«Orgia», l'uomo fra Amore e Morte
«Orgia», l'uomo fra Amore e Morte A Parigi in forma di oratorio la tragedia di Pasolini, con la regìa severa di Missiroli «Orgia», l'uomo fra Amore e Morte DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — Non credo che Orgia sia la più teatrale delle sei tragedie di Pier Paolo Pasolini. Troppe volte, nel corso del dramma, un arduo repertorio concettuale s'Ingolfa, fa groppo, stenta, come si dice in gergo, a «passare. dall'Interprete allo spettatore. Tuttavia ritengo che questa sia la più dura, la più intransigente, la più «luterana» tragedia del poeta scomparso: e per questa sua natura di manifesto-testamento penso abbia avuto ragione Mario Missiroli a sceglierla come tributo alla sua memoria, nel decennale della morte, e ad al-, lestlrla nello stesso teatro pubblico che la produsse, con l'autorc-regista, per primo (novembre 1968). D'altronde, e solo ciò conta sulla scena, Missiroli ha stavolta realizzato una delle sue regie più caste e severe, uno dei suol spettacoli di più lucida, profonda disperazione. Lo ha se„u.*o per due ore in un silenzio assorto 11 pubblico che gremiva la sala grande del centro Pompidou a Beaubourg' (la prima mondiale è stata ospite, nel quadro delle manifestazioni Pasolini, del Festival d'Automne): e lo ha premiato con applausi lunghi, intensi, di sincera adesione. Missiroli ha subito inteso che Orgia non è né potrebbe essere la cronaca delle povere emozioni sadomasochlstiche di due coniugi piccolo-borghesi, nel tepore di una doso-1 lata Pasqua romana, né della fuga (o del suicidio?) della sposa-amante-schiava, né delle devastazioni del consorte (solo o vedovo o addirittura omicida?) su una piccola prostituta di passaggio, né del suo estremo delirio fetici- stico e transessuale sino al suicidio per impiccagione. Tutta questa è mera favola, cioè metafora d'altro. Attraverso questa sequenza di fat¬ tacci da «cronaca nera» domestica, Pasolini sviluppa una delle sue ossessioni fondamentali: la «permissività» come la vera prigione dell'in¬ dividuo nelle società borghesi, cui si contrappongono la sua vana fuga all'indietro verso un erotismo di innocente carnalità (la civiltà contadina come pura e peccatrice ad un tempo) e la sua inutile fuga in avanti verso una sessualità «anormale», diversa, assunta senza adesione, quasi a vilipendio di sé, sino alla morte. Ecco perché nello spettacolo di Missiroli la scena, imponente e suggestiva, di Enrico Job — un triplice spaccato di casa, dalle pareti alte e rotanti — è. nel suo grigio nichel, più una reggia da tragedia antica che un interno contemporaneo. Ecco perché dei versi aspri e difficili di Pasolini Missiroli ha voluto rendere soprattutto la densità ideologica e morale, impostando l'interpretazione degli attori sul registro di un controllato «oratorio», che progredisce dal basso verso l'alto, dal sillabato delle sequenze iniziali, sostenuto da microfoni nascosti, alla espansività propriamente melodica delle mediane (il grande monologo centrale della moglie sul rimorso) sino all'urlato delle finali, per concludere di nuovo in «diminuendo» sul sospiroso suicidio del marito. Ma ci sono poi momenti di intensa visualizzazione, quando gli attori, senza abdicare al loro ininterrotto flusso narrativo, fanno «Immagine» sotto o a confronto o con la mediazione di quel gelido, semovente scenarlo: e allora, proprio, lo spettacolo si Impone come una spietata «rappresentazione laica» sull'uomo d'oggi attanagliato al cuore da Eros e Thanatos. Per realizzare una regia come questa, dalla puntigliosa strategia espressiva, bisogna disporre di attori di grande sensibilità e dedizione. Laura Betti è una moglie di un'assorta devastazione, fissa ad un suo remoto miraggio, che rende mirabilmente con le sinuosità e 1 «glissando» di quella voce fonda, di un primigenio vigore. Alessandro Haber è 11 marito, goffo dapprima nel suo vile, quasi burocratico acca> nimento, poi sgomento della sua stessa abiezione, e infine tutto intento, tra stizza e Ironia, a parcellizzarla con metl coloso raziocinio. Bella e fragile, nella sua disarmata nudità. Daniela Vitali, la giova ne prostituta. Dell'accoglienza del pubblico abbiamo detto. Repliche sino al 26 quassù, esordio a Torino la sera del 1° dicem bre. C'è da augurare a Missi roli che gli spettatori torinesi accolgano con la stessa concentrazione del parigini quest'opera, che certo resta difficile e al renitenti potrebbe sembrare addirittura scandalosa. Guido Davico Bonino Applausi lunghi e intensi dopo 2 ore di spettacolo al Centro Pompidou. Mirabile Laura Betti. Haber marito prima goffo poi sgomento. Le scene di Job Alessandro Ilaber e Laura Belli in un momento di «Orgia» di Pasolini: l'I dicembre a Torino
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