Quando squillarono le trombe laiche

Protagonisti, motivi e retroscena di una disputa che risale all'unità d'Italia Protagonisti, motivi e retroscena di una disputa che risale all'unità d'Italia Quando squillarono le trombe laiche di ALDO A. MOLA Le dispute sull'ora di religione è cosa antica, In Italia. Nel tetro ricordo dell'Intanila trascorsa In seminarlo, una parte della dirigenza unitaria suonò spesso le trombe di un anticlericalismo pasticcione, secondo II quale bastava mangiar di grasso II venerdì per essere sulla via del progresso e della libertà. Invece di aprire un serio confronto col cattolici propensi a dialogare col mondo moderno — Carlo Curcl, per esemplo —, I laicisti si dettero a cantar l'elogio degli eretici e a elevare monumenti a quelli finiti sul rogo, dimenticando che quel riformatori religiosi avevano spesso nutrito propositi teocratici anche più Intransigenti del Papi cattolici. Cosi un ministro come Nunzio Nasi — che era Ira quanti datavano l'Era Scientifica dal rogo di Giordano Bruno (17 febbraio 1600) contrapponendola a quella Volgare — Introdusse nelle elementari lo studio del «Doveri dell' uomo» di Mazzini: un solo Vangelo, dunque, al posto del quattro di Luca, Matteo, Marco e Giovanni, che pure, Integrati con Atti degli Apostoli, Antico Testamento, Pa¬ tristica e Scolastica, a ben vedere avevan quasi sempre consentito a ciascuno di dire la sua su questo mondo e sull'altro ancora. Per di più, siccome era ministro del re, Nasi purgò II vangelo mazziniano dalle polemiche antimonarchiche. Lo Stato catechista non risultò dunque migliore del curato più retrivo. Quelli erano però anche gli anni nel quali Pio X pretendeva dal fedeli II giuramento antimoderni sta: età di reciproche scomuniche, Insomma. Il Primo Risorgimento, Invece, non era stato affatto né miscredente, né anticristiano. Foscolo — afferma Pellico che lo accompagnava per le vie di Milano nel tempestosi mesi della Restaurazlone Asburgica — rientrava spesso In Sant'Ambrogio, non per abbracciarvi le «Urne del forti», ma per cercarvi una Voce più alta, senza la quale non vi sono né Patria, né umanità. Giuseppe Slccardl (Il ministro che abolì II tribunale ecclesiastico per I tonsurati Indiziati di reati comuni), Pietro Santa Rosa (che rifiutò di barattare l'Estrema unzione col ritiro della sua firma dalle leggi Slccardl), lo stesso Cavour (propugnatore dell'uguaglianza del culti dinanzi alle leggi) non lurono del perse¬ cutori della fede. Proclamando la libertà di coscienza e di culto anche nell'Insegnamento (sino al 1848 ebrei e valdesi erano sottoposti a durissime restrizioni politiche e civili) quegli uomini Incitavano la Chiesa a liberarsi dall'Intolleranza settaria che oggi rende cosi repellenti I santoni (religiosi o di partito) che pretendono di Imporre la loro verità assoluta al loro sudditi e agli Stati propinqui e remoti. La questione dell'Insegnamento della religione nelle scuole pubbliche ebbe risposte diverse secondo le circostanze politiche, più che per profonde convinzione. Un Quintino Sella, per esemplo, Il cui laicismo è stato rievocato nel riuscito convegno torinese pel centenario della sua morte, alla sorella Lucrezia Inviava per conforto della gola un pacchetto di «carammele» e per la elevazione dello Spirito L'Imitazione di Gesù Cristo. Lo statista blellese era poi Il primo a dire che lo Stato non avrebbe avuto più alcun diritto di esigere promesse di lealtà dal Clero II giorno In cui avesse rinunziato a pretendere dagli Impiegati pubblici quel «giuramento» che II ministro Sarti opportunamente abolì per I professori. Nel 1908 —quando la Camera bocciò a larghissima maggioranza la mozione di Leonida Bissolati contro l'Insegnamento del catechismo nelle scuole pubbliche (talora Insegnato da anticlericali arrabbiati, che arrotondavano lo stipendio distorcendo le coscienze degli allievi e a questo modo mostrandosi più clericali del preti) — lu uno del massimi statisti della nostra storia, Giovanni Giolitti, a ribadire II principio cardine di uno Stato laico: «I sistemi non possono essere che tre: o proibire l'Insegnamento religioso od Imporlo, come qualcuno ha pensato, o lasciare la libertà di dare tate Insegnamento a coloro che lo domandano. Quando In una scuola non vi 6 alcuno che sia obbligato ad Insegnare la religione e che sia obbligato ad Impararla, la scuola à laica». La religione sarebbe quindi stata studiata solo e richiesta delle famiglie: era quanto l'uomo di Drenerò aveva appreso dal suo grande maestro politico, Michele Copplno, Quegli uomini avevano dunque fiducia nel progresso verso la tolleranza poi compiuto dalla Chiesa e eanclto dal Concilio Vaticano II e seppero precorrerne II cammino sulla via del sereno confronto tra religioni e Ideologie. L'obbligatorietà del catechismo venne Invece reintrodotta con Giovanni Gentile, in un quadro generale di ritorno al totalitarismo. Ma questo non fu un passo avanti verso la riscoperta del sacro, bensì II ritorno alla strumentalizzazione della fede a fini secolari, In funzione di quel potere politico, una cui fettina fu ritagliata al di là del Tevere per un nuovo sovrano temporale. La comprovata Ininfluenza dell' Insegnamento dogmatico sull' orientamento del cattolici praticanti anche In campi qualificanti (divorzio e aborto, per esemplo) Indica però che oggi la questione non sta nel fatto che sussista o meno un'ora di religione nella settimana di scuola, ma nel contenuti che essa dovrebbe avere. La penosa vloenda della «educazione civica» — la cui Introduzione nelle scuole fu contestuale al crack della disciplina — dice, del resto, che se la Sparta ecclesiastica piange, la Messene laica non ha certo di che sorridere. Molto al di là dell' «ora di religione» è II quadro complessivo della scuola pubblica che attende la convergenza di tutte le energie e di tutte le fantasie disponibili.

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