In giacca e cravatta
In giacca e cravatta In giacca e cravatta Voi della Sellerio avete ritirato fuori il vecchio Panzini nell'82, non nel '68 o nel '77. Vuol dire qualcosa? «Credo proprio di sì. Fare attensione a come si parla e a come si scrive è un modo di mettersi giacca e cravatta». Un altro recente best seller, se ben ricordiamo, è un vocabolario. Telefoniamo a Bologna, alla Zanichelli, a Laura Lisci capo ufficio stampa. Continua il boom dello Zingarelli? «Contitiua, e questo arriva quasi a stupirci. Aver venduto 121.707 copie dal 15 giugno al 31 dicembre 1983 è stato un grandissimo successo, ma ci contavamo. Un buon vocabolario pubblicato al momento giusto può essere un best seller. Non pensavamo che il best seller dell'83 restasse un long seller: dal 1° gennaio 1984 ad oggi, 6 novembre, ore 11,30, ne abbiamo vendute altre 92.096 copie». Dunque, 1984 Marchi, 1983 Zingarelli, 1982 Panzini. Non si può risalire più in là? Lo chiediamo a Mario Spagnol, amministratore delegato della Longanesi. •Secondo me si deve risalire al secolo scorso», dice Spagnol. «E' dall'unità d'Italia che c'è bisogno di libri per parlare e scrivere unitariamente italiano, e dunque si fanno libri di questo o quel tipo, grammatiche, vocabolari, manuali, inchieste. Io qui in Longanesi quest'estate ho pubblicato Ma che lingua parliamo, di Alfredo Todisco, oggi esaurito, e in questi giorni pubblico un libro di Tristano Bolclli, Parole in piazza - Avventure e disavventure di vocaboli vecchi e nuovi al microscopio del linguista e a febbraio ripubblicherò il Trattatello di retorica di Leo Pestelli. Ma giusto vent'anni fa, quando dirigevo l'Universale Economica Feltrinelli, commissionai a Franco Fochi un manuale, L'italiano facile, di cui si vendettero in pochi mesi 40.000 copie». vegno di studi — coordinato e diretto da Tullio De Mauro, docente di Filosofia del Linguaggio all'Università di Roma — sul tema «Enciclopedia Europea e una nuova organlssasione del sapere», con studiosi di diverse discipline e un dibattito articolato per tre settori: sciense fisiche e naturali, sciense storiche e umane, trasformasioni tecniche e sociali. Giovedì il presidente Pertini ìia ricevuto uno stuolo di collaboratori dell' Enciclopedia. Ieri grande ricevimento in Campidoglio. Le voci che s'intrecciano — da un luogo all'altro, tra convegnisti, collaboratori, studiosi — hanno intonasioni anche stridenti fra loro. «Io oggi un'enciclopedia non la farei. E neanche Livio Garzanti, credo, la farebbe più — dice De Mauro —. Libri singoli e giornali ben scritti riescono meglio a tenere dietro una rapida circolazione del sapere. Un'enciclopedia Invece, quando esce, è già datata: ci vuole un decennio per pensarla, un altro decennio per farla, altri dieci anni per metterla in circolazione. Intanto le carte in tavola cambiano. Dagli Anni Sessanta all' Ottanta c'è un abisso nel modo di trattare la storia come la linguistica, l'economia come la medicina o la fisica. Come fa un'enciclopedia, con la su pachidermlcità, a tenere questo ritmo?». ROMA — «Non abbiamo certo osato ispirarci agli esempi illustri, né pensiamo di aver creato una nuova formula. Abbiamo soltanto voluto, per quanto era nel nostri mezzi, ridare credibilità all'idea dell'enciclopedia. E, con tutta modestia, spe-. riamo di esserci riusciti» dice Livio Garsanti, arri-. voto alla fine della sua «Europea»; un'impresa varata nel '69 e allora «pensata come un grande paradosso. E adesso è il momento dei festeggiamenti e delle riflessioni conclusive. Per due giorni, ieri e oggi, alla Biblioteca Nazionale è in corso un con¬
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