Dietro il nodo della cravatta

Dietro il nodo della cravatta Fra storia e costume, una curiosa mostra a Palazzo Acerbi di Milano Dietro il nodo della cravatta ; MILANO — Non lasciarsi sfuggire, si abbia simpatia o passione per la cravatta, la straordinaria mostra che, appena inaugurata a Palazzo Acerbi, vi resterà aperta fino a tutto il 14 dicembre. Ideata e progettata da Gherardo Frassa per la Piemmei-Promozione Moda Italiana, è un' incursione totale nel territorio sconfinato della sottile striscia, che da più di quattro secoli stringe il collo dell' uomo. ( | L'Italia è il. numero . uno mondiale nella moda maschile, la cravatta ne è il sintetico simbolo e ne costituisce una delle tre componenti primarie dell'export, se sul totale delle cravatte di seta indossate in tutto il mondo due terzi sono «iliade in Italy», grazie al gusto e allo stile dei nostri produttori. Ma la cravatta è oggetto di collezionismo, disperante nella sua varietà; è segno culturale di rappresentazione di sé — i farfallini di Vittorio Orefice, le cravatte di Renzo Arbore, un aneddoto per ognuna — entra nel fumetto e caratterizza i Righeira come certi ritratti di Nadar. E' sempre un messaggio: «Crei ha fatto la mano ai problemi attuali della semiologia — dice Umberto Eco — non può più annodarsi la cravatta la mattina sema avere la netta sensazione di fare una seel- ta ideologica... di stendere una lettera aperta... a coloro che incontrerà nella giornata-. La mostra milanese di quest'importante accessorio che è la cravatta traccia una storia e una filologia, una prassi in un allestimento di fantasioso e puntuale impatto. C'è il «museo» della cravatta per immagini. La cravatta nasce guerresca, è il focale (da fauces, gola) al collo del soldati romani, diventa decorativa gorgera nel Seicènto, ehtfa alla 'fine drqttè1 sto secolo, ufficialmente nella storia aell'aoblgflaméntó'éjijn 11 nome di «cravatta». Annodarla diverrà un'arte e alla mostra figurano ventuno del novantotto modi indicati nel famoso trattato di Le Blanc (1930) su -L'arte di mettere la propria cravatta-, ogni nodo ha un nome: all' Infigarda, all'Ercules, alla Matematica o alla Sentimentale, su consiglio del Conte della Salda. Per autore e con¬ sigliere due pseudonimi che indicano la moda dell'amido per irrigidire la vasta cravatta bianca: presto inamidato sarà anche 11 collo della camicia e Fabio Inghlrami ne ha portato alla mostra una sua piccola collezione. In quanto al nodi, il numero è cresciuto per via, ne esistono quasi duecento, ma oggi il più usato è quello «four in hands», in quattro mosse della mano. E ai quadri esplicativi si fermano le donne, nuove, destinatarie della cravatta, anche sè alla mostra figurano documenti del suo uso -nell'abbigliamento femminile dal Settecento a Coco Chanèl. Una cravatta degna di questo nome non è una striscia di stoffa qualunque, nasce da un taglio di apposito tessuto per le due varianti carré o square o pannello dalle precise proporzioni e a farfalla. Alcune sale sono dedicate, alla mostra, al materiali, campioni del passato con qualche rarità e di oggi, saglle, faille, ottoman, velluto, sete, denlm per cravatte a motivi con marche di auto, divise, animali, fiori, segni zodiacali. ' In mano al creativi, fotografi, artisti del cavalletto, della scena, del cinema, la cravatta diviene immagine sensuosa, si dilata In maglietta, è stampata su poltrone d' avanguardia, è scultura e assemblage in opere di artisti di oggi, mentre risplende al collo di Rodolfo Valentino o di Oary Grant, impeccabile per i BeUlttlH'psichedelica per gli idoli dell'hard-rock, appare In maglia e mozza per lo sportivo, sottolinea la personalità di Einstein o di Gianni Agnelli.. Ma il clou della mostra è un salone d' onore, dedicato alla più classica delle cravatte: la reglmental. Vi è ricostruita la serie completa delle cravatte con 1 colori e le righe del 176 reggimenti inglesi. Lucia Sollazzo

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