Quanti guai per risola dove Berta filava di Bruno Gianotti

Quanti guai per risola dove Berta filava Quanti guai per risola dove Berta filava Storia fra cronaca e leggenda di un fazzoletto di terra fuori dei confini della città (strada Settimo), ma amministrato da Torino • Gli editti del Barbarossa e le liti per i confini - Un documento del 1031 La città di Torino amministra un'isola misteriosa, ereditata chissà quando e chissà da chi: sorge al di fuori dei suoi 'confini, un fazzoletto di terra grande due volte piazza Vittorio Veneto, campi e capannoni industriali, a ridosso della strada che porta a Settimo. Pochi la conoscono. Eppure è terra torinese da circa cinque secoli. Un tempo apparteneva alla celeberrima Berta degli Arduini, oggi è aggregata al quartiere 20 (Barca, Bertolla e Regio Parco), ma per raggiungerla bisogna transitare in territorio altrui. Non è un caso isolato: in provincia esistono altre 40 isole, molte concentrate nell'Alto Canavese. In comune di Villafranca Piemonte c'è addirittura una zona amministrata da Barge, che e in provincia di Cuneo. In linguaggio burocratico queste curiosità storiche si chiamano 'isole amministrative». In pratica, sono eredità di Carlo Magno e del periodo feudale, sopravvissute a dominazioni e casate diverse, contese a suon di annose liti fra Comuni per definirne competenze, tasse, confini e dazi. L'isola torinese è particolarmente ricca di mistero, di battaglie legali e di storia. Neppure l'archivio comunale, dopo una ricerca durata settimane, è riuscito a scoprirne le origini, l'atto di passaggio alla città: Siamo risaliti fino ai tempi in cui Berta filava — so¬ spira il dott. Bocchino, che da 40 anni spulcia manoscritti e atti legali — ma non abbiamo scoperto perché sia stuta aggregata al territorio comunale-. Molti ricordano i grattacapi che gli abitanti delle Cascine Gioia (cosi si dilaniava la zona all'inizio del secolo), davano ai dazieri di Torino. Settimo e San Mauro. -Erano obbligati a scortarli fino a destinazione — aggiunge Bocchino — per assicurarsi che non facessero contrabbando da un Comune all' altro-. Ma la prima lite ufficiale fra la città di Torino e le allora comunità di San Mauro e Settimo risale a quattro secoli or sono. Nel 1583. finita la prima dominazione francese, un testimoniale conferma che l confini dell'isola erano già contestati: questione di metri, di fossati, di filari presi a punto di riferimento, modificati, descritti con approssimazione in qualche documento e divenuti col passare degli anni fonte di continue controversie. Se ne trovano altre testimonianze a distanza di secoli: nel 1681 la lite continua, coinvolgendo strade e diritti di passaggio. Isola misteriosa (soltanto nel 1909. con 11 primo piano regolatore, ne vennero disegnati 1 confinì) e contesa: ai tempi dei Savola era probabilmente aggregata al Feudo di Stura, che aveva privilegio sul ponte e sul porto di Borgo Monchino (l'attuale piazza Vittorio) per il transito dei soldati verso Casale. Territorio a volte laico, a volte ecclesiastico, la sua storia sembra cominciare proprio dalla contessa Berta degli Arduini. al suoi tempi celebre come una Elisabetta d'Inghilterra o una Caterina di Russia, oggi più conosciuta per l'hobby del filato. >II primo documento rintracciato t del 1031 e attesta la donazione, da parte dt Berta, al famoso monastero ài San Solutore, aJloru fuori le mura, grosso modo doie sorge oggi la facoltà di Economia e Commercio. Un edificio maestoso, rimasto in piedi fino al 1536-, rivela il dott. Bocchino. Ma dopo 150 anni la nostra isola aveva probabilmente eambiato padrone, poiché un editto di Federico Barbarossa conferma nel 1159 che deve pagare le decime ai potenti vescovi torinesi, da sempre ghibellini, leudatari dell'imperatore. Un altro salto di cent'anni, prima di trovare una nuova traccia: nel 1269 il leudo passa ad Alberto di Biandratc. nel 1435 arriva ai Savoia, ancora duchi (diventeranno reali nel 1713). -Il passaggio definitivo deve essere di quell' epoca-, conclude Bocchino. Ma siamo nel campo delle probabilità: il come, il quando e il perché Torino abbia ricevuto quel singolare dono che le ha procurato tanti grattacapi e pochi vantaggi, resta ancora un mistero. Bruno Gianotti