C'è sempre più Moser dopo la Parigi sprint

C'è sempre più Moser dopo la Parigi sprint Anche le Sei Giorni utili al trentino C'è sempre più Moser dopo la Parigi sprint Francesco Moser ha vinto a Parigi la sua ventisettesima corsa importante dell'anno, terza «Sei Giorni', dopo Milano e Dortmund. Ha vinto a Parigi, dove all'inizio di stagione, subito dopo il record dell'ora, aveva dovuto subire la coalizione dei marpioni della pista, preoccupati del suo irrompere sulle loro scene. Moser adesso si è «aggiudicato-', come personaggio, anche il nuovo palasport di Bercy. Ogni evento dà maggiore stazza al campione: e i successi, stratificando su di lui, sembrano non appesantirlo. In nove anni di pista è la sua dodicesima vittoria in questi faticosi caroselli, dove per accedere al successo bisogna affrontare congiure e acrobazie, trattative e sudori (freddi e no). Di Moser il compagno parigino, lo specialista olandese Pijnen. ha detto: «E' il miglior stradista che corra su pista ed è il migliore instarci che corra su strada». Dei grandi passisti, soltanto Merchi, con 17 Sei Giorni vittoriose, ha fatto meglio di Moser (il record di vittorie è di Sercu, belga come Merchi; con 88). Moser quest'anno farà ancora la Sei Giorni di Zurigo. Nessun ciclista che non si chiamasse Moser riuscirebbe a fare notizia grossa vincendo una Sei Giorni. Moser ha dalla sua la cosiddetta gra'nde carica umana, ed anche la perfetta aderenza del suo personaggio a tutti i grandi temi, tecnici e non solo, del ciclismo. In un anno record dell' ora, Sanremo, Giro d'Italia, prove in linea. Baracchi, eronascala te. Sei Giorni, e sempre i suoi sorrisi, la sua serenità, la sua disponibilità. Ieri è stato premiato nel pomeriggio a Modena, la sera a Mantova. Sta già pensando al Tour 1985, e non ha smesso di pensare al Giro. Forse rinuncerà a essere il primo uomo al mondo capace di superare i 100 all'ora senza motore e senza discesa: il «siluro- è esperimento so/tstteato e impegnativo, magari Francesco potrebbe «lasciarlo- ad un Bonjempl, ad un Dazzan. Ma se anche rinuncerà, riuscirà a farlo bene, con classe. Ha compiuto i 33 anni lo scorso giugno. Ha famiglia, moglie e due figli. Francesca, due anni, comincia a capire che il papà è sempre via. Carlo ha pochi mesi, frigna e basta. Pare che il prossimo inverno preveda per Moser un po' di riposo: non in Nuova Caledonia, però, ma sulle sue montagne trentine. Lui pedala in gara da oltre due anni. Però sta benissimo, ha un metabolismo incredibile, sa persino mangiare e bere bene. Nel ciclismo si tenta con lui il gioco tentato con Merchi: immaginarlo cioè benissimo, da campione, in tanti altri sport. Per averlo al Tour gli lianno piallato un po'il tracciato. Per averlo ad una cena basta parlargli di bicicletta e di vini. L'altro giorno, applaudito come atleta italiano dell' anno, in un posto bellissimo e ricco, si è scusato con tutti ed è corso a Trento in auto, perché voleva prendere parte al funerale di un direttore sportivo al quale, lui che ha dato tanto a tutti, doveva qualcosa. g. p. o. L'olandese Pijnen (a sinistra) e Moser festeggiano il successo alla Sei Giorni di Parigi