«La pace con Duarte o i militari Tocca alla guerriglia scegliere» di Igor Man

«La pace con Duarte o i militari Tocca alla guerriglia scegliere» A colloquio con Julio Rey Prendes, sottosegretario alla Presidenza «La pace con Duarte o i militari Tocca alla guerriglia scegliere» «Nel Salvador c'è ancora una Costituzione: su qualsiasi tregua deve vegliare l'esercito regolare» - Il dialogo con i ribelli continua: le elezioni di marzo «sono aperte a tutti» DAL NOSTRO INVIATO SAN SALVADOR — Julio Alfonso Rey Prendes, sottosegretario alla Presidenza: è lui l'uomo del giorno dacché Duarte lo ha messo a capo della delegazione che ha trattato e tratterà col Fronte rivoluzionarlo. Avvocato, deputato, democristiano da sempre, è un beli' uomo sulla cinquantina: piglio sicuro, aspetto deciso. Radio Venceremos — gli dico — vi accusa di aver sabotato la tregua d'armi natalizia rifiutando pattuglie miste di controllo (guerriglieri-soldati), pretendendo che a controllarla fossero solo I soldati, I corpi speciali di polizia magari assistiti dagli advlsers americani». «La storia degli advlsers non sta in piedi. Noi abbiamo accettato subito la tregua d'armi. Anzi, abbiamo assicurato gli insorti che non avremmo, in quei giorni, colpito i loro santuari né mosso azioni di rastrellamento od altro. Ma l'ordine — durante la tregua — chi può garantirlo se non il governo costituzionale, se non le forze armate?». Ma loro insistevano su pattuglie miste per l'osservanza del cessate II fuoco. «Essi pretenderebbero che il loro, che è un vero e proprio partito armato, venga considerato alla stessa stregua d'un governo costituzionale. Ciò è assurdo. La nostra, nonostante tutto, non è la Repubblica di Weimar del Caribe». Un'ora dopo la conclusione dell'incontro di Ayagualo, la guerriglia ha attaccato, 45 soldati sono stati uccisi. Il dialogo continuerà? «Certo che continuerà, 11 dialogo non è un armistizio, ma uno strumento per arrivare alla pace. Hanno attaccato, lei dice... C'è una spie- gazione, potrei cosi riassumerla: 1 guerriglieri si sono convinti che non possono conquistare il potere con le armi, ma che bisogna utilizzarle per essere realmente, forti, tanto da esigere una partecipazione nel governo». Può dire in coscienza se ha avvertito nei suoi Inter-' locutorl una effettiva volontà di pace? •Alla riunione di Las Palma si. Dopo la seconda riunione, quella di Ayagualo, ci slamo sentiti un po' più lontani. Il fatto è, ripeto, che. loro pensano, con la pressione delle armi, con le azioni1 spettacolari, con le imboscate, di realizzare la presa del potere, sia pure a mezzadria. Noi altri, invece, vogliamo che sia il popolo, con 11 libero voto, a indicare chi deve rappresentarlo e, quindi, governarlo. Le elezioni del 17 marzo 1985 sono aperte a tutti, possiamo garantire la libertà di chicchessia. Con le armi si ottengono solo dolori, distruzione e morte; col voto, la libertà. E' una equazione cosi semplice, quella democratica, ma pare che sia difficile da capire». Ci sarà, dunque, una terza riunione. Con quali prospettive? «Abbiamo detto loro che slamo disposti ad incontrarci ancora, tutte le volte che sarà necessario. Abbiamo anche detto loro che l'unica forza che possiede il presidente Duarte è la Costituzione. Quindi dobbiamo, per quel che ci concerne, rispettare la Costituzione. In caso contrarlo il presidente potrebbe esser processato dall' Assemblea legislativa e magari rimosso. Ma è proprio la nostra vecchia Costituzione che ci dà la possibilità, la forza di trattare con la guerriglia». Non è che la Costituzione potrebbe tramutarsi In una camicia di forza? In certo genere di trattativa ci vuole elasticità, quando il fine ultimo è la salvezza del Paese, la pace. «Non è questione di camicia di forza ma di principi democratici. E, poi, 11 giorno che violassimo la Costituzione dovremmo andarcene a casa e i signori guerriglie¬ ri se la vedrebbero con 1' esercito. Ohe bel dialogo Come si svolgono le vostre riunioni, cóme parlate, ohi sono I più duri, i militari o I politici? «C'è molto fair-pìay finche quando ce le cantiamo aspre. Son più aperti i militari, 1 politici mi sembrano timorosi di urtare la suscettibilità dell'ala più intransigente della guerriglia, quella che sinora è mancata al colloqui, l'Erp del comandante Vlllalobos. I militari ammettono che con le armi non riuscirebbero a entrare nella camera dei bottoni, cosi — lo dicono — hanno scelto il dialogo per la pace». Vi conoscete tutti, voi e loro. Siete stati, voi de, nella stessa barca coi comunisti e con 1 socialisti durante lunghi anni. Emozionati nel rivedervi, dopo tanto tempo e tanto sangue? «Certo, a Las Palma l'impatto è stato forte. Emotivamente, dico. Anche perché eravamo 11 per parlare di pace. E poi ci si guarda In silenzio, ognuno conta le rughe in più dell'altro, scappa qualche domanda sulle famiglie... Insomma, è la vita». Ottimista o pessimista? «Potrò rispónderle dopo le elezioni. Dopo il 17 marzo tutto sarà più chiaro per noi che vogliamo la pace, per quelli di loro che vogliono anch'essi la pace. Per intanto procediamo su di una strada in salita, nella speranza che a Natale, alla fine, si arrivi a una vera e propria tregua. Sono davvero convinto che all'ultimo momento la guerriglia accetterà di arrivare, attraverso la libera circolazione del civili, al cessate il fuoco. Non è detto che la guerra civile debba sempre uccidere la pietà». « Igor Man Julio Rey Prendes, sottosegretario alla Presidenza del Salvador, che ha guidato l'ultima trattativa con i ribelli

Persone citate: Duarte, Julio Alfonso Rey Prendes, Julio Rey, Las Palma

Luoghi citati: Salvador, San Salvador, Weimar