II giallo di Biella, delitto e suicidio di Remo Lugli
II giallo di Biella, delitto e suicidio Fu l'industriale Pavignano a sequestrare l'imprenditore Serralunga perché aveva bisogno di denaro II giallo di Biella, delitto e suicidio DAL NOSTRO INVIATO BIELLA — Il giudice inquirente ha indicato la soluzione per il giallo di Biella: Nanni Serralunga è stato ucciso dall'industriale Walter Pavignano. Motivo: 11 tentativo fallito di sequestro per ottenere un riscatto che avrebbe dovuto permettere all'omicida di tappare un buco di mezzo miliardo nel bilancio delle sue aziende. La vicenda sembra definitivamente chiusa anche se ci sono alcuni particolari da accertare che però sarebbero solo marginali. Un sequestro che Pavignano ha gestito tutto da solo. Quando è stata trovata la sua vittima, si è sparato. La versione del fatti è finalmente ufficiale. L'ha raccontata al giornalisti il procuratore capo della Repubblica Enrico Gumina in un incontro a Palazzo di Giustizia dove erano presenti anche il vicequestore di Biella, Vincenzo Natale, il capitano dei carabinieri Nedo Lavaggi, il commissario Maurizio Varatela. Un giallo che ha avuto una trama abbastanza semplice, ideata da una mente esaltata, pasticciona, per un omicidio avvenuto alla luce del sole con troppi testimoni, con troppe ingenuità. Il magistrato racconta che la mattina del 10 ottobre Nanni Serralunga, 58 anni, è stato visto tra le 9,10 e le 9,15 transitare alla guida della sua «Saab» per Occhieppo Superiore, paese dove abitava Pavignano. -Su questo particolare non abbiamo l'assoluta certezza — precisa — però bisogna dire che il teste, uno solo, ci è sembrato attendibile-. Non sanno se Serralunga si è fermato a Occhieppo e, se lo ha fatto, chi sia andato a trovare. Sperano di poterlo accertare più avanti. Alle 10 l'industriale è nella sua fabbrica e un'ora dopo ri¬ sale in auto diretto al Golf Club Le Betulle per un incontro riservato ai seniores. Il sequestro avviene alle 11,50 (alle 12,10 Serralunga era atteso al circolo) sulla provinciale Biella-Ivrea. Serralunga ha già oltrepassato Mongrando e sta per superare il bivio della strada che porta a Bornasco. Ma sull'incrocio, secondo la ricostruzione degli Inquirenti, c'è Walter Pavignano che lo aspetta: è a piedi, la sua Mercedes è posteggiata poco più avanti, sempre sulla strada per Bornasco proprio sotto la montagnola dove c'è il capanno con la cisterna. Serralunga conosceva, almeno di vista, Pavignano. E si ferma. Scende dalla vettura e forse con una scusa o con la minaccia della pistola è portato nel rudere, un'ottantina di metri lungo un sentiero vagamente tracciato. Può darsi che Pavignano abbia chiesto un prestito a Serralunga e, al rifiuto, l'abbia ucciso per la rabbia e la disperazione. Oppure che non gli abbia chiesto nulla, ma che volesse proprio sequestrarlo per estorcere denaro alla famiglia. Un interrogativo che non sarà mai chiarito. Certo è che gli spara due colpi di pistola alla testa (all'orecchio destro e all'occipite, da una distanza minima da trenta centimetri a un paio di metri). Le pallottole, non inferiori al calibro 9, trapassano 11 cranio dello sventurato e si perdono nella terra. A questo punto, Pavignano avvolge il corpo nella coperta che teneva sull'auto quando portava 11 cane in viaggio e lo getta nella cisterna. Forse prima gli toglie una scarpa e l'orologio (che non sono mal stati trovati), oggetti che probabilmente avrebbe in seguito mandato alla famiglia della vittima come prova che 1' ostaggio era in mano sua. Alla domanda se Pavignano lo ha ucciso con la stessa pistola con la quale si è poi tolto la vita, il magistrato ha risposto: «Jmpossiolfe stabilirlo perché non sono stati trovati né bossoli né proiettili. Li abbiamo cercati anclie con il metal detector». Un altro mistero. A questo punto, Walter Pavignano nasconde la sua Mercedes forse dietro il capanno, sale sulla Saab di Serralunga e la porta a Biella, nel piazzale dell'ex stazione ferroviaria. Lascia bene in vista sul sedile un biglietto scritto malamente con il normografo: •Preparate i soldi in biglietti da cinquanta e centomila lire-. E, alle 14, Pavignano è notato su una panchina davanti alla stazione in attesa della sua segretaria che venga a prenderlo. Si giustifica dicendo di aver portato la sua Mercedes a un meccanico di Mongrando (la donna è molto stupita perché, quando l'auto aveva bisogno di una riparazione, la portava sempre a Biella) e si fa lasciare nel paese. Poi ritorna a piedi al capanno, recupera la sua vettura e se ne va tranquillamente in fabbrica. Alle 19.15 telefona in casa Serralunga e parla con la moglie della vittima, Magda Gatti. La informa che la Saab è nella piazza della stazione. Si muove la polizia e sulla vettura 11 vlcequestore trova 11 biglietto con la richiesta di denaro. Iniziano le Indagini e molti testimoni affermano di aver visto una Mercedes ferma accanto a una Saab all' inizio della strada per Bornasco. Ma di Mercedes, a Biella, ce ne sono molte e gli investigatori decidono di controllarle tutte. Aldo Popaiz (A pag. 7: «A colloquio con la vedova e la figlia del presunto assassino». DI Remo Lugli).
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