di cui tanto si discute in questi giorni nella Cee: il vino. Che cosa possono farsene gli affamati africani del vino (o anche soltanto dell'uva)? Naturalmente nulla. Laggiù hanno bisogno di carne, di proteine animali, di prodotti a lunga conservazione e che diano nutrjmcnlor/$ssurda è anche,, r, ic$v'«* inviare jet; ,Sihel*7l§ mucche che là Cee deve abbat-' lere: morirebbero di .fame ;in pochi giorni. • i Ecco perché 6 impossibile utilizzare le eccedenze agricoledell'Europa Verde per aiutare l'Africa che muore (ammesso, poi, che si trovi chi paga per i prodotti, per il trasporto, per la-distribuzione). Dunque, se 1' agricoltura europea non vuole continuare a distruggere ciò che produce deve convincersi a produrre di meno, e organizzarsi per farlo. Ed c proprio questa la «filosofia» delle ultime decisioni prese a Bruxelles, a Strasburgo, a Dublino. Intanto, dissuadere gli agricoltori da coltivare piante o allevare animali che il mercato non vuole. C'è troppo latte? Ed ecco che è stato deciso il premio per chi uccide le vacche. C'è troppo vino? Ed ecco che la Cee stabilisce che non ritirerà più a prezzi vantaggiosi le eccedenze, ma le pagherà molto poco. In questo modo gli allevatori svuoteranno le stalle dalle vacche e vi metteranno vitelli da carne (di cui l'Italia è deficitaria). In questo modo i viticoltori sradicheranno le loro viti e vi pianteranno mais, sorgo, ortaggi, qualcosa insomma che si possa vendere. Tutto ciò è doloroso per chi lo deve fare,1, ma poiché viviamo in un Paese ad economia libera, è il mercato che detta legge: se il consumatore man-; già meno formaggi (quindi si. utilizza meno latte) e se beve meno vino, bisogna ridurre vacche e vigne. La Cee, da parte sua, deve smettere di dare aiutila prodotti che non hanno mercato. Fanno bene le associazioni agricole a protestare contro le decisioni comunitarie, perché devono difendere i loro associati, ma non si può pensare di fondare un'economia agricola sulla distillazione del vino (tra l'altro, che cosa si fa dell'alcol? Lo si butta: anche le industrie di liquori, di profumi, farmaceutiche hanno limiti produttivi dettati dal mercato) o sulla trasformazione del latte in polvere, da immagazzinare in attesa che qualche Paese dell'Est Io comperi a prezzi stracciati. L|vIo Burato

Persone citate: Burato