Nolde: fantasmi, tempeste di colore di Francesco Vincitorio

Nolde: fantasmi, tempeste di colore ■4- A ROMA ACQUERELLI E DISEGNI DELL'ARPISTA TEDESCO Nolde: fantasmi, tempeste di colore ■4- ROMA — «Gii acquarelli rappresentano uno dei momenti più alti dell'opera di Nolde; essi si collocano allo stesso livello del dipinti, talora sono addirittura superiori: Cosi Martin Urban, direttore della Fondazione Nolde di Seebull, nel catalogo della mostra, in corso fino al 20 gennaio, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, basata su 143 aquarelli e circa 30 disegni dell'artista. Sono parole da sottoscrivere toto corde. Anche da chi rammenta 11 fascino straordinario del dodici olii esposti sette anni fa, nella medesima galleria, In occasione della rassegna «Die BrUcke». Oppure da coloro che ancora ricordano l'emozione suscitata dai suoi venti dipinti, presenti nel '64 nella mostra fiorentina de «L'Espressionismo». Probabilmente dipende dal fatto che, in quelle esposizioni, l'accostamento di tanti, diversi artisti non consentiva di cogliere compiutamente la fondamentale caratteristica di questo pittore. Il quale, in definitiva, fu un isolato, un figlio di contadini avverso alla vita cittadina, che è stato Invece li tema centrale degli Espressionisti. Cosi legato alle silenziose pianure dello Schleswig del nord, tra Germania e Danimarca, dove era nato, da mutare 11 proprio nome Hansen In quello del villaggio nativo Nolde. Una terrà dagli orizzonti sconfinati, dal cieli tempestosi, battuta dal venti, dove realtà e fantasia sembrano accavallarsi senza posa. Proprio 1 due poli tra 1 quali 1' arte di Nolde doveva rimanere in tensione per tutta la vita. Via via. sempre più lontano dalle correnti artistiche del suo tèmpo. A volte qualche affinità; per 11 resto, malgrado l'esistenza errabonda, intento a scavare, solitario, tenace, nel profondo della propria anima. In uh continuo tentativo di far combaciare 1 propri fantasmi con ciò che, con senso panico, religiosamente, intravedeva nella natura che lo circondava. Uno sforzo condotto con sempre maggiore maestria tecnica, che appunto negli acquarelli trova, più spesso che altrove, la catarsi, l'epifania. Da qui l'importanza di questa mostra, organizzata nel quadro dell'accordo culturale con la Repubblica Federale di Germania e con il GoetheInstitut a far da motore all' iniziativa. Un'antologica dunque che non riassume 1' intera personalità dell'artista ma certamente esaustiva per quanto riguarda la sostanza della sua arte. Evidente, Infatti, fin dalle prime sale della mostra, la sua autonomia da quel drappello della BrUcke al quale viene di solito affratellato. Ne fece parte, ufficialmente, soltanto per un anno e mezzo, chiamatovi dagli stessi Klrchner, Heckel e Schmidt- Rottluff, 1 quali erano attratti dalle sue .tempeste di colore» e dalla sua sapienza grafica. Ma egli era, qltre tutto, più anziano di circa quindici anni e la sua pittura di quel periodo, più che protestataria tendeva a .. un'esasperazione grottesca. In consonanza, peraltro, con Ensor. che era andato a conoscere, nel 1911, in Belgio e che sentiva vicino anche nella particolare religiosità che, gli ribolliva dentro. Già duje anni prima, un' estate, non. lontano dalle sue amate pianure, aveva affrontato temi come la Comunione e la Pentecoste. Senza contare.che la Bibbia sarà sempre il suo «libro». Fin dagli esordi della carriera artistica, ijptrapfcesa, per necessità di, lavoro, soltanto dopo i trent'annl. Ossia fin da quando disegnava su minuscoli fògli i personaggi fantastici che incontrava sulle spiagge deserte. Li intitolò Locanda del briganti. Adoratore del sóle ecc. ma, In effetti — come si può constatare negli undici esémpi che aprono questa mostra — rassomigliano a storie bibliche. E di. vRgo sapore biblico sono anche 1 successivi schizzi di pensosi, gravi abitanti della Siberia — pure qui esposti — eseguiti durante 11 lungo viaggio di studio verso 1 mari de! Sud, poco prima del conflitto mondiale del 1914/1918,. Costantemente un vivo Interesse per una certa prlmordtalttà, per 1 miti antichi, carichi, copie dicevo, di una pregnante,' mistica, nordica religiosità, Questa si espanderà poi con grande libertà, a partire dal primo dopoguerra sia negli Innumerevoli fiori, sia negli altretjtanto^ innumerevoli paesaggi/(pianure, monti e soprattutto marine) che accompagnarono 11 suo cammi¬ no fin quasi alla morte, avvenuta nel 1956. Specie durante gli anni dell'ostracismo nazista. Per lo più piccoli acquarelli, molti dei quali da lui chiamati, esplicitamente, Paesaggi romantici e Dipìnti non realizzati. Quasi tutti senza data (una loro caratteristica, comprensibile visto che, In. pratica, non hanno storia) e nel quali tentava e ritentava di ripetere 11 miracolo della creazione divina. Come il suo diletto amico Klee, egli credeva fermamente che l'artista ha questo compito. Con i suol modesti, limitatissimi mezzi, rifare quel grandioso e misterioso processo che ha dato vita al creato. Accettando, umilmente, lo stesso gioco «delia regola e del caso», teso a far coincidere 1 due processi, ossia come dicevo all'inizio, le sue visioni interiori e la realtà circostante. Sia che si tratti di un mare in tempesta, che, all'opposto, dì un flore dai colori armonloslsslml e, come egli stesso scrisse, 'belli come la musica». E sarà proprio la tecnica dell'acquarello a consentirgli, forse meglio di ogni altro mezzo, quell'equilibrio mirabile tra casualità e controllo, tra fantasia e natura. Basta osservare la sequenza di opere dell'ultima, grande sala. Superando l'abitudine a considerare fiori e paesaggi un •genere» (peraltro troppo abusato e quasi sempre superficiale) non sarà infatti difficile capire, o meglio sentire, come per Nolde essi costituivano una continua preghiera. Una fiduciosa ricerca di comunione con il creato. In solitudine, l'intenso desiderio di un colloquio con Dio. Come in certi film di Dreyer. Francesco Vincitorio

Luoghi citati: Belgio, Danimarca, Germania, Roma, Siberia