Un «braccio di ferro» a Berna per salvare la scuola italiana
Un «braccio di ferro» a Berna per salvare la scuola italiana Si cerca l'accordo tra governo cantonale e consolato Un «braccio di ferro» a Berna per salvare la scuola italiana BERNA — Circa 500 emigrati Italiani hanno chiesto 1' aluto di Sandro Pertini per salvare la scuola elementare e media «Lombardo Radice» che rischia di chiudere 1 battenti nel giro di un anno se 11 governo del Cantone di Berna e il consolato italiano non troveranno al più presto un accordo. Dopo scioperi, dimostrazioni e trattative a tutti 1 livelli, 418 genitori si sono rivolti al Presidente. Dicono 1 rappresentanti del comitato d'azione delle famiglie emigrate: -Abbiamo raccolto piti di 400 firme perché vogliamo die i nostri figli continuino a frequentare la scuola Italiana. Viviamo in Svizzera, ma speriamo pur sempre di ritornare a casa e desideriamo che i nostri bambini parlino prima di tutto V italiano. Il tedesco deve riìnanere la seconda lingua e non viceversa-. Il problema non è nuovo. La scuola «Lombardo Radice» ha ereditato nell'81 gli studenti italiani della Missio¬ ne Cattolica, che come scuola fu soppressa perché già in contrasto con le disposizioni cantonali. Dei 263 allievi iscritti all'apertura delle •classi a statuto straordinario», ne sono rimasti una settantina, e non certo perché manchino le richieste di iscrizione. Una commissione svizzera vaglia anno per anno le domande e decide a quali studenti accordare il permesso di frequenza. I tagli negli ultimi tre anni sono stati vistosi: 69 «nein» nell'82, 66 nell'83, 68 quest'anno. Molti genitori, vista la difficoltà della prassi, rinunciano fin dall'inizio e ripiegano sulle scuole svizzere. Commenta il console a Berna Alberto Cabassl, impegnato direttamente nelle trattative: -Per legge la commissione svizzera dovrebbe nel casi dubbi di iscrizione sentire il parere del consolato. Ma in tre anni non è mai accaduto che un parere diverso abbia modificato le decisioni elvetiche. Se possiamo essere d'ac- cordo sul principio dell'integrazione degli studenti italiani nelle realtà locali, è evidente che il passaggio da una scuola all'altra avrebbe dovuto essere meno drastico e duro-. Ora, se non interverranno decreti nuovi, la vita della «Lombardo Radice» dovrebbe avere 1 mesi contati. Spiega Hans Strlcker, responsabile dell'Ufficio pianificazione e ricerche pedagogiche del Cantone: -Vogliamo offrire ai figli degli emigrati le stesse possibilità professionali e culturali dei ragazzi svizzeri. Le licenze rilasciate dalla scuola italiana non hanno riconoscimento legale da noi; mollo meglio inserirsi subito in una scuola tedesca e imparare il dialetto bernese. Sono previsti corsi speciali che assicurano agli stranieri le basi della nostra lingua in pochi mesi-. Ma gli italiani rivendicano la libertà di scegliere lingua e cultura in modo democratico. e. st. i
Persone citate: Alberto Cabassl, Hans Strlcker, Lombardo Radice, Missio, Sandro Pertini
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