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Scarsa sorveglianza per ia casa di Busetta Indagini sull'uccisione del cognato del boss Scarsa sorveglianza per ia casa di Busetta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Dopo l'assassinio di Pietro Busetta, 11 cognato di Tommaso Buscetta, a Bagherla e Palermo polizia e carabinieri hanno potuto unicamente raccogliere la rabbia dei congiunti e spezzoni di testimonianze confuse sulle modalità dell' agguato avvenuto davanti all'abitazione della vittima, dove era stata assicurata una sorveglianza saltuaria. •Di certo c'è soltanto che è una vendetta trasversale, un nuovo avvertimento a Buscetta-, dice uno degli investigatori che vivono altre giornate campali. Qualche indizio, nonostante il pessimismo, incomincia comunque ad affiorare dal buio dell'inchiesta, che procede sulle sabbie mobili proprio come tutte quelle sul crimini della mafia. E' stata usata Una rivoltella, calibro 38, arma precisa e potente, forse la stessa utilizzata dal 12 novembre ad ora per altri tre omicidi con vittime Leonardo Vitale (il Valachl palermitano, il primo pentito della mafia), il fratello di Salvatore Coniglio, che ha pure deciso di collaborare con la giustizia, e un amico di quest'ultimo, che aveva presentato all' «organizzazione», garantendo per lui, lo stesso Coniglio diventato poi «traditore». Si sospetta che per questi quattro delitti ideati e realizzati per scoraggiare il «pentitismo» si siano mobilitati i vertici della mafia e i killers ■ più abili delle cosche vincenti. L'uccisione del cognato di Buscetta, 11 boss che con' le sue rivelazioni sensazionali a fine agosto ha permesso di infliggere una pesante sconfitta alla mafia (370 mandati di cattura), nell'apparato in vestigativo di Palermo è stata un duro colpo immediatamente avvertito. Dopo l'eliminazione di Vitale, Coniglio e Salvatore Anselmo, infatti, da alcuni giorni vanno incrociandosi pareri e tesi sulla possibilità di assi' curare un'adeguata coperta ra ai pentiti, al dissociati, al loro congiunti più stretti. •Occorre una legge per garantire l'incolumità fisica di costoro. Ispirandosi a quanto è in atto da tempo negli Stati Uniti, con ricostruzioni d' identità, facilitazioni di espa¬ tri, discreta ma efficace proiezione della polizia-, ha sostenuto in un intervento sul Giornale di Sicilia Giuseppe Ayala, sostituto procuratore della Repubblica (è il p.m. del «caso Dalla Chiesa»). La stessa tesi, più o meno in'questi termini, l'altro ieri era stata delineata da un altro sostituto procuratore della Repubblica, il dottor Vincenzo Geracl, titolare di molte Inchieste antimafia e sulla corruzione nella pubblica amministrazione a Palermo. E sotto questo profilo lo sterminio del clan Buscetta assume dimensioni eccezionali e un valore emblematico. A «don Masino» finora sono stati uccisi due figli, due cognati, un fratello, il genero, un nipote diretto e due acquisiti, senza contare le «lupare bianche» e gli omicidi con vittime suol amici fidati che, come lui, si sono schierati con le cosche perdenti a suo tempo capeggiate dagli Inzerillo e dai Bontade. Nessuno a Palermo, a questo punto, dubita che la spietata decimazione del clan Buscetta sia opera dei gruppi Greco, Marchese, Calò e del corleonesi, i vincenti costretti però ad una non facile e certamente molto costosa latitanza. - Di Pietro Busetta assassinato da un killer solitario venerdì sera, poco prima delle 20, mentre rincasava con la moglie Serafina, la sorella maggiore di Tommaso Buscetta, in via Roccaforte, a Bagherla, tutti dicono un gran bene e lo descrivono •persona corretta, squisita, riservata-. L'ucciso non navigava nell' oro, ma viveva dignitosamente. Quattro anni fa aveva firmato cambiali per cento milioni per l'acquisto di un monoblocco tra via Federico II e la strada ferrata PalermoMessina, nel quale aveva aperto 11 magazzino-negozio ..Dap. per articoli da regalo e bljoutteria. Poco dopo Busetta e la moglie avevano anche acquistato tre appartamenti nel condominio di via Roccaforte, nel quali oltre a loro abitavano due del cinque figli. Antonio Ravidà