Droga nel carcere di Rimini? «I detenuti offrivano la roba» di Giuliano Marchesini

Droga nel carcere di Rimini? «1 detenuti offrivano la roba» Denuncia di un testimone al processo contro San Patrignano Droga nel carcere di Rimini? «1 detenuti offrivano la roba» Il presidente del tribunale chiede di aprire un'inchiesta - Il direttore della casa circondariale: «E' impossibile, noi controlliamo tutti» - Un giudice difende il fondatore della comunità DAL NOSTRO INVIATO RIMINI — Il tribunale apre un'inchiesta sul carcere di rumini, dopo che un ex tossicodipendente ospite della comunità di San Patrignano ha detto ai giudici: -Là dentro la droga circola liberamente: mi fu offerta più volte da alcuni detenuti. Io resistetti un mese, poi finii per iniettarmi la roba, due volte: Raccolta la dichiarazione, il presidente Olno Righi dispone la trasmissione degli atti, al pubblico ministero, «per ogni accertamento in proposito». La denuncia viene da Mau-, rlzio Giorgi, uno dei tanti ragazzi chiamati a testimoniare sulla comunità rlmlnese. Maurizio racconta d'aver preso stupefacenti per circa sette anni. «Eroina e altro. Fui ricoverato in ospedali e cliniche, venni curato soprattutto con gli psicofarmaci: non ne ricavai alcun beneficio-. Il ragazzo entrò nella comune di San Patrignano nel febbraio dell'anno scorso. -Mi rimisi in fretta. Ma poi ebbi una ricaduta, perché fui arrestato a scuola-. Per Maurizio Oiorgl c'era un ordine di carcerazione. « Una vecchia pendenza. Quello fu un fatto traumatizzante-. E qui il giovane parla di droga nel carcere di Rlmlnl Il presidente cerca di sapere chi, durante la detenzione, offri lo stupefacente a questo ragazzo. Maurizio non accen na a rispondere. Righi insiste: -Guardi, lei deve aiutar- ci. Poi si dice che le pubbliche istituzioni non funzionano. Ma se non si collabora, come si fa?-. Giorgi ci pensa un momento, Infine dice: -Ebbi la roba da detenuti che non sono di Rimini: io quelli non li conoscevo-. Il tentativo di identificazione degli spacciatori fallisce cosi. Nel disporre la trasmissione degli atti all'ufficio del pubblico ministero, il presidente precisa che gli accertamenti dovrebbero riguardare sia il carcere di Rimini sia questo testimone. Ai giornalisti il comandante delle guardie di custodia della casa circondariale rlmlnese, Giuseppe Secci, dice: -La droga? Qui non entra. Se qualcuno, al suo ingresso, ha addosso degli stupefacenti, noi riusciamo a scoprirlo. Questo avviene sempre, anche se non disponiamo di strumenti di rilevazione: Quello di Rlmlnl è un carcere che può ospitare 120 detenuti: adesso ce ne sono circa 200, un terzo del quali sono reclusi per fatti di droga. -Ma per gli stupefacenti — ripete una guardia di custodia — noi stiamo molto attenti. Anche se siamo in pochi, 69 suddivisi per i vari turni-. Affermano, in questa casa circondariale, che tutti 1 sistemi per il traffico di droga sono conosciuti: persino una penna biro, «lavorata», può diventare una «siringa». -C'è, pur sempre un margine di rischio — dice Giuseppe Secci — ma che qui circolino gli stupefacenti è una montatura-. Incombe, tuttavia, quella inquietante dichiarazione di Maurizio Giorgi. Intanto, 1' attenzione del tribunale che giudica Vincenzo Muccloli e gli altri tredici operatori della comunità di San Patrignano, è rivolta anche alle condizioni in cui si svolgeva 11 lavoro nella cooperativa. Tra gli altri si ascolta un ispettore del lavoro, Paolo Zammarchl, al quale il giudice istruttore affidò una serie di accertamenti a San Patrignano. In un rapporto, 11 funzionarlo scrisse che non si poteva esprimere un parere sulla sussistenza o meno di un rapporto di lavoro subordinato, data -la particolarità del caso-. Dalla comunità, domanda 11 presidente, furono chieste precise informazioni all'ispettorato? «Non ricordo bene — risponde Zammarchl — ma può darsi che qualcuno della cooperativa sia stato nei nostri uffici: Sulla comune di San Patrignano, è venuto a testimoniare un altro giudice, Mauro Monti, sostituto procuratore a Bologna. -Presi più volte contatto con Muccloli, ma lui mi ripeteva che in quel periodo non poteva ospitare altri tossicodipendenti. Finché, di fronte a un caso particolarmente grave, io fui pressante. E Muccloli accetto di buon grado: gli mandai un giovane agli arresti domiciliari: Sapeva, il giudice Monti, che alcuni operatori della comunità erano sottoposti a procedimento penale? «Si, ma le responsabilità non sono ancora accertate-. C'era, fa presente 11 pubblico ministero, quell'ordinanza del giudice istruttore che non consentiva altri ingressi a San Patrignano» -Io — replica li magistrato — non me ne sono sentito vincolato». Fra le storie sconvolgenti che si raccolgono in questo processo c'è anche quella di Alessandra Casprini. Per otto anni la ragazza è stata in preda agli stupefacenti. -Fui anche inviata all'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere: là mi sottoponevano molto spesso alla contenzione, mi davano psicofarmaci in modo massiccio. Quelle che fanno a i Castiglione non sono cure disintossicanti: le fanno a tutti.. E mi dissero che io ero praticamente irrecuperabile-. Alessandra Casprini racconta: -Dopo cinque mesi venne a prendermi Muccloli. Ero messa molto male. Caddi in coma, mi portarono all' ospedale-. Dalla drammatica crisi, rammenta questa ragazza, al recupero nella comune rlmlnese. -Fino a lavorare serenamente, a San Patrignano-. Di giovani fuggiti e inseguiti, di segregazioni, di catene Alessandra dice di non sapere. La dichiarazione è In contrasto con quella resa al giudice istruttore. Lei ripete che non ricorda nulla. Il pubblico ministero allarga le braccia: -Preferisco non intervenire-. Il processo riprenderà lunedi. Giuliano Marchesini Rimini. La teste Alessandra Casprini mentre depone davanti ai giudici nell'udienza di ieri al processo per San Patrignano

Luoghi citati: Bologna, Castiglione Delle Stiviere, Rimini