«O' guaglione col piffero» diventò il grande Gazzellon

«O' guaglione col piffero» diventò «O' guaglione col piffero» diventò il grande Gazzelloni Di zucchero e falsetto è la ricetta ballabile di Barry Gibb IN principio era soltanto Severino Gazzellone, «O* guaglione col piffero; come lo definì il compianto Eduardo De Filippo. Scendeva dai monti della sua Ciociaria a piedi, come il ragazzo Verdi dalle Roncole a Busseto, per recarsi al treno che lo portava a studiare a Roma. Cinque chilometri al mattino e altrettanti la sera, nel freddo delle notti invernali. In un sacchettlno a quadretti cucitogli dal padre, sarto a Roccasecca, portava il primo flauto. Quasi una favola del fanciullo povero folgorato dalla musica ed in particolare da quel «piffero» che, oggi — grazie a lui — è diventato uno strumento popolare come il pianofor- " tè; -Ho portato il flauto ' anche in televisione — afferma Gazzelloni nel suo volume autobiografico dettato a Emilia Granzotlo —l'ho fatto sentire e vedere a tutti... l'ho, insomma, sponsor-tesato in tutti i modi. Il risultato è che, per. esempio, al Conservatorio di Roma oggi ci sono ben sette corsi di flauto. Quando c'entrai io, nel 1934, ce n'era uno solo e con pochissimi studenti tutti figli di famiglie ricche-. Gazzelloni (cosi fu ribattezzato proprio da una delle sue prime protettrici) non era certo agiato. Fu grazie al suo maestro Arrigo Tassinari se potè conquistarsi il famoso «pezzo di carta», saltando corsi con uno «studio matto e disperatissimo» come il giovane Leopardi. E pro¬ quasi assoluta, di certe note». Voto che risplende sul famoso strumento non è massiccio, ma soltanto una lega appositamente studiata esclusivamente in funzione acustica e non coreografica. Gazzelloni non è soltanto grande artista, ma anche grande personaggio. Non è difficile dunque scorrere le centocinquanta pagine che narrano la sua vita e la sua carriera nel proverbiale «tutto d'un fiato». Ci sono gli inizi romanzeschi nelle bande di paese («la guerra di bande», in altro senso, per rapire 11 fanciullo prodigio), il salto nella Roma della guerra e del difficile dopoguerra, il successo, 1 rapporti con 1 maggiori musi' cisti, a palrtire- ààmvstretta amicizia con Stravlnsky e con Bruno Maderna che lo iniziò alla musica d' avanguardia. E non manca neppure la concessione, un po' rotocalchlstlca, alle sue donne che lo hanno Inseguito in tutto il mondo: attrici di Hollywood e ricche ereditiere svizzere. Gazzelloni confessa la sua 'assoluta, invincibile allergia alla convivenea, alla coppia fissa, alla fedeltà», affermando che è stata sua moglie Adriana (da cui ha avuto due figli) l'unica a capire questa sua natura. Per 11 resto dice: «Son più geloso del mio flauto che delle mie donne: E infine la «rivoluzione culturale» di Darmstadt di cui Gazzelloni è diventato uno del protagonisti, sem¬ prio come Leopardi Gazzelloni rischiava il fisico e la salute, se non l'avessero soccorso il forte fisico paesano e la passione per 11 gioco del calcio appresa tra 1 suol amici di Roccasecca. E' nato, cosi, a poco a poco il mito del «Flauto d' Severino Gazzelloni oro». Flauto d'oro non metaforico, ma reale, a partire dal 1956 quando il costruttore tedesco Hamming costruì per Gazzelloni il prezioso strumento (ora ne ha due). -E' anche un oggetto prezioso, costa dai venticinque ai trenta milioni... Ma per me conta soprattutto il fatto che nessun altro flauto, neppure quello costosissimo di platino che ho provato anni fa in America, mi ha mai dato la stessa purezza, «Immagine italiana», l'ultimo Lp pre su istigazione dell' amico Maderna. Qui il flautista ancora non celeberrimo incontrò.'tutti 1 santoni della musica contemporanea, da Bpulez a Stockhausen, da Messlaen a Berlo, da Nono a Donatone Incominciò dunque a decifrare i •geroglifici all' apparenza incomprensibili-. Pian planò 1 maggiori musicisti d'oggi gli dedicano pagine «ad personam». Dopo le «Dimensioni» di Maderna, ecco Patrassi e 11 venerando. Glanfrancesco Mallpleró che ascolta per telefono, ormai mattissimo ad Asolo, il suo «Concerto» eseguito da Gazzelloni a Milano e poi esclama .Ora so che l'Italia può contare su due^. grandi sotisU, tfitnedem i Michelangeli al' piano e Gazzelloni al flauto: Una sorta di laurea di «dottore in flauto», come dice argutamente Gazzelloni a proposito delle critiche entusiastiche di D' Amico e di Mila. Ma una laurea che deve rinnovare ogni giorno con «gli esami che non finiscono mal», sempre per citare il suo amato Eduardo. E questi esami spera di prolungarli fino ad ottantanni come il flautista francese iFIeury che a quella bella età aveva flato a sufficienza per prendere belle note filate e «non gli tremava niente», come dice pittorescamente Severino. LulglRoss, Severino Gazzelloni Emilia Granzotto: «Il flauto d'oro», Eri, 158 pagine, 16.000 lire. IL nuovo album di Barry Glbb giunge a fare il punto non solo sullo status di uno del maggiori protagonisti dell'ultimo decennio musicale, ma anche sul cambiamenti che hanno attraversato l'ambiente nel quale 1 Bee Gees hanno prosperato: la discoteca. La febbre del sabato sera ha forse perso qualche linea in termini di esaltazione collettiva (quell'estasi «in quattro» che aveva fatto parlare della discoteca come luogo della danza irreggimentata, narcisistica al massimo e nello steso tempo omologante) però ha sicuramente guadagnato In varietà di manifestazioni fisiche e musicali. In sette anni in questi luoghi bui, squarciati dalle luci di neon, faretti e piste a quadrettonl irrequieti, sovraccarichi di suono e di umanità notturna, è passato di tutto: ritmi sempre più secchi (a frustate), funky e pop elettro-. :m\cp,jègp^, .country urbano, dance, ritorni sudamericani, breaklng. Barry Gibb, gran cerimoniere della notte, a pieno diritto viene a ricordarci che tutto ciò ha avuto origine da lui (sicuramente più navigato e duttile al cambiamenti dei suol fratelli), «l'm your driver» canta Barry nel brano d'apertura e anche se apparentemente parla di viaggi nel cosmo, è chiaro che la sua è una dichiarazione di protagonismo. Ma, attenzione, non dice: «Io sono il Profeta», ma «sono l'autista, 11 manovratore, li tassinaro». La sicurezza di se, imn travalica il ruolo saggiamente limitato che s'è imposto: «Far . ballare la gente, e basta», come ama dichiarare nelle interviste. Negli Anni 80, Glbb ha anche saputo esprimersi attraverso gli altri con una serie di produzioni sempre notevoli, specializzate nel ridare nuova linfa ad artisti In fase di stanca: Barbra Streisand, Dlonne Warwlck, Kenriy Rogers, Dolly Parton e molti altri. Artisti differenti per origine e per chiavi espressive che sem¬ pre egli è riuscito a fondere con la sua e a rendere fruibili in discoteca. Il suo gusto musicale tende ad emergere troppo? I cambiamenti sono fin troppo controllati e cauti? Può darsi, ma se ciò avviene è perché gli stilemi di Barry Gibb sono ben lungi dall'essere Invecchiati. Prova ne è 11 fatto che persino tra 1 nuovi gruppi emergenti ce n'è parecchi che li «copiano» (faccia testo George Michael degli Wham). E che dire del celebre «falsetto»? A chi gli rimproverava la monotonia, già agli inizi degli Anni 80 Barry rispondeva: «Credo che ci siano circa una dozzina di modi per usare il falsetto che non sono stati ancora tentati prima: io li scoverò e li userò uno per uno». Sennonché almeno uno dei modi è stato nel frattempo scoperto e usato da un ragazzino nero che risponde al nome di Michael Jackson. Ecco: 1 primi due brani di questo nuovo album di Glbb sembrano dedicati a questo confronto di falsetti. Ma più che di confronto si tratta da parte di Gibb proprio d'una rivendicazione di paternità: attenzione ragazzi (sembra dire) quel modo di pronunciare, di ritmare la parola a scatti, di riassumere in suono ogni contenuto, l'ho inventato io. Di qui in avanti l'autista si sbizzarrisce e ci trascina In un lunghissimo giro del quartiere facendoci esplorare luoghi musicali d'ogni tipo: dal classico duetto con Olivia Newton John (Face to face), al trascinante ritmo neolatino del brano che fa anche funzioni di singolo: Siane ShiHe. . Più. romantica e tranquilla la seconda parte, attraversata da canzoni iper melodiche con quel tanto di zucchero In più che è caratteristica Inconfondibile. Ma è da rimarcare anche in questa scorrevolezza sicuramente eccessiva, l'estrema cura e la genialità delle soluzioni di arrangiamento. E qui si distingue tra tutti Site says, vero concentrato di Bee Gees dell'epoca d'oro, brano che questa dichiarazione di Barry Gibb può commentare a pennello: «Se c'è una musica al mondo alla quale ci piacerebbe essere accostati, è quella dei Beatles». . I momenti troppo sdolcinati dell' album, e la piscina vuota In copertina, non riescono comunque a congelare In gelido professionismo, una . capacità di far musica sempre altissima e allena da ogni banalità. Farà un po' più freddo ma questo è da Imputare più all'epoca, che a Barry Gibb. Gianfranco Manfredi Barry Gibb: «Now Voyager», Polydor. Barry Gibb