Premiamo Tutuola anzi ricacciamolo nella foresta

Premiamo Tutuola anzi ricacciamolo nella foresta Premiamo Tutuola anzi ricacciamolo nella foresta PENSAVAMO che si fosse perduto nella foresta africana o che le dure consuetudini della vita pastorale lo avessero tenuto lontano per troppo tempo da un ufficio postale tanto da non permettergli di sapere che lo attendevamo in Italia. Invece no. La storia dello scrittore nigeriano Amo* Tutuola e della sua venuta in Italia lo scorso giugno per ritirare il Premio Orinzane Cavour si sta trasformando in un piccolo giallo. Ora se ne parla anche all'estero e in sedi autorevoli. La settimana scorsa se ne discuteva all'Africa Cenere e al Commonwealth Institute di Londra ove si è tenuta la New writlng in Africa Conference. Io ero a Londra in quel giorni e ho raccolto le ultime notizie di questo piccolo giallo. Posso raccontare tutta la storia in qualità di testimone principale, come segretario generale del Premio Orinzane. Finalista con il volume La mia vita nel bosco degli spiriti e con n bevitore di vino di Palma, che Dylan Thomas accolse e recensi con entusiasmo, Tutuola era atteso agli inizi di giugno a Torino per ritirare il premio. Avevo avuto un contatto con lui tramite una via molto tortuosa ma finalmente, a fine aprile, avevo ricevuto da lui una lettera molto bella, tenera nella sua ingenuità: «Sono enormemente felice all' Idea che abbia qualche possibilità di vincere 11 premio. Se lo vincessi, sarei l'uomo più felice del mondo». Agli inizi di giugno predispongo ogni dettaglio per l'arrivo dello scrittore a Torino. Avviso l'Ambasciata nigeriana a Roma, contatto l'editore inglese, mando un telex a Tutuola per chiedere conferma della sua venuta; la risposta è entusiastica. Invio il biglietto prepagato tramite Alitalia. Pochi giorni dopo la conferma da Lagos che il biglietto è stato ritirato. La notizia si diffonde, vari giornali chiedono un'intervista allo scrittore che per la prima volta viene nel nostro paese. n 6 giugno una piccola delegazione guidata da Claudio Qorlier, autorevole studioso di letterature dei paesi anglofoni, attende lo scrittore a Caselle. Ma non ar¬ riva nessuno. Affannose ricerche a Fiumicino, a Linate, all'ambasciata nigeriana a Roma, infine la notizia dell'AUtalia: Tutuola non si era Imbarcato a Lagos. Dov' era mai finito? Forse si era perduto in qualche parte? Riesco a mettermi in contatto con l'addetto culturale italiano a Lagos, persona civile che si stupiva come fosse stato assegnato un premio a quel pastore non troppo colto che risultava essere Tutuola. Questo «pastore, non aveva chiesto il visto. Nessuna possibilità di raggiungerlo con alcun mezzo a Ibadan, sua città di abituale residenza. Il premio viene assegnato il 9 giugno. Qualcuno sospetta che lo scrittore abbia venduto 11 biglietto aereo e se la stia spassando altrove. Questa sinistra ipotesi cade qualche settimana dopo, il biglietto ritorna a Torino con un messaggio di Tutuola: «Ho fatto di tutto per venire. All' Ambasciata d'Italia mi hanno scambiato per un uomo d'affari. Volevano che lo esibissi un biglietto da 100 dollari. Io non lo avevo. Per tre giorni consecutivi ho fatto la strada fra Ibadan e Lagos. Sono stanco, ma mi farebbe tanto piacere venire lo stesso a Torino». A luglio a Milano qualcuno sussurrava che lo scrittore avesse fatto gran parte della strada fino a Lagos, per tre volte, a piedi attendendo invano, come un questuante d'altri tempi, che all'ambasciata d'Italia lo prendessero in considerazione. Questa notizia circola ora a Londra con ironia nel confronti dei ««oliti» italiani che invitano uno scrittore negro e poi lo abbandonano a metà strada fra le fatiche fisiche e le pastoie burocratiche. Viene da chiedersi come sia possibile nel 1984 che uno dei massimi scrittori africani di lingua inglese si sia potuto trovare in una simile grottesca situazione. A Tutuola vorrei far giungere {Invito al prossimo Premio Orinzane Cavour, anche se non concorrerà. Non dovrà fidarsi delle ambasciate. Meglio scavalcarle. Ha 63 anni e ha dimostrato di sapere camminate. Buon viaggio Tutuola/