Viva la radio di ieri, di domani Ma chi pensa a quella di oggi? di Enzo Forcella

Viva la radio di ieri, di domani Ma chi pensa a quella di oggi? Si è conclusa la trasmissione di Arbore: è stata solo una festa Viva la radio di ieri, di domani Ma chi pensa a quella di oggi? Alberto Sordi, intervenendo l'altra sera all'ultima puntata di Cari amici vicini e lontani, ha esclamato: «Ma che è questa? La festa dell'ospizio? La riunione della casa di riposo?». Era una battuta, certo; però nel suo paradosso alludeva all'aspetto e al tono fondamentale del programma: la celebrazione del «/osti» di un passato radiofonico per lo più tanto lontano e mitico, e mitizzato, da assumere i colori della bella favola. Celebrazione continua per sei settimane: altissimi i pregi della radio, tutti sono stati bravi, grandi, meravigliosi, Indimenticabili, Illustri... L'aggettivo Illustre è quello ette ha avuto più circolazione e distribuzione generosa. Tutti decorati sul campo. Tutti ammirevoli per capacità, intuizioni, competenza, attaccamento all'azienda e abnegazione sul lavoro. E baci, abbracci, complimenti, elogi che si spandevano e rimbalzavano ovunque come i palloncini multicolori nel finale, quando t camerieri hanno portato torte a gogò e gli invitati hanno acceso le candeline. Naturalmente c'è da pensare che tanti elogi fossero In forte maggioranza giustificati e magari In qualche caso persino Inadeguati alle benemerenze di artéfici radiofonici noti od oscuri. Ma sta di fatto che l'altra sera la festa poteva dare una curiosa impressione: in un momento difficile, con l'assedio della concorrenza (anche se un po' oscurata), con una politica di strategia incerta, con il consiglio di amministrazione sempre a gambe all'aria, con II peso costante della lottizzazione, la Rai pareva far quadrato, tesa a convincersi, senza un filo di autocritica, dei suol meriti trascorsi per dimenticare i guai attuali, e pronta a Inneggiare, con ti calice In alto, a Tajolt e a Ntlla Pizzi come a sue glorie Imperiture. Secondo le statistiche lo spettacolo ha avuto un rilevante successo di pubblico. Perché dubitarne? Sull'onda della nostalgia e del ricordo affettuoso e delle vecchie canzonette che inteneriscono l cuori più duri, l'intraprendente conduttore-mattatore Renzo Arbore ha organizzato un colossale défilé di nomi ognuno dei quali era tenuto a dichiarare: 'Si, lo ho cominciato con la radio; sì, io devo alla radio i miei primi successi.. Oltre a Sordi, nel congedo si sono esibiti Mike Bonglorno, Walter Chiari, i Cetra, Isabella Blaglnt con enormi poppe; tutti a rievocare il passato tra gli applausi fragorosi della platea: lo applaudo te, tu applaudi me. Va benissimo. I sessantanni della radio sono serviti per uno show dal ricco cast: una volta tanto la radio ha dato una mano alla tv. Ma, fuori dall'eccitazione e dal brindisi, fuori dalle doverose commemorazioni e giusti ringraziamenti, restano t problemi d'oggi di una radio che deve lottare duramente per sopravvivere e adattarsi a nuove realtà (ed è pressata dalle radio private), e che dat vertici dell'azienda dovrebbe ricevere ben maggiori attenzioni. Enzo Forcella, direttore di Radtotre, ha detto l'altra sera: «Qui si sta sempre parlando della radio passata o di quella futura. Perché non parliamo della radio presente?»- „ Ugo Ruzzolati

Persone citate: Alberto Sordi, Arbore, Isabella Blaglnt, Mike Bonglorno, Renzo Arbore, Sordi, Walter Chiari

Luoghi citati: Ntlla