« Nadia», una star da Hollywood di Pietro Mennea

« Nadia», una star da Hollywood Al Festival del cinema sportivo la biografia della romena Comaneci « Nadia», una star da Hollywood Storia «all'americana» defla ginnasta che vinse tre medaglie a Montreal - In concorso, confronto Gna-Italia TORINO — Credete che faranno In Italia un film su Pietro Mennea? E' molto probabile che Mennea resterà solo nel documentari, negli archivi tv e nelle interviste. Eppure è un tipo difficile, alternativamente ammirevole e antipatico, protagonista di se stesso fino allo spasimo, con attacchi di presunzione e di modestia, l'ideale per un film sportivo. Ma nessun regista ci penserà perché in Italia siamo allergici allo sport raccontato e ci pare che le emozioni di una finale dei cento metri siano irripetibili. Se Mennea sarà fortunato, troverà un biografo cinematografico all'estero, come l'ha trovato Nadia Comaneci, la ginnasta romena che ebbe a Montreal nel '76 tre medaglie d'oro e parecchie simpatie. Nadia di Dave Bell ha portato ieri al festival del cinema sportivo una di quelle biografie tempestive in vita del celebrato in cui gli americani sono maestri senza vergogna. La formula è nota a chi non abbia preclusioni verso gli eroi sportivi: ci vogliono una carriera rapida, un contorno ambientale difficile, un punto d'arrivo luminoso che sia rimasto nella memoria della gente. Cosi Nadia non è diversa dalla biografia di una diva dello spettacolo, con i dovuti inizi da Cenerentola in una Romania da operetta, il papà affettuoso e ubriacone, l'allenatore infaticabile ed esigen- te, il funzionarlo di partito sollecitato nella vanità patria, l'amica fedele, ma cocciuta rivale. Tutto, si capisce, è costruito per quel giorno a Montreal, per quei volteggi alle Olimpiadi seguiti dal pubblico in un silenzio stupefatto e sigillati dal voto incredibile-della giuria: «dieci», 11 primo dieci della storia olimpica. Certo, la formula fiabesca di Dave Bell non consente molte indagini sul rapporto sport-vita, ma cerca di immaginarsene le difficoltà, suggerendo al pubblico potenzialmente commosso che la for¬ tuna di un'atleta bambina, com'era Nadia nel '76, è legata all'equilibrio impossibile del corpo. Le bambine crescono, le bambine ingrassano, come capita nel film alla Comaneci della finzione, Lesile Weiner, che diventa adulta e cicciona e solo a prezzo di allenamenti durissimi e digiuni potrà conquistare l'ultima vittoria. Un trionfo a beneficio della tradizione (successo uguale forza di volontà) e anche dei due allenatori di Nadia, ora passati ad esercitare in America grande terra che produce, divora e celebra campioni. Naturalmente dalla parte della Comaneci e della sua amerlcanizzazione giovano la fragile bellezza di una ragazza non ancora sbocciata, la grazia naturale della ginnastica, la curiosità per l'Est europeo, misterioso fabbrica-, tore di campioni. Ma è evidente che ci sono altre Comaneci in Europa in attesa di una biografia anche meno scolastica del film di Bell, e se 1 produttori italiani non amano Mennea, perché non provano almeno con la Calligarls? Nadia era un'anteprima fuori concorso. Che cosa vedono o subiscono i giurati nelle sezioni ufficiali del concorso? Possono fare utili paragoni, magari confronti politici tra un'enfasi e l'altra in cerca di premi. Prendiamo il versante della nobile retorica tradizionale, quella che riempie di bandiere e primati l'orgoglio nazionale: in questo senso è esemplare la partecipazione cinese col film di montaggio The Fifth Natio-nal Qames (ma parlato in francese e titolato in cinese) sui recenti giochi di Shangai. Orandi sfilate di stile olimpico, bandiere e volti sorridenti, fiera esibizione delle specialità nazionali, come la pallavolo femminile e il plng pong, giocato ad un ritmo mai visto. Il meglio, una ghiottoneria di retorica spontanea, è il famoso salto di Zhu Yan Hua a metri due e trentotto (e i cinesi non sapevano che l'atleta'avrebbe di 11 a poco, in Germania, migliorato li pròprio record a metri due e trentanove, come nessuno al mondo). Sul versante della retorica occidentale,- elaborata elettronicamente, c'è il. video prodotto dalia Delegazione italiana di Pentathlon moderno, Campioni olimpici, per celebrare Cristoforo Masala, Massullo e Petroni. Una specie di smaliziato poemetto senza parole, tutto immagini e musica già pronto per far da sigla a qualche trasmissione sportiva. Stefano Reggiani Leslie Weiner impersona Nadia Comaneci nel film «Nadia»