La mente e gli dei di Gianni Vattimo

La mente e gli dei IL PASSATO NEL CERVELLO La mente e gli dei Nella generale bilateralità del cervello umano — in cui la maggior parte delle funzioni dell'organismo sono dirette da arce di tessuti clic si trovano dislocati, e come duplicati, in entrambi gli emisferi centrali (ognuno dei quali controlla l'attività della metà del corpo simmetricamente opposta) — c'è una importante eccezione: l'area da cui dipende .il funzionamento del linguaggio è localizzata solo ncll'emi.stero dominante, cioè — per la maggior parte degli uomini, che sono destrorsi — nell'emisfero sinistro. I.a zona che, "nell'emisfero destro, corrispon'de a quest'arca, ha invece una funzione assai poco definita, e anzi può sembrare inutile. Da questo enigma ncurofisiologico parte Julian Jayncs* professore di psicologia nell'università di Princeton, per costruire un'affascinante ipotesi sull'origine e la funzione della coscienza. Nel libro su // crollo dilla mente bicamerali i l'origine dilli coscienza (un titolo lungo e complesso, per un'opera straordinariamente chiara e lucida), pubblicato ora in italiano da Adclphi, egli suggerisce che la misteriosa zona dell' emisfero destro che dovrebbe — e potrebbe, data la sua costituzione cellulare — funzionare in modo analogo a quella di sinistra che controlla il linguaggio, sia stata in origine «lasciata libera» per la voce degli dèi. L'apparente inutilità di quest'area, cioè-, sarebbe il lesiono di una funzione del cervello che l'evoluzione della specie ha lentamente eliminato, rendendola superflua e scoraggiandola con una serie di censure sociali (come l'identificare le allucinazioni con sintomi di follia). • Ciò che egli chiama la mente bicamerale è un modo di esercitare il pensiero e vivere la soggettività che ignora ancora l'idea di aurocoscienza, idea che invece a noi appare inscindibile dalla stessa natura umana. Autocoscienza vuol dire autoriflessività, la capacità di guardare a se stessi in una sorta di sdoppiamento: sia la consapevolezza che abbiamo di quel che ci accade, sia la capacità di scegliere tra condotte diverse, sia anche la possibilità di mentire, simulando o dissimulando — sono legate all' idea, che ci pare ovvia, di un io interno distinto da quello esterno, o più in generale di una duplicità del nostro io che, tuttavia, non esclude una identità profonda; è questo, all'incirca, che si chiama autocoscienza. Ora, dice Jayncs, non è affato ovvio che questo modo di essere della soggettività autocosciente sia un aspetto necessario dell'umanità in tutte le sue fasi di sviluppo. Per esempio, come del resto ha mostrato un famoso filologo classico, Bruno Sncll (che Jayncs riprende esplicitamente, e il cui libro su 1m cultura greca e le origini di/ pensiero europio è tradotto in italiano presso Einaudi), l'autocoscienza era ignota agli uomini di cui padano i poemi omerici. Quando Omero dice che i suoi eroi sono guidati dai loro dèi tutelari, che parlano determinando le loro azioni in maniera irresistibile, dobbiamo prenderlo molto alla lettera: non si tratta solo di immagini «poetiche», ma del fatto che I' umanità di quei tempi, non solo in Grecia ma in tutte le società umane in quella fase di sviluppo, viveva la propria soggettività secondo un modello «bicamerale»; l'uomo non si percepiva come soggetto autocoscientc, ma viveva le proprie scelte decisive come provenienti da una divinità esterna da lui. Mettendo insieme indicazioni come quelle di Sncll (e altre provenienti dalle ricerche paleontologiche e archeologiche) con le pròprie ipotesi sull'enigma ncurofisiologico rappresentato dalla dissimmetria tra emisfero destro ed emisfero sinistro, Jayncs propone di considerare gli dèi che guidavano l'uomo bicamerale come prodotti di allucinazioni uditive, voci che venivano cf- fettivamente percepite come esterne, c che parlavano dalla zona ora muta dell'emisfero destro. Queste allucinazioni sono il modo attraverso cui si esercita il controllo sociale sulla condotta dell'uomo primitivo, e nascono sotto la pressione di uno stato di necessità: nel momento in cui passa dalla vita nomade alla vita sedentaria, e in cui i raggruppamenti umani si fanno numericamente più vasti e più complessi, 1' uomo ha bisogno, per organizzare la propria attività, di «comandi» capaci di dirigerlo in maniera continuativa c autorevole, anche quando la voce fisica del capo sia lontana o solo intermittente; e soddisfa a questo bisogno attraverso le allucinazioni uditive che danno origine agli dei. Come mai, pelò, nell'attuale condizione dell'uomo tale aiea risulta muta e gli dèi non ci parlano più (se non in certe esperienze allucinatorie che peto sono generalmente riconosciute come patologiche?). I.a spiegazione è storico-evolutiva: la mente bicamerale serve a costruire società stabili di tipo tradizionale, con ritmi di sviluppo lento, fondate su autorità indiscusse e su una continuità che dipende anche dalla limitatezza di orizzonti e dalla scarsità di rapporti con 1' esterno. Ma quando tale stabilità sociale viene scossa da qualche evento catastrofico, la mente bicamerale si rivela non più adeguata alle nuove condizioni, e sorge la soggettività autocoscientc. Un tale evento si colloca, nella storia che conosciamo, circa alla fine del secondo millennio a.C: all'epoca, cioè in cui grandi sconvolgimenti naturali provocano un'ondata di mutamenti politici, migrazioni di popoli, invasioni, crollo di imperi. Incontrando civiltà radicalmente diverse, e assistendo alla distruzione dei propri ordini sociali, l'uomo bicamerale perde la fiducia nei propri dèi; questi si moltiplicano, dapprima, al di fuori di ogni gerarchia socialmente riconosciuta, c poi, a poco a poco, tacciono. 11 soggetto autocosciente, del resto, non legato da rigide dipendenze teocratiche, da fedi incrollabili, ma più capace di adattai si e di trasformarsi, è anche quello che meglio sopravvive in queste nuove, più incerte condizioni; la coscienza si sviluppa dunque anche in base alle leggi della selezione e dell'evoluzione. La cultura bicamerale, tuttavia, non scompare senza lasciale profonde tracce: il mondo moderno non è ancora totalmente uscito dalla crisi seguita a questo evento. L'età degli eroi e degli dèi è per noi oggetto di rimpianto e nostalgia; certe malattie mentali, come la schizofrenia (che è descritta in genere come una forma di sdoppiamento della personalità), si possono considerare come forme patologiche di regtessione al bicameralismo; e così le droghe, come mezzi per ricuperare condizioni allucinatorie, che sono però, insieme, rassicuranti; e infine i ritorni al sacro che la nostra cultura periodicamente conosce, e gli stessi dogmatismi che talvolta nascono sulla base delie scienze, e che pretendono di ricostruire, su basi scientifiche, teorie forti e rassicuranti come quelle garantite dagli dèi antichi. Tuttavia, pensa Jaynes, la nascita della coscienza è un passaggio difficilmente reversibile, scritto nella configurazione degli emisferi cerebrali, e legato funzionalmente alla struttura più aperta e mobile delle società moderne La situazione presente, seguita al crollo della mente bicamerale, deve essere descritta come una fase di ctisi, come Jayncs sembra, in certe pagine, incline a pensare? Sembra che parlare di coscienza come espressione di una fase critica sia ancora un ennesimo modo di idealizzare e rimpiangere 1' età bicamerale della nostra evoluzione, e di aspettarne un possibile ritorno. Coerentemente con i risultati di Jayncs, dovremmo invece ritenere che la coscienza, lungi dall'essere espressione di una crisi, è il passaggio a una fase di insicurezza, ma anche di apertura, che, almeno per ora, è identica con la stessa umanità dell' uomo. Gianni Vattimo

Persone citate: Bruno Sncll, Einaudi, Julian Jayncs

Luoghi citati: Grecia