Giornalisti, diritti di cronaca e il dovere di non diffamare

Convegno a Saint-Vincent su libertà di stampa e difesa della persona Convegno a Saint-Vincent su libertà di stampa e difesa della persona Giornalisti, diritti di cronaca e il dovere di non diffamare Confronto pacato ha attaccato il dire DAL NOSTRO INVIAT' SAINT-VINCENT — -La verità non ù tale se t incesa verità o e incompletaì^J^a Cassazione dico di si. dividendo giuristi e magistrati, giornalisti e uomini politici, come si e notato — se mai v'era bisogno — nel corso del seminario t,-Hbcrtà di stampa e tutela della persona • un confronto chiarificatore-) svoltosi ieri nel salone del Centro congressi di Saint-Vincent, clic l'aveva promosso con il concorso della Regione. Malgrado il titolo ambizioso, la -kermesse- di SaintVincent ha chiarito soltanto che discutere attorno a categorie assolute come quella della verità oggettiva e sempre più duro, crea disagio, diventa fuorviamo. Comunque, i ventisette autorevoli rappresentanti delle cinque categorie invitate (c'era anche riero Ottone per quella degli editori) hanno trovato il modo di vivacizzare ugualmente un confronto condannato dalla sua formula ad esaurire rapidamente l'interesse di partecipanti e pubblico. Si e finito per parlare di tutto: delle contraddizioni citila cultura dei giornalisti (e da parte di importanti esponenti della categoria, da Pieio Ottone a Piero Ostellino). delle responsabilità del potere politico, dei conflittuali rapporti con la magistratura (e anche di magistrati tentati dal protagonismo), di nuove leggi e di autoregolamentazione sul diritto 'inquisito- di informazione. La questione del diritto di cronaca è tale da mettere in discussione grandi principi. Inutile tentare di condizionarla con formule pericolosamente generiche, come quella dell', utilità sociale- dell'informazione di cui tanto si è parlato anche ieri. Per giustificare gli ambiti entro cui esercitare la libertà di stampa in relazione a quella altrui o per ribadire invece la sua fumosità. A Saint-Vincent tutti hanno criticalo la -pedanteria» dei magistrati nel voler regolamentare anche la prosa del giornalista. Alcuni, però (a cominciare dal sen. Bausi. sottosegretario alla Giustizia) si sono fermati qui e altri non si sono spinti molto oltre. I magistrati soprattutto e per dovere d'ufficio, in ogni caso. Valentino Parlato, direttore del Manifesto, è ricorso alla definizione di scontro di corporazioni. Può darsi. Certo è che ieri i blocchi si sono sfumati: da parte di molti (non a caso Enrico Ferri, segretario nazionale dell' Associazione magistrati, ha insistito sull'idea dell'autocontrollo dei giornalisti) si è cercata la via della mediazione, alcuni, poi. dell'una e dell' altra parte, sono passati decisamente nel campo -avversario-. Il caso più clamoroso di -pentitismo- è stato quello di Gianni Letta, direttore del -Tempo'. Significativo per come poteva pronunciarsi un magistrato in quella sede è stato 1' intervento di Paolo VercellO' ne. già presidente del Tribunale per minori di Torino, ora giudice della Corte Suprema, il quale ha sottolinea' lo ì'-obbligo di giudicare» della sua categoria e la con seguente necessità di fissare regole (il caso della prima se zione civile della Cassazione sulla libertà di stampa). Aggiungendo: -Mi va benissimo Amministratori fra magistrati, esponerettore di «Repubblica che la stampa ci aggredisca, ma non perché dobbiamo giudicare-. Contrario ad una «massiccia normativa», Vercellone ha anche indirizzato una frecciata a parte dei suoi colleghi, dicendo che .ri sono troppi giudici che si divertono ad esibirsi. Ed è idiota che i giornalisti li assecondino-. Qui ha toccato un'altra questione dolente, «la sola veramente pericolosa per come hanno giudicato nel luglio scorso sul diritto di cronaca le sezioni penali unite della Cassazione-, secondo il giurista Pietro Nuvolone. Il problema è questo e Nuvolone lo spiega bene: -Dopo quella sentenza non basta più al giornalista appellarsi alla sua buona fede. Ai finì della Quando una sente nti' della Fnsi e politici », Eugenio Scalfari, il condanna per diffamazione diventano sufficienti il mancato controllo della verità sostanziale, come recita il dispositivo della Corte Suprema, e quindi anche 1acquisizione della notizia da una fonte illecita-. Dunque, se un magistrato viola il segreto Istruttorio convocando una conferenza-stampa o confidandosi semplicemente con un cronista, quest'ultimo finisce sotto processo. Da un problema all'altro: il segreto professionale, il diritto del giornalista di non rivelare la propria fonte di informazione. Miriam Mafai, presidente della Federazione nazionale stampa italiana, ha ricordato che una commissione di giuristi e giornalisti • sta studiando una serie di nza della Cassazione - Una sola parentesi polemica: Pannella quale, assente, non ha potuto difendersi punti controi'crsi-, tra cui anche questo, per arrivare rapidamente a delle proposte. Importante, però, nel suo intervento è stata la chiarezza con cui ha ribadito il rifiuto di norme di particolare tutela per la categoria, come Invece aveva prospettato poco prima Alessandro Pace, uno dei molti giuristi schieratisi per la -libertà di informazione e di informarsi- e contro le sentenze della Cassazione. Particolarmente argomentate sono parse le critiche di Antonio Baldassarre e di Stefano Rodotà. Nettissimo è stato anche il giudizio del senatore de Bonifacio, ex magistrato di grande prestigio che, parlando di -riflusso giuridico- e di -sen¬ pone regole ai diritti d tenze messaggio-, ha manifestato la preoccupazione per 1 riflessi pericolosi dcHVcH.unciazione in sistemi rigidi di alcuni principi-. E ha concluso che -nessun potere dello Stato — né il legislatore né il giudice — può dettare decaloghi ai giornalisti-. A parte, quasi dulcis in fundo, l'ennesimo round tra il presente Pannella e l'assente Scalfari. Il leader radicale ha dedicato gran parte dei suol dieci minuti per invelenire la polemica con il direttore di la Repubblica, ricorrendo ad argomenti pesanti (il controllo sulla stampa Italiana patteggiato con settori della P2). E' stata, la sua, la sola nota accesa di una giornata dedicata al dialogo. Alberto daino dell'informazione

Luoghi citati: Ottone, Saint-vincent, Torino