PARTECIPAZIONI STATALI / DOVE VANNO LE IMPRESE PUBBLICHE di Eugenio Palmieri

L'Eni dopo gli anni di fuoco PARTECIPAZIONI STATALI / DOVE VANNO LE IMPRESE PUBBLICHE L'Eni dopo gli anni di fuoco La storia dell'ente dalP81 alP83, i suoi errori e le prospettive future in un documento della Corte dei conti ROMA — Sono duecento pagine firmale dalla Corte del Conti rese note in questi giorni e che racchiudono la storia dell'Eni nel triennio 1981-83. Uno spaccato di come un grande Ente statale possa trasformarsi in un terreno di lotte di potere, di errori manageriali clamorosi e Impuniti, di responsabilità che tra ministri intraprendenti e gran commls troppo accondiscendenti scivolano come acqua sul vetro perché poi a pagare è la collettività. Le perdite dell'Aglp e dell'Aglp Petroli nell'approvvigionamento sono state di 1417 miliardi nell'81, di 1032 miliardi nell'B2, di 581 miliardi nell'83. «E' mancato un disegno strategico-, sostiene la Corte. L'affare Montedison, la cessione degli impianti per la chimica di base, è costato all'Eni 630 miliardi: un'operazione non condivisa dall'americana Occidental che ruppe l'accordo Enoxy e che torna d'attualità perché si riparla con insistenza di un nuovo negoziato con Foro Bonaparte per gli impianti Montedison di Prlolo. Sulla vicenda Eni-Montedison la Corte dà un giudizio «negativo» e pare che Bevlgllo stia resistendo per non accollarsi altri ferri vecchi. Perdite per addetto pari a 36.3 milioni nel settore mlnero-metallurgico, di 29,4 milioni nel meccanotessile e di 13 milioni nel settore tessile «non sono sostenibili né giustificabili». La Corte Invita la Giunta attuale a compiere un'analisi puntuale del rapporto con la Montedison e dei famosi prestiti al gruppo Ambrosiano (alla fine complessivamente 30 miliardi di perdite), per individuare responsabilità. Ouai che la gestione Revigllo ha ereditato. Le cose stanno cambiando? Secondo la Corte del Conti la giunta si sta muovendo unitariamente e ha saputo trovare uno sviluppo strategico dal punto di vista finanziarlo, mentre appare più lenta l'azione gestionale dove pure sono stati fatti passi avanti. La Corte invita anche a tirare la cinghia sulle spese e sulle consulenze per le quali, insieme a studi e prestazioni professionali, nell'83 sono stati spesi più di 26 miliardi. Si fa tra l'altro riferimento a consulenze indicizzate a favore di dirigenti non più in servizio o passati a presiedere altri enti pubblici. I nomi ovviamente non figurano nel documento, c'è soltanto l'importo: 82 e 70 milioni ciascuno. Le linee d'attacco di Revlgllo, che punta con un primo semestre favorevole nell'84 a portare I conti In pareggio nell'85, sono sostenere gli investimenti senza gravare sull'indcbltamento: ristrutturare 1 settori fardello del gruppo: l'Enlchlmlca, la Savio, la Lanerossi, la Samlm. Il merito di Revlgllo — afferma Giorgio Macciotta. autorevole membro comunista nella commissione Partecipazioni statali — è di aver messo ordine nella gestione finanzia- ria. Il presidente dell'Eni, come quello dell'Irl, sta svolgendo un ruolo accettabile per li breve periodo. Manca lo sforzo innovativo a lungo termine. Secondo altri l'Eni si sta trasformando «in un mercante di energia con l'abbandono del ruolo di imprenditore». A Reviglio e Prodi — afferma il responsabile economico del pli, Facchettl — va riconosciuta la correttezza di gestione, ma le ristrutturazioni, come è avvenuto per l'industria privata, passano anche per il ridimensionamento dell'occupazione. Anche ai vertici dell'Eni c'è chi riconosce a Revlglio il merito della stabilizzazione dopo un periodo molto turbolento -in un ente strutturalmente sano e con molti problemi in meno rispetto attiri, ma anche di essere fin troppo prudente, perché non ha un'esperiema di manager, nei confronti del cosiddetto quadro politico». E sia pure sotto la superficie sono tornati i segnali di un braccio di ferro che si riaffaccia non appena si cerca di mettere ordine tra holding e società dove le leve sono rimaste sostanzialmente a uomini legati alla de con contorno'formato' da socialisti e repubblicani i, j Segna 11 passo, e non è un caso, il progetto di dare maggiori poteri ad alcune direzioni della holding per controllare l'attività, anche finanziarla, 1 programmi delle società capo-setto'rc. •Le informazioni — afferma il nostro interlocutore che chiede l'anonimato per non attizzare polemiche personali — ci arriuano con set mesi di ritardo». '.■ : I ■ Il risultato? Che l'organo più importante dell'Ente viene a conoscenza soltanto a posteriori di decisioni e operazioni. «C'è poi sempre in piedi il nodo della vicepresidema rivendicata da alcuni settori della de per Gianni Dell'Orto, membro di giunta, e occupata dal liberale Giignaschi che invece non intende mollarla; Il contrasto a corrente alternata tra il presidente dell'Enichem, Necci, e Trapasso, l'amministratore delegato, che nel mesi scorsi avrebbe manifestato tra l'altro non poche perplessità su una operazione che l'Eni si apprestava a fare e che poi è saltata: l'acquisto della Pierrei passata poi alla svedese Fermenta-. Eugenio Palmieri dAadcldlca | Il presidente dell'Eni, Reviglio/

Persone citate: Bonaparte, Giorgio Macciotta, Necci, Prodi, Reviglio

Luoghi citati: Roma