«Mi legarono, ma ero d'accordo Meglio le catene dell'eroina» di Giuliano Marchesini

«Mi legarono, ma ero d'accordo Meglio le catene dell'eroina» Un ex drogato difende davanti ai giudici il fondatore di S. Patrignano «Mi legarono, ma ero d'accordo Meglio le catene dell'eroina» Drammatico racconto del padre d'un ragazzo liberato dalla polizia e morto (suicidio?) pochi giorni dopo DAL NOSTRO INVIATO RIMINI — Piange a dirotto . Luciano Bargiotti, mentre racconta la storia del figlio Leonardo. Il ragazzo, 24 anni, era uno dei tossicodipendenti messi in catene nella coniti nita di San Patrignano: il 28 ottobre '80. fu liberato lnsie me con gli altri dalla polizia. Due giorni dopo era su un treno, con un foglio di via in tasca. Piombò sulla massicciata nei pressi di Castelfranco Emilia, mori poco dopo. . Chissà se fu un suicidio o una disgrazia. Luciano Bargiotti è venuto da Vinchlo del Mugello, per testimoniare davanti ai giù dici del tribunale. Un uomo devastato. Ma trova la forza di protestare: •Mi meraviglio che il padre di Leonardo, con quel che è successo, sia stato chiamato soltanto dopo quat tro anni. Si poteiw fare prima, no? lo 7ton ho saputo quasi niente di mio figlio. Ho parlato con i sostituti procuratori: ?ni è stato detto soltanto che Leonardo fu trovato tra i binari, che spirò in ospedale.: Il presidente Gino Righi gli chiede di raccontare. Deve iurlo, e si scusa con questo padre stravolto. «Afa non si preoccupi, signor presidente, 10 sono qui per dire*. Poi una pausa, perché Luciano Bargiotti va trovando il coraggio di rievocare. «A/io figlio entrò a San Patrignano per interessamento di un suo atnico. Io e •mia moglie eravamo contentissimi: come tutti i genitori che trovano un filo di speranza. Sapete, a noi nessuno aveva mai dato un aiuto di quel genere. Leonardo mi aveva parlato di Vincenzo Muccioli, 11 fondatore della comunità, mi aveva detto che quello era un santone». Luciano Bargiotti si ferma: le lacrime gli corrono per il viso. Ma riprende: «I/n piorno telefonarono dalla comune, ci avvertivano che Leonardo era scappato. Il ragazzo'cómparve a Firenze, però dopa-tìualche giorno tornò a mn'ifìiv Se ne staila sulla spiaggia, e quelli della comunità andarono a prenderlo». In settembre, Luciano Bargiotti ricevette un'altra telefonala da San Patrignano. Leonardo s'era spinto a dire che suo padre era morto, per uscire dalla comune rlminese. -Allora — continua Bargiotti con un tremito nella voce — corsi a San Patrignano. Mio figlio era molto dimagrito, pareva assente, faceva qualche discorso un po' strambo. Dato che il ragazzo non stava bene, pensavo che occorresse portarlo all'ospedale. Muccioli mi rispose: si i>edrà in questi giorni quel che si può fare». Leonardo fuggi un'altra volta, da San Patrignano. Lo rintracciarono a Castrocaro. «In questa cooperativa di Rimini non ci voleva più tornare. Ma poi si coni'inse, e lo accompagnai di nuovo là. Però lui nei giorni seguenti stava ancora male. Allora fissai un appuntamento con Muccioli: era per il 30 ottobre. Chiesi anche se fosse necessario che venisse con noi una persona di nostra fiducia, un'assistente del primario di psichiatria di Santa Maria Nova. Muccioli mi rispose che non c'era bisogno». Luciano Bargiotti non fece in tempo a vedere suo figlio: c'era stata, a San Patrignano, l'irruzione della polizia, che aveva liberato cinque ra¬ gazzi incatenati, «/irrigai e seppi tutto: che il mio figliolo era stato legato, in un canile o in una piccionaia, non ricordo bene, e ette l'avevano portato in questura. Poi più nulla». Quando sali su quel treno, Leonardo aveva in tasca un foglio di via sbagliato: gli avevano dato quello intestato ad un altro ragazzo. Marco Marcello Costi. Luciano Bargiotti è scosso dal singhiozzi: -Lessi sul giornale che era morto Costi. Ma io lo sapevo che ini'eee era mio figlio. Mi misi ad urlare». In questo processo, clic va avanti con le testimonianze, si affollano sofferenze, si susseguono racconti di speranze e di disperazioni, di sconfitte e di vittorie sulla droga. Mau¬ ro Farnett, uno del ragazzi che furono incatenati a San Patrignano, dice: «Quando mi liberarono, ero convinto clic tutto quello fosse stato fatto per il mio bene. Altrimenti, a quest'ora sarei tornato la larva che ero». Farneti è completamente disintossicato, presta la sua opera nel laboratorio di pellicceria della comune, mio ho dato il lavoro, loro mi hanno dato la vita». Dal pubblico si leva un applauso. Anche Gastone Castellani fu tenuto In catene, per diciotto giorni. Ma dichiara che lui era d'accordo anche su quel trattamento. «i4 mio giudizio — aggiunge — quella fu una cosa addirittura indispensabile». Accuse e difese si alternano, per Vincenzo Muccioli. E la figura del fondatore della comune di San Patrignano passa dalle luci all'ombra. Alcuni testimoni, tra i quali un ispettore di polizia, rispolverano 11 «cenacolo» di cui 1' uomo era animatore: Muccioli protagonista di sedute medianiche, «emanazione di un raggio crtstlco». Quella volta che fu visto -procurarsi le stigmate» con un trincetto. Poi, il giorno in cui -fece diventare vino, l'acqua, posando le mani su una brocca. Quando lascia l'aula, Vincenzo Muccioli scuote la testa c dice: «Io qui perdo il mio tempo, a San Patrignano salvo delle vite». Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Castelfranco Emilia, Firenze, Rimini