Juve per rivivere, Toro per sognare
Juve per rivivere, Toro per sognare Juve per rivivere, Toro per sognare Trap e Radice non riescono ad essere nemici TORINO — Le strade di Trapattoni (45 anni compiuti il 17 marzo) e Radice (verso i 50, ci arriverà il 15 gennaio) si incrociano di nuovo oggi pomeriggio alle 14.25 nel sottopassaggio dello stadio Comunale, quando i due tecnici accompagneranno le loro squadre sul terreno di gioco. Si conoscono bene, da sempre. Gigi è stato un po' il fratello maggiore di Giovanni, quando erano giocatori nel Milan. Si ricordano degli Anni 60 come fossero ieri. Radice: 'Giovanni arrivò in privici squadra, in rossoneri}, che io ero già un anziano. Quando Gipo Viani ci riuniva perché tutti insieme discutessimo problemi ed errori, mi accorsi subito che tipo fosse ii ragazzino. Interveniva con serenità e con decisione, diceva la sua con fermezza malgrado fosse l'ultimo arrivato». Trapattoni: «Quando entrai in squadra, Gigi lo guardavo come un esempio. Mica storie, il '58 a Bruxelles nella finale della Coppa Campioni contro il mitico Real Madrid aveva marcato un certo Di Stefano, e se il Milan aveva poi perso nei supplementari questo ìion cambiava nulla per noi più giovani. Era uno dei forti, solo il suo grave incidente al ginocchio ci ha impedito di giocare più a lungo insieme». Chi va oggi allo stadio, non può e non deve scordare che ci sono amicizia e rispetto in campo (e non solo fra i tecni¬ ci in panchina). -Per noi è facile — dice Trapattoni quasi a scusare in anticipo lo scarso fair play del tifosi più accesi — perché siamo nati nella stessa zona, sette-otto chilometri dividevano le nostre famiglie. Noi a Cusano Mila- nino, i Radice a Cesano Maderno. Identica estrazione sociale, i nostri padri lavorai>ano insieme alla Snia Viscosa...». Stessa operosa ed operaia plaga della Lombardia, stessa scuola rossonera, stessa vo¬ glia (sinora rimasta tale, per motivi diversi) di essere .profeti» sulla patria panchina di San Siro, ed ecco Torino palcoscenico per entrambi. Trapattoni vive la sua nona stagione in bianconero, per Radice è la sesta in granata, con in mezzo il grave Incidente d' auto e qualche Incomprensione. Con modi diversi di spiegarsi, sono entrambi per la massima professionalità: «Credo che siamo uguali — spiega Radice — nel volere che l'allegria non manchi nel gruppo, ma sia... come dire, la conseguenza della coscienza a posto. Insomma, sempre prima il dovere». Sembrano diversi, però, negli atteggiamenti pubblici. «Il fatto è die Gigi — sottolinea Giovanni — è più crudo. Io sono considerato più diplomatico, ma lo faccio con naturalezza, non è uno sforzo il mio». Siete cosi anche dentro lo spogliatoio, alle prese con 1 giocatori? «Per quello cìie so — aggiunge Trapattoni — accade il contrario. Lui credo si sgeli parlando con la squadra. Io ìnagarl mi irrigidisco». Quella di oggi è la «loro» quindicesima sfida in panchina (non solo nel derby). Trapattoni è In vantaggio 6 a 4, più quattro pareggi. Radice vorrebbe rosicchiare qualcosa: «Al minimo non peggiorare la situazione». Basta un pareggio, allora? «Beh, non poniamo limiti alla provvidenza». Gigi comunque non si fida: «Se davvero non c'è Rossi, chissà quale diavoleria mi inventa il Giuan». Il bianconero non cade nella trappola, non accetta il discorso che sia meglio la Juve con una unica punta di ruolo: «lo so soltanto — ribatte all'amico — die a San Siro, dopo tanti acciaccati, ho perso un altro titolare». Cosa vi direte oggi alle 14,25 nel sottopassaggio? Radice: «Basterà una stretta di mano, conosciamo troppo il calcio per bluffare a vicenda». Trapattoni: «Un ciao come massimo. Sappiamo che fra di noi anclie un semplice "in bocca al lupo" sarebbe di troppo, sarebbe falso». Bruno Perucca Il duello Trapattoiiì.Radice visto da Franco Bruna. Giovanni e Gigi certamente non si punteranno mai addosso le pistole
Luoghi citati: Bruxelles, Cesano Maderno, Lombardia, Madrid, Torino
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