Ferrara, la volta dello scandalo di Francesco Santini

la volta dello scandalo VIAGGIO TRA FASTI E PROBLEMI DELLE ANTICHE CITTA' DUCALI la volta dello scandalo E' quella in vetro del nuovo Palazzo dì giustizia progettato da Carlo Ajmonino, di cui si prepara l'inaugurazione - «Un delitto urbanistico», sostiene Pier Luigi Cervellati - Dal Castello degli Estensi al Palazzo dei Diamanti la città è tutta un cantiere per conservare il patrimonio d'arte - Tra effìmero e turismo culturale, dopo Dali la Galleria Civica allestisce una grande mostra di Mirò DAL NOSTRO INVIATO FERRARA — L'ultima ombra metafisica di Ferrara si spezza nei volumi ingombranti del nuovo Palazzo di giustizia. Tra restauro e post-modern, la città sogna, in queste nebbie invernali, il parco del Delta e il Po, a sei chilometri dal Castello degli Estensi. Accettazione e rifiuti si scontrano, dinanzi all' edificio giudiziario, per materiali e colori, segni e parcelle. Un affare da dieci miliardi, di cooperative e committenze municipali, agita il sonno dell'antica investitura pontificia contro il palazzo che ha «colpito a morte» un tratto della Addizione erculea e mostra, oltre l'arco della cupola in vetro, la torre dell'orologio tagliata da una passerella di cemento armato. ' La polemica divide la città. Pierluigi Cervellati, nome di spicco tra gli urbanisti europei, è contro Carlo Ajmonino, autore del progetto,-che per Ferrara ha voluto la tridimensionalità prospettica nel quartiere compattò di Ercole I. E lo scontro non si arresta. Riprende nei toni più accesi adesso che si prepara la cerimonia inaugurale. Cervellati è fermo nel giudizio. La suggestione del nome famoso ha consentito «un delitto urbanistico». Lo scempio è compiuto. In nome dell'efficienza il furore distruttivo-costruttivo attecchisce e dilaga anche a sinistra. Il piccone demolitore trionfa nell'Emilia che teorizzava avanguardia e riuso. Il conflitto non si sanò, proprio a Ferrara, che appare oggi la città meno toccata nell'impianto urbanistico. In difesa del palazzo, che di notte presenta abbagli improvvisi, mezza città si ribella «a un incubo, a un affronto». C'è, al contrario, chi nobilita la cultura d'immagine nelle forme simboliche. Citano Ungers, e Stirling e Iso Zaki. Ma' contro la «spazia^ lità compositiva e pluricjirer .zionale», .Giampietro, resto si vede costretto a pubblicore lettere e proteste sulla rivista che dirige per il Comune. Isolamento C'è quella metà di Feirara che passando per l'Ercole d' Este tuona contro i «grandi sacerdoti» e allora, nel pluralismo emiliano, se ne tien conto, per non dimenticare V isolamento della città, la disoccupazione che sale dai lidi della speculazione vacanziera e rallenta il parco del Delta con quei 160 mila ettari di bonifica da destinare alla conservazione di flora e fauna uniche al mondo. Nel vuoto dei Consigli di quartiere si dibatte di politica internazionale. A Ferrara tutto appare distante anni luce. Il sistema stradale di collegamento fra Nord e Sud è organizzato per escludere la città, dai trafitti veloci del turiamo'..Ma Vesta te scorsa il miracolo è arrivato con una mostra di gran clqsse. Salvador Dali ha portato nel Palazzo dei Dlainanti, alla Galleria Civica d'Arte Moderna, un esèrcito di centoventimila visitatqri.^Frahco Fartria, genius loci, intellettuale di intuizioni, è riuscito a scrollare dal sonno secolare la prima città moderna della storia d' Europa divisa.tra braccianti e papato, memoria storica e rimpianto per alt Este sulla ^«jfl/o.enfiate iip^iiko.''■uri po' in disuso». Fàrtya'ppjj$r-e i te «nébbie e qualche lucóre1». Palazzo di giustizia a parte, egli si conforta «perché qui non è arrivato il boom emiliano dell'economia.. La compattezza .fella "rinascenza urbanistica è 'pressoché intatta,La.periferia halecadute di ogni città d'arte, ma almeno, a Ferrara, il turismo di massa non arriderà sulle fratture dell'effimero. «Anche noi abbiamo le nostre bancarelle-d'angurie, dice il direttore della.Galleria Civica, ma tutto è contenuto-. Le operazióni di piazzai si fanno, ma si privilegia la capitalizzazione con il restauro e l'acquisizione. E le mostre, anche se effimere, ihanno risvolti diversi, di studio, di profondità scientifica. La galleria che egli dirige nel Palazzo dei Diamanti è oggi un punto di riferimento che focalizza su Ferrara le aspirazioni degli artisti italiani. «Cerco di non chiuder¬ i mi in trincea», ammette Farina, che accoglie maestri e aspiranti, catecumeni e futuribili nelle stanze splendide degli Este.Prepara, in queste settimane" frenetiche, un' esposizione su Mirò. Importa la mostra destinata a Copenaghen, ma la integra con cento opere. E a dominare saranno le sculture, dal Personnage del '31 passando per {'Objet barbar del '52 fino a Le chien del 74. Concerti trtipp¥ì ione oppressa, VeKìoca le e lontana dallo Stato centrale, Ferrara mostra convivenze inattese, proprio nel Palazzo dei Diamanti che apre le sue sale alla pinacoteca nazionale. E qui c'è Jadranka Bentini della soprintendenza che registra, per la Raccolta di Stato, la disponibilità dell'ente locale. «Anche noi abbiamo i nostri concerti in piazza», afferma, ma la programmazione culturale è proiettata su lungo termine, piuttosto che sull' effimero per una città d'arte non destinata alla massa,' ma a un turismo raffinato, attratto più dai percorsi nel tessuto urbano che dalle preminenze monumentali. Cervellati cita la contraddizione ferrarese con la città che è tutto un cantiere per conservare il patrimonio artistico. Si lavora ai Diamanti, sulla parasta d'angolo, e a Palazzo Prosperi sul grande, portale. E ancora allo Schifanota sulla parte trecentesca. A Santa Maria in Vado e alla Cattedrale, all'Arco del Cavallo. E i restauri si estendono alle partiture figurative. Procede il progetto di parco urbano e delle mura, sino al Po, con un ripensar mento decisivo sulle attrezzature contro chi voleva attestarle a ridosso della fortificazione nel disegno rovinoso di nuove piazzeforti urbane sulla campagna. Il modello emiliano muta in fretta, Jl sogno,oltranzista di adoperare sempre e comunque il restauro scientifico, dopa la sconfitta del Par lazzo di giustizia in borgo Leoni, riprende corpo nelle cattedre universttarie per conservare le periferie o l'esistente moderno rispetto all' esistente storico o artistico. Ma l'ago della bussola emiliana oscilla continuamente tra poli opposti. Teoria e pratica non si incontrano, almeno a Ferrara, dove il metro del restauro scientifico si dissolve nelle nebbie fatiscenti di piazzetta San Nicolò, degradata e spenta, in bilico tra riuso e speculazione. Per il resto, il furore del restauro procede e batte ogni record per finanziamenti e tempi: Si prepara il sesto centenario del castello degli Este e Jadrdnka Bentini porta avanti un plano di prestigio. I soffitti del Bastionino e il Camerino del baccanali saranno ultimati per la primavera dell'anno prossimo. Un percorso multiplo di allestimento tocca un piano vasto dì esposizione, con il secondo Cinquecento ferrarese a Palazzo del Diamanti fino al castello, al Catino della cattedrale, la casa Romei e la palazzina Marflsa che Ita in restauro le Grottesche cinquecentesche. E ancora, la chiesa di San Paolo e la Certosa. Cervellati racconta che. quando le cattedrali erano bianche la città era un luogo dimensionalmente definito., L'urbanista non riesce a spiegare perché proprio Ferrara, tutta tesa al recupero del percorsi e delle mura, si sia lasciata abbagliare, per il Palazzo di giustizia, dal nome del progettista famoso per l'ultima violenza in vetro e cemento. Una utopia Per il palazzo senza finestre e il voltane trasparente di Borgo Leoni, Ferrara ha perso l'ultimo sindaco. Il nuovo, Soffritti, smorza ogni insofferenza. Con toni salomonici sentenzia: «Cervellati, Ajmonino: due scuole di pensiero, valide entrambe. Tutt'e due fanno discutere'.' Quanto a me, mi domando quaie sarà il giudizio del ferraresi nel secondo o nel terzo secolo del nuovo millennio dinanzi al palazzo dalla cupola trasparente. Io.comincio ad abituarmi, lo accetto anche se per riscaldarlo la spesa è gigantesca come la volta in vetro». Termosifani a parte, gli effetti del nuovo edificio si av-. vertono. Per consentirne V uso, il traffico cittadino è rivoluzionato. Lo sconvolgimento di un quartiere residenziale è consumato, con l' aggressione del terziario pro¬ fessionale teso nella ricerca di uffici e studi di avvocati. Cervellati adesso sogna una università che si tinge di verde. Il teorico dell'utopia emiliana non. -s'arrende. Ha scritto un pezzo di storta del Paese e, proprio in Emilia, tra le nuove torri in cemento di Bologna e le tridimensionalità ferraresi si sente tradito. Ma non c'è tempo per i ripensamenti. In questi mesi spasmodici di Ferrara tutta tesa al disegno di un'identità turistica sul tracciato culturale dell'esistente. Il momento economico non consente incertezze. Un ferrarese su tre è in pensione, la disoccupazione avanza, la chimica è in crisi e un progetto di geotermica affascina gli amministratori turbati dalla contrazione della seconda casa sui lidi adriatici. E allora si rianimano i grandi contenitori della partecipazione di quartiere. Basta con i dibattiti internazionali che svuotano i monumenti del consenso. Ferrara è a sei chilometri dal Po, basta attraversarlo, per Mirò o Ajmonino non conta. Franco Farina, dalla Galleria Civica, miete successi perché nessuno, ente '■locale o istituzione, lo condiziona. «Mi è stata chiesta un'attività di informazione artistica tale che si configuri come pubblico servizio: c questo faccio, rivela, senza calarmi nella trincea per offrire uno spaccato della vicenda artistica come si viene dipanando a 360 gradi: e questa, oggi, è Ferrara». Francesco Santini Ferrara. Turisti in visita al Castello degli Estensi di cui si celebra il sesto centenario (Foto «La Stampa» - Sergio Solavaggionc)