Ancora guerra sui confini Gran Paradiso in pericolo di Giorgio Martinat

Ancora guerra sui confini Gran Paradiso in pericolo I conflitti fra Stato ed enti locali paralizzano il Parco Ancora guerra sui confini Gran Paradiso in pericolo Ingovernabile il Consiglio d'amministrazione ■ Polemiche sull'uso turistico della riserva DAL NOSTRO INVIATO AOSTA — Burrasca sul Parco del Gran Paradiso. I colloqui con cui, faticosamente, si cercava un accordo per deciderne il futuro sono interrotti; 11 Consiglio di amministrazione è mutilato per le dimissioni di due membri valdostani, 11 vicepresidente Vittorio Dupont e il segretario Costantino Pramotton; scritte minacciose sono apparse sulle strade della Valsavarenche; un casotto di sorveglianza è stato devastato e un'auto a fari spenti, senza targa, ha tentato di travolgere un guardaparco. E' stata la delibera con cui poco più di un mese fa, 11 B ottobre, il Consiglio di amministrazione ha deciso di «palmare» 1 confini ad aprire le ostilità. Ascoltiamo le due parti, che ormai si fronteggiano apertamente. Dice Mario Deorsola, presidente dell'ente Parco, architetto, gravemente ferito dalle Brigate rosse il 17 dicembre 1978 ('Deorsola, ieri gambizzato. Domani?' dice una scritta minatoria apparsa sull'asfalto alla curva sotto 11 Bulllet della strada della Valsavarenche): «Sono stato costretto ad applicare la legge. Nel dicembre del 19S3 ho ricevuto dal pretore di Torino, sollecitato da organizzazioni naturalistiche, una comunicazione giudiziaria per omissione di atti d'ufficio. V omissione riguarda, appunto, la mancata patinatura dei confini del Parco, secondo i decreti del ministro dell'Agricoltura Marcora e del presidente PertinU. .Avevo tentato in tutti i modi — prosegue — di raggiungere un pacifico accordo attraverso consultazioni con la popolazione del Parco. Nel marzo dell'83 avevamo redatto uno schema di piano di sviluppo, sul quale le comunità montane delle Valli Orco e Soana per parte piemontese e del Grand Paradis per parte valdostana avrebbero dovuto esprimere un parere. Ma mentre la prima entro i termini stabiliti, cioè a fine dello scorso settembre, aveva presentato le sue controposte, non altrettanto aveva fatto la comunità valdostana. E allora si è deciso di deliberare, intanto, la patinatura provvisoria del parco in attesa del termine delle consultazioni'. DI qui le dimissioni di Dupont e Pramotton, lo scoppio della «guerra del confini». Ed ora, che cosa accadrà? • Nella prossima seduta del Consiglio del Parco, convocata per il 20 novembre, si cercherà di ricostruirlo con la nomina di un nuovo vice-presidente e di un nuovo segretario, e di andare avanti*. Ma non sarà facile. Da parte valdostana si annuncia un ricorso al Tar per la «delibera delle paline», sono già stati presi contatti con l'avvocato Corrado Vittorio Dayné di Aosta. Parlo, nello studio di quesf ultimo, con 11 vice presidente dimissionario Vittorio Dti pont. Non è facile capire le ragioni della contesa. Lo stesso Dupont riconosce che le nuove paline modificheranno l'area del Parco in misura inferiore all'uno per cento. Nessuno mette In dicussione l'esistenza della più antica e della più bella tra le riserve naturali italiane, entrambe le parti ne riconoscono la possibilità di sviluppo secondo due direttrici: la valorizzazione del turismo e 11 ripristino del vecchi alpeggi abbandonati. 'A me — aveva detto Deorsola — interesso rendere com¬ patibile là vita dell'uomo con il posto in cui vive, promuovendo tutte le attività che non minaccino la salvaguardia dell'ecosistema: E qualche giorno fa la comunità montana del Oran Paradiso aveva concluso la sua ultima riunione ribadendo di volere 11 Parco. 'Ma — aveva aggiunto — non accettiamo imposizioni e atteggiamenti intimidatori'. E' in questa frase che sta il nocciolo del problema. «JVon è ammissibile — dice Dupont — che ogni iniziativa urbanistica sia soggetta a una triplice autorizzazione: del Comune, che pure la rilascia secondo un piano regolatore che il Parco stesso Ita già approvato, dell'Ente Parco e della Soprintendenza ai beni culturali: Insomma, il vero conflitto è tra Stato e automle locali. Naturalmente, anche la concordia sugli obbiettivi di massima per lo sviluppo del Parco svanisce quando si parla del modo con cui conseguirli. Mario Deorsola vorrebbe «nuove forme di turismo: un turismo ecologico, regolamentato, degno di un parco così prestigioso' e Dupont oppone a quest'esigenza di qualità anche un discorso di quantità: «X<imitere l'afflusso significa la morte di Intere vallate. Un autentico genocidio. Nel Comune di Valsavarenche i residenti sono ridotti a 206; in quello di Rhémes-Notre Dame a un'ottantina. Tutti a livello di pura e semplice sopravvivenza. Il parco porta turisti per due, tre mesi V anno: non è pensabile che possano dare da vivere per dodici mesi'. E allora 11 discorso si allarga, in maniera preoccupante per un naturalista anche se giustificabile sul plano umano, a «piccoli comprensori sciistici, ben delimitati, che consentano di sfruttare anche d'Inverno le capacità ricettive'. Anche l'accordo sul recupero degli alpeggi è più appa¬ rente che reale -.'Deorsola dtee di volerlo promuovere — sostiene Dupont — ma poi il Parco ostacola la realizzazione di strade per arrivarci, e senza strade il recupero è inutile-. Non sono problemi insolubili: si possono contemperare le opposte esigenze, salvare la natura Insieme con gli uomini. Ma per farlo è necessa¬ rio 11 dialogo, che ora si è interrotto. 'Io credo fermamente — dice Deorsola — che la politica del civile confronto paghi e quella dello scontro nuoccia a tutti: Ma dall'altra sponda si ribatte 'Che non si possono continuare i colloqui con il coltello alla schiena'. Dove 11 coltello e 1' Intervento autoritario dello Stato. Giorgio Martinat

Luoghi citati: Aosta, Comune Di Valsavarenche, Torino, Valsavarenche