E se il pianeta Cina si aprisse all'auto? di Michele Fenu

E se il pianeta Cina si aprisse all'auto? E se il pianeta Cina si aprisse all'auto? Sul futuro dell'auto — industriale, economico e tecnico — si stanno compiendo studi e indagini di portata mondiale. Analisti e ricercatori si interrogano da tempo c, di tanto in tanto, i frutti di questo lavoro vengono portati in pubblico. Cosi è stalo a Torino in occasione di un convegno sul «Futuro dell'auto». Alla riunione, organizzata dall'Anfia, hanno partecipato rappresentanti di tutti i costruttori (salvo quelli giapponesi, forse per non dover affrontare in modo ufficiale certe problematiche), che hanno discusso i temi sollevati da quattro centri di studio: Mit (Usa). Nomura (Giappone), Ocsc (Europa) e Nomisma (Italia). Il succo delle ricerche di questi prestigiosi centri può essere cosi riassunto: l'auto e la sua industria avranno un futuro: questo settore continuerà a mantenere un ruolo cruciale nell'economia dei vari Paesi; i problemi sociali diverranno ancora più gravi di oggi. Secondo gli studiosi americani e europei a fine secolo ci saranno ancora tutti (o quasi) i costruttori attuali, per gli esperti del Nomura solo gli specialisti europei di certe categorie di vetture (Mercedes p Volvo, ad esempio) e — nel campo della produzione di massa — le Case giapponesi. Una previsione, quest'ultima, che è rimasta isolata. Tutti sono d'accordo, invece, nelì'affermare che la crescita della domanda d'auto sarà molto contenuta (2 o 3c'c all' anno) e comunque inferiore agli aumenti di produttività. Tale crescita sarà più rilevante nei Paesi in via di sviluppo. C'è un problema: i Paesi in cui l'automobile potrebbe ancora espandersi sono soggetti o a gravi crisi economiche (Africa e Sud America) o a limitazioni di carattere politico (Urss c Est europeo, Cina). Ecco, la Cina j)otrebbe essere un mercato enorme. .Un abitante su quattro di questo pianeta e cinese — e stato ricordato —. se venissero aperte le porte all'uso privato dell'auto, la situazione muterebbe», Ma queste sono soltanto speranze. Restano sul tappeto molti interrogativi: come gestire una diminuzione crescente della forza lavoro? Fino a che punto conviene estendere l'automazione nei processi produttivi? Come garantire un rapporto organico e flessibile con la componentistica? Le risposte possono essere più o meno ottimistiche. Resta il fatto che l'industria dovrà ancora operare investimenti notevoli (fra I' SO e l'S5 si è arrivati globalmente a 150 mila miliaftU) e, fors&'ticonsidcrare l'elemento uomo. Michele Fenu

Persone citate: Nomura