Nel Medio Evo era lui il miglior cavaliere del mondo

Georges Duby ricostruisce con maestria la vita di Guglielmo il Maresciallo Georges Duby ricostruisce con maestria la vita di Guglielmo il Maresciallo Nel Medio Evo era luì il miglior cavaliere del mondo che vi riconobbero un documento di primaria importanza per comprendere la vita culturale e sociale in Francia e in Inghilterra sullo scorcio del XII secolo. Duby ha messo mano alla lettura e al commento di questa cronaca, composta da un certo Jean il Troviere che pretendeva d'essere uno storico rigoroso, per ricostruire le condizioni della vita feudale. Ne sprigiona un'autenticità che non ha nulla in comune con il tipo di ricostruzione a cui erano abituati molti storici dell'altro secolo. Guglielmo il Maresciallo, cadetto di famiglia abbandonato alla sorte di cavaliere errante, è stato partorito da un universo di uomini e di guerrieri. Mette la sua spada all'azzardo delle strade di Francia e tesse con altri uomini legami di amicizia che possono essere disdetti soltanto a prezzo del disonore. Le donne in questo universo avevano l'unico compito di trasmettere ai primogeniti la fortuna paterna. Non si trovano sotto la penna di Jean il Troviere i toni della «cortesia» propria dei romanzi dell' epoca. I rapporti dei cavalieri e delle dame, truculenti c brutali piuttosto che teneri, non lasciavano spazio ai lunghi discorsi cifrati. Discorsi che qualche volta potrebbero aver coperto passioni non necessariamente di sesso diver-, so. I cavalieri erranti si prodigavano in tornei che Duby descrive. In essi compaiono entusiasmi collettivi non diversi da quelli dei nostri giorni: centinaia di cavalieri, accompagnati dai loro scudieri, si affrontavano davanti a enormi folle. Soltanto la morte distingueva il torneo dalla guerra e il fanatismo dei «tifòsi» accresceva gli ardori e spingeva a conquistare Il racconto di Duby, in pagine brillanti e persino commoventi, si apre sull'agonia di Guglielmo il Maresciallo. I contadini campeggiano davanti al maniero. Durante le settimane in cui lucidamente si spegne, Guglielmo si spoglia di beni e poteri, prima di separarsi da coloro sulla cui solidarietà si fondò l'ordine sociale da lui incarnato. Tutti i legami vengono spezzati, ad uno ad uno, fino al momento del trapasso, quando gli è compagno soltanto il figlio maggiore. , Che spettacolo la dissoluzione delle gerarchie nel momento della morte! Spogliate le cariche, liquidati i beni, resta il corpo che finisce nel rito della morte, non estinzione ma avvento. Georges Duby ha nutrito la sua lettura di questa cronaca con una straordinaria scienza della vita cavalleresca, di cui parla con gusto saporito e concreto. La letteratura a sfondo storico è un genere che si crede superato o fabbricato su un lirismo più immaginoso che preciso. Questa avventura del «miglior cavaliere del mondo» mostra invece che Io humour e l'amore della vita servono 1' autorità dello storico più della tristezza di riflessioni astratte. Jacques Nobécourt bottino e riscatti. Nell'itinerario di Guglielmo il Maresciallo c'è già, con anticipo di secoli, qualcosa come l'ombra di don Chisciotte, anche se Guglielmo non è un idealista. Diventa infatti l'uomo di fiducia del re d'Inghilterra, il pilastro del trono. Lo straccione diventa ricco, il caposcarico si guadagna reputazione di saggio e il re, di cui è stato tutore, lo premia offrendogli, già avanti negli anni, la mano di una ricca ereditiera. lungo arco di tempo. Lettere alla madre soprattutto, e poi al padre, al fratello Antonio, alla, sorella Elvira, In una lettera, forse del 1902, il poeta scrive alla madre a proposito di Gabriellino: -Anche in lui non ho più speranza. Vivacchierà facendo il filodrammatico arrochito-. E In una lettera successiva, del 16 luglio 1903: .Mario e OabrieUino sono con te a Pescara; e io li invidio. Afario non fa che darmi pene e dolori; e anche Gabriellino — che prima mostrava molta buona volontà — ora va deviando-. Sono le prime avvisaglie di un rapporto difficile, che nell'.appendice» di Alatri tocca le punte più patetiche e scure. petrarcheschi e di leopardiani-, che 11 poeta esige di non patire e di non conoscere. Wf Un'appendice del libro di Alatri racconta la triste e in più punti oscura vicenda dei rapporti di Gabriele D'Annunzio con 11 figlio Gabriellino. Dei difficili rapporti con 1 figli (Mario. Oabriellino. Venier) vi è più di una traccia anche nelle Lettere inedite di Gabriele D'Annunzio alla famiglia di origine, uscite a Pescara per le edizioni di «Oggi e Domani», a cura di Raffaele Tiboni (pp. XXVIII, s.i.p.). Anche nel lavoro di Ti boni, che da sempre dedica a D'Annunzio la sua passione di cultore intelligente, ci sono molti spunti curiosi, alcuni preziosi frammenti di rapporti che coprono un Giovanni Testo

Luoghi citati: Alatri, Francia, Inghilterra, Pescara