A Cuernavaca sotto il vulcano di Alberto Ongaro

A Cuernavaca sotto il vulcano A H'intemo A Cuernavaca sotto il vulcano Lo scrittore Alberto Ongaro sulle orme di Malcolm Lowry (pagine 4 • 5) Parliamone NELLA sua ultima riunione il Consiglio di amministrazione del ministero per i Beni Culturali ha «silurato» Dario Durbè soprintendente alla galleria d'arte moderna di Roma, travolto dalla beffa di Livorno. Silurare è termine bellico e marinaresco e non certo ufficial-burocratico, si legga quindi che Durbè è stato sollevato dal suo incarico e messo a disposizione del ministero. Ma l'opinione pubblica, a torto o a ragione, ha letto la notizia come quella di una autentica rimozione punitiva. E ha cominciato a interrogarsi dato che della nostra repubblica tutto si potrà dire tranne che sia pura e dura. Non viviamo a Sparta, né ai tempi di Saint-Just e qualcuno ricorderà che quando anni fa un direttore generale del ministero per i Beni Culturali era stato coinvolto — certo senza sua colpa — in qualche scandaletto valutario nessuno l'aveva «silurato». Verrebbe fatto a questo punto di avanzare qualche considerazione. La prima, moraleggiante e molto banale, riguarda i vasi di coccio e i vasi di ferro: gli uni viaggiano sicuri anche per lunghissimo corso, gli altri si infrangono alla prima tempesta. La seconda, più sottile e di taglio sociologico, riguarda i rischi che corre lo sciamano. Nella nostra società dove l'arte è diventata una religione (oltre che un affare) il miracolo è atteso con appassionata fiducia — specie quando si tratti di un'autentica epifania come nel caso del ritrovamento di opere di un celebre artista —: se non si produce, o, peggio, se si rivela es- to organizzato la beffa di Livorno. In materia d' arte, come già in materia di fede, Io sbaglio non si perdona (o almeno non si perdona ai soprintendenti, diverso è il caso dei docenti universitàri). La terza Considerazione, più complessa, è di carattere burocratico-amministrativo c riguarda la politica seguita dal consiglio di amministrazione del ministero per i Beni Culturali. Perché nella sua ultima seduta molte e gravi sono state le decisioni prese. Ci sono stati spostamenti a dir poco incomprensibili come quello di Liliana Mercando che mentre stava egregiamente portando a termine il riordinamento del Museo archeologico di Torino è stata trasferita a Genova senza tener conto dei sicuri inconvenienti che comporta il cambiar pilota a tre quarti del guado. E questo non è che un esempio. Nessuno si sogna di attaccare il principio della mobilità dei funzionari che è sancito dalle leggi dello Stato. Sarebbe bene però che oltre ai criteri dell'anzianità (e a quelli delle protezioni), si tenesse conto anche di altri fattori quali quello delle specifiche competenze. Anche se nell'ottica burocratica la cosa non cambia, spostare un soprintendente non è la stessa cosa che spostare un prefetto. E si desidererebbe comprendere bene il senso — o i sensi — di queste grandi manovre che si auspica avvengano nella trasparenza più completa e accompagnate dalla più larga informazione. Nascerà altrimenti il sospetto che le nuvole d'inchiostro suscitate dal caso Durbè facciano parte di una politica volta a rendere le acque più torbide, tanto che attraverso di esse non si possa scorgere quanto sta accadendo. te s

Persone citate: Dario Durbè, Durbè, Liliana Mercando, Malcolm Lowry

Luoghi citati: Cuernavaca, Genova, Livorno, Roma, Torino