Stanno partendo le vele per le avventure nei Caraibi

Stanno partendo le vele per le avventure nei Caraibi Stanno partendo le vele per le avventure nei Caraibi IN questo piovoso novembre una minuscola flotta di àgili velieri d' altura sta alzando le vele e prendendo 11 largo dalle coste italiane. Saranno in tutto una ventina di barche che da settembre sono rimaste attraccate nei porti liguri e toscani per essere ripulite e preparate al grande viaggio invernale. Per un mese intero navigheranno tutte nella medesima direzione attraverso il Mediterraneo e 1' Atlantico, poi .sempre verso Sud, fino al 15° parallelo, nel mari caldi del Caraibi, per raggiungere il definitivo attracco nelle baie e nel porti delle Piccole Antille. Non si tratta, di una regata, né di una impresa sportiva, ma più semplicemente di un trasferimento che si ripete tutjtl gli anni in queste settimane.. Sono le barche che navigheranno per tutto l'Inverno nei mari azzurri tra la Guadalupa e la Martinica, tra Santa Lucia e le Barbados, ammiraglie di un turismo ristretto, ma in forte espansione, che da qualche anno le agenzie di viaggio italiane hanno cominciato a sfruttare a fondo. SI tratta di trasportare per piccole crociere clienti in cerca di un pizzico d'avventura e di una rilassante settimana di mare tropicale. «I clienti che ci chiedono questo tipo di escursioni — Idice Daniela Arduin, coordinatrice dello "Yachting 77", una delle più grosse agenzie milanesi e che organizza charter in barca a vela — sono naturalmente liberi professionisti o industriali, gente che per una settimana di vela al Caraibi é disposta à spendere per lo meno tre milioni». I conti sono presto fatti: l'affitto di una barca con skipper costa tra le 80 e le 120 mila lire al giorno, esclusa la cambusa (cioè i pasti) e i biglietti aerei di andata e. ritorno. Eppure ..n^qlte.dt'pe'jSj.^. barche sono.partite.)» fluest,l,glorni con il oarnetfiùa pieno di prenotazioni, soprattutto per 11 periodo natalizio. «Noi slamo una specie di tassisti di lusso», dice Roberto Viola, giovane skipper professionista, alla sua terza traversata oceanica, pronto a salpare dal molo di Sanremo. Comanda una goletta di 18 metri, due alberi, sei cabine-dodici posti letto. «La paàe più importante del nostro lavoro avviene tutta prima della partenza. Bisogna girare pazientemente una decina di agenzie, lasciare tutti 1 dati della barca e* le fotografie: il cliente non vuole.affittare al buio. Poi bisogna lavorare alla barca, metterla in perfette condizioni per la partenza. E' un lavoro lungo, molto faticoso. Quando arriva 11 giorno del via è un bel respiro di sollievo». Preparare una barca per un viaggio che durerà un mese non è soltanto fatica, ma anche un grosso sforzo finanziario: lo skipper investe sempre con una buona dose di rischio. «Ci vogliono almeno una decina di milioni per affrontare il viaggio», spiega Ennio Nardi, skipper del «Centro velico d'altura» di Chloggia, proprietario di un cutter di 17 metri, autentico veterano della vela, con dodici stagioni all'attivo e parecchie centinaia di migliaia di miglia alle spalle. «Soltanto per riempire la cambusa con zucchero, caffè, pasta, scatolame, frutta e verdura, ci vogliono un paio di milioni; poi c'è il cantiere e l'equipaggio da pagare». Il tratto più difficile da attraversare In questa stagione è 11 primo, cioè il Me¬ diterraneo fino allo scalo di Gibilterra. Il mare comincia a migliorare all'altezza delle Canarie, quando si incontrano gli alisei, venti portanti che soffiano con regolarità tra 1 25 e 1 30 nodi in direzione SudOvest. In quest'ultima tappa, la più lunga, che taglia diagonalmente l'Atlantico. 1 rischi sono pochi. «L'unico problema — dice Franco Mallngri, membro del "Mallngri vela d'altura" uno studio di progettazione e trasferimenti di barche — sono le tempeste tropicali, che però vengono segnalate dai bollettini meteorologici con grande anticipo. Arrivano con un vento che può variare tra i 70 e i 200 nodi. Per fortuna queste tempeste più sono forti più hanno un fronte limitato, riguardano un raggio di 20, 30 miglia di mare e si fa in fretta ad aggirarle». Quando finalmente gettano l'ancora nel porti d' arrivo, gli skipper avvertono via telex le agenzie di viaggio italiane e aspettano senza fretta l'arrivo dei clienti. «Prima di tutto — racconta Ennio Nardi — ci si riposa per qualche giorno. I porti piano piano si riempiono, arrivano barche dal- la Francia e dall'Inghilterra, arrivano gli americani e finisci sempre per rivedere le stesse facce. Quella degli skipper oceanici è una grande famiglia che continuamente si raggruppa e si divide. Chi lo fa per professione passa i sci mesi invernali nel Caraibl e i sei mesi estivi a pilotare charter nel Mediterraneo, tra 1' Italia, la Grecia e la Jugoslavia. Tranne gli americani che ad aprile attraversano Panama e vanno a lavorare alle isole Marchesi o in Polinesia». Una buona stagione, per questi skipper, vuol dire avere almeno due noleggi al mese e raggiungere, alla fine dei sei mesi, una quarantina di milioni di incasso. Tolte le spese per la barca e l'equipaggio, un professionista del mare riesce a guadagnare tra i due e i tre milioni al mese. Cifra di tutto rispetto che ripaga della fatica e degli inconvenienti poco piacevoli che possono capitare. «Il fatto è — racconta Roberto Viola — che questo è un lavoro bellissimo a patto che il cliente sia un appassionato di mare. Mi è capitato più di una volta di fare crociere con gente che credeva di navigare su un transatlantico e non su una barca a vela, dove tutti devono darsi da fare per le manovre. Ci sono clienti che pretendono il drink sul ponte e che passano il temilo stesi al sole o a fare bagni. Se cominciano le tensioni o addirittura i litigi, su una barca a vela in navigazione, l'atmosfera è subito pesante». E' per questo che Ennio Nardi, dall'alto dei suoi 55 anni, commenta divertito: «Fare charter non è tutto rose e fiori. Io da molti anni faccio soltanto scuola di vela in Martinica e in Italia, cioè navigo esclusivamente con gente che ama la barca e vuole impararne i segreti. •■•Ma; per 1* giovani skipper anche il, charter è una buona scuola ' perché insegna ad avere rapporti equilibrati con chiunque si è costretti a trasportare. Equilibrio e sicurezza Interiore sono le migliori doti di un vero skipper. Portare bene una barca a vela sembra più facile che portare un equipaggio di buon animo a un porto sicuro.

Persone citate: Daniela Arduin, Ennio Nardi, Franco Mallngri, Marchesi, Roberto Viola