Caltagirone, profondo Sud ceramiche, pupi e mandorle

Caltagirone, profondo Sud ceramiche, pupi e mandorle Caltagirone, profondo Sud ceramiche, pupi e mandorle personaggi è uno strumento musicale a nota unica, perché reca sul dorso un fischietto. Un tempo un sonoro alone di ragazzini sibilanti, che soffiavano a più non posso nelle statuine sacre e profane, seguiva il venditore ambulante di pupazzi: oggi questo spettacolo si ripete durante la festa dell' Assunta, due domeniche prima di Pasqua, intorno alle bancarelle della piazza principale. Assiepala sui suoi tre cocuzzoli, uniti dal ..Ponte.., chiamato semplicemente cosi perché non ve ne sono altri, Caltagirone fu delta dai saraceni «rocca». Cosi vennero formate le prime tre sillabe del suo nome. Al-ghiran, «grotte.., diede origine alle altre tre sillabe. «Castello delle grotte., dunque. Quando un nome geogra¬ nica custodisce, oltre ad importanti affreschi di Ambrogio Lorenzclli, un curioso cimelio del santo: la spada che conficcò nella roccia in segno di perenne rinuncia alla guerra. Ai beni terreni il giovane Galgano aveva rinunciato già da un anno quando, in risposta alla disapprovazione dei familiari e alle derisioni degli altri cavalieri, piantò la spada nel terreno e la usò come croce per pregare. Nato nel 1148 e morto nel 1181, una anno prima della nascita di San Francesco, San Galgano ha una storia per molti aspetti simile a quella del ben più noto santo di Assisi. Figlio di nobili di Chiusdino, piccolo centro a pochi chilometri dal complesso abbaziale. Galgano Guidoni trascorse la giovinezza tra agi e dissipatezze fino a quando, tormentato dall'inutilità di tale vita, decise di ritirarsi sulla collina di Monte Siepi per vivere in solitudine a contatto con Dio e la natura. Fra i vari episodi leggendari legali alla vita del santo non manca quello clic lo vede ospitare nella sua capanna alcuni lupi, Tanto misticismo' non lo si ritrova, purtroppo, nel]' uso che molti abati commendatari fecero dell'abbazia di San Galgano. Dopo un breve periodo di splendore economico e culturale fu, infatli, lasciata I vicoli si chiamano ancora «carrugl», come quelli di Genova, ricordando nel vocabolo la conquista genovese del 1030. Qui c'è poi un vero e proprio «culto» per i paladini di Carlo Magno, mollo più popolari in Italia — soprattutto in Sicilia — che in Francia, tanto che una leg- fico siciliano comincia per Calla- o Calat-, non si sa mai cosa possa nascondere l'altra meta della parola. In Callanissclla c'è l'antica Nissa, in Calatafimi rovine non meglio identificate, in Caltabcllotta le querce da sughero. Soltanto in Callavuturo c'è un arabo autentico: Abu Thaur, signore del castello poi espugnalo dal normanno Ruggero. Chi ha un po' di tempo potrebbe lare anche una gita nel territorio circostante, visitando le vestigia arabe di Callanissclla e Callabellolla. che disiano pochi chilometri. A Caltagirone, patria di Don Luigi Sturzo, fondatore del partito popolare italiano, si dovrebbe dare un soprannome nel quale fossero riuniti, insieme a un' allusione all'arie della maiolica, un po' di arabo e persino un po' di genovese. CENTO CITTÀ'. gcnda fa nascere Orlando a Sutri, In provincia di Viterbo. Nelle grandi citta dell' isola vive ancora l'«opcra dei pupi»: ma ha già fatto troppe concessioni alla modernità, perdendo alcuni suoi caratteri secolari. Bisogna invece addentrarsi nella Sicilia più profonda, come quella di Caltagirone, I ,'alil>a/ia cistercense di San Galgano risale al dodicesimo sw>. lentamente decadere. Nel 1550, quando c'erano ormai solo cinque monaci, inons, Girolamo Vitelli vendette il piombo di copertura del letto delle due chiese. Nel 1786 la caduta del campanile della chiesa abbaziale lece crollare del tutto il tetto e il soffitto con grande gioia, a quanto pare, degli abitanti dei dintorni che da allora usarono la chiesa e il chiostro come cava di pietre e di colonne. Elisa Forghicri per trovare ancora la tradizione genuina, trasmessa di padre in figlio. Lo spettacolo trova perfetta rispondenza nell'entusiasmo popolare: gli spettatori non sono numerosi, ma si Immedesimano nei personaggi. Si può vedere questo spettacolo al Teatro stabile dei pupi, in via Verdumai, dove dicci persone (un oratore, Gesualdo Pepe, che è il presidente, sei manovratori e quattro aiutanti) animano sessanta marionette' alle un metro e venti, tulle armate di corazze, di scudi e di brandi, e sessanta animali. Il sliono della chitarra e del mandolino riempie gli intervalli tra le scene, tratte per lo più dalla Gcrusalemme liberala o dai Reali di Francia. La morte di Orlando è una delle piece* più richieste e il massacro dei saraceni, che acca¬ Mctella Kove.ro

Persone citate: Ambrogio Lorenzclli, Elisa Forghicri, Galgano, Girolamo Vitelli, Luigi Sturzo