Cara Enciclopedia

Cara Enciclopedia MENTRE FINISCE LA GARZANTI Cara Enciclopedia Considerate alla luce del contesto culturale, cosa significano le enciclopedie? Il loro apparire è un sintomo positivo o, come vorrebbero alami, negativo? Sono domande queste per le quali ho sentito, di volta in volta, risposte assai diverse e contrastanti. Per alcuni (e anche per intellettuali di livello assai alto) la nascita di un'enciclopedia è il sintomo del decadimento della vivacità culturale, della sclerosi e della mummificazione codificata di quanto è stato raggiunto in epoche di creatività e di indagine, cioè nella fase ascendente di una società, nel suo periodo di sviluppo economico e di apertura politico-sociale. Un celebre storico dell'atte (che apparteneva a chi la pensa cosi) citava sempre come esempio supremo le Etimologie di Isidoro da Siviglia, il grande spagnolo del settimo secolo, la cui opera restò per quasi mezzo millennio un cardine del sapere per l'Europa, che vi attinse come a una fonte di verità assoluta. Altri, invece, ritengono che un'enciclopedia appare quando più vivo e il dibattito di idee nuove, più ricco l'apporto di scoperte scientifiche e tecnologiche, quando cioè si verifica una netta frattura tra il vecchio (che si riflette negli ordinamenti sociali e nelle infrastrutture relative) e il nuovo, che preme sostenuto dall'entrata nell'arena politica di nuovi strati sociali; e in proposito si cita, come esempio insuperabile, la grandiosa Enciclopédie della Francia illuminista. C'è poi chi si rifiuta di consultare opere di questo genere, ritenendole deviami oltre che nocive, e c'è chi, al contrario, se ne serve di continuo e con molto profitto (io appartengo al secondo gruppo). Il fatto è che sotto il termine di Enciclopedia vengono accostate alla rinfusa opere di carattere assai diverso: da un lato le pure e semplici compilazioni a carattere informativo (e compilazioni spesso indiscriminate e caotiche, come è il caso del sivigliano Isidoro), dall'altro opere anch'esse informative, ma sorrette da una nuova e fertile interpretazione dei dati raccolti (e questo è quanto rende cosi straordinaria 1'' Enciclopédie di Diderot e d' Alembert). Ma è lecito condannare, come frutto di saccenza confusionaria, un'opera gigantesca come quella di Isidoro? Se un qualsiasi giudizio è vano, qualora non tenga nella dovuta considerazione il contesto storico e sociale in cui vide la luce l'oggetto considerato, bisogna dire che anche le vituperate Etimologie hanno meriti grandissimi: perché, assieme alle favole irrazionali della mitologia religiosa, esse ci hanno tramandato (nell'epoca del più grande disastro culturale mai occorso) una quantità di dati del sapere greco e romano, il che non è piccolo merito. Il dibattito sull'utilità e il valore di opere del genere non ha senso; piuttosto, il giudizio dovrà essere soltanto quali tati vo, specie in un'epoca, comela nostra, in nii l'apparizione delle enciclopedie, oltre a essere spesso un fatto nazionale, continua a moltiplicarsi, sotto le due diverse ramificazioni dello schema monografico, che nello stesso tempo è selettivo, e dello schema universalistico nel quale tutte le possibili vóci sono incluse. ★ ★ Dirò qualcosa che a molti parrà empio (l'ho sentito ripe tcre spesso) ma a mio avviso un perfetto risultato del sccon do impianto è stato da noi raggiunto dal Dizionario Enei clopedico Italiano, che ha visto la luce dal 1955 in poi a mra dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana: a consultarlo non ne sono mai rimasto deluso, e ne sento moltissimo la mancanza quando non ce l'ho sottoma no. Un esempio invece di de plorevole compromesso tra le due concezioni è XEnciclopedia Universale dell'Arte, pubblicata a partire dal 1958 dall'Istituto per la collaborazione culturale: vi si trovano voci eccellenti e un magnifico corredo illustra tivo (conosco chi ne ha acquistato due copie, onde poter ri tagliare le figure applicandole su cartoncini e gettando via i' testo). Ma, a consultarla ci si chiede quale sia stato il criterio che ha escluso, ad esempio, Carlo Crivelli e ha invece privilegiato il Magnasco o il Guardi; viene il sospetto che nella gestazione si siano scontrati due concetti opposti, quello tradizionalistico, che voleva presente il massimo numero di voci dedicate ad artisti e tecniche, e un approccio più serrato, a tipo monografico. Uasata esclusivamente su quest'ultimo è poi apparsa 1' Enciclopedia dell'Iìditore Einaudi: opera di livello assai alto, ma talmente alto da suscitare la rabbiosa reazione di chi non ha i numeri per consultarla. In effetti, l'Enciclopedia Einaudi è caratterizzata da connotati high Lrow (anche nelle illustrazioni, spesso stupefacenti) da escluderla dalla fruizione comune e diffusa; fatto è che un'opera di meriti eccezionali (in cui spesso si incontrano voci di apertura davvero rivelatrice) è rimasta sottovalutata, sì che è diventato un luogo comune vilipenderla e criticarla nei salotti e salottini dove si radunano i rappresentanti del livello 13 e C di certa intcllighentija, cui la lettura ad esempio del volume 15, dedicato alla Sistematica, non può che rimanere molto, molto indigesta. * * • Da noi, il vezzo dell'enciclopedia a ispirazione nazionalistica e politica non ha mai, per nostra fortuna, preso piede. Si sente dire che a tale genere appartenga la celeberrima Enciclopedia Italiana, o Treccani: ma e obiezione vera? A parte talune presenze inevitabili nel periodo in mi venne realizzata quella monumentale impresa, essa resta tuttora una delle più felici, utili e scric enciclopedie di tutti i tempi. Se non altro, essa non contemplava i fogli di aggiornamento, con la damnatio memoriae, di cui si sente dire a proposito dell'i?»ciclopedia Sovietica, dove le voci verrebbero aggiornate a seconda dei dirottamenti ideologici del Partito, con la conseguente morie per stampa di coloro che hanno subito condanne per deviazionismo, revisionismo, ecc. ecc. Resta però ovvio che un discorso esauriente sulle enciclopedie che hanno visto la luce in questi ultimi quaranta anni comporterebbe un tempo assai lungo, anche al solo elencarle; e spesso si tratta di realizzazioni di meriti insoliti, come la straordinaria Enqc/opacdia Judoka (edita a Gerusalemme nel 1972) o la E.ncyclopacdia Univcrsa/is, pubblicata a Parigi, i cui volumi di supplemento annuali la rendono costantemente aggiornata (anche se, personalmente, la trovo poco invitante). E questo, per non citare le opere tuttora in fieri (come la Enciclopedia Bompiani, prevista in 26 volumi più due di indici) e per limitarsi ai casi positivi, tra i quali la Enciclopedia Europea dell'Editore Garzanti, di cui è apparso or ora il dodicesimo e ultimo volume: un' autentica novità e, nel contempo, la chiave che la rende preziosa. Non per assumere il ruolo di trombettiere pubblicitario di una persona che conta, ma questa volta Livio Garzanti 1' ha azzeccata in pieno. Il volume di chiusura e infatti una grande sorpresa (ignoro se ne esistano precedenti); esso è un volume di bibliografia, articolata per sezioni, mi fa seguito un Sommario generale. L'insieme risulta di enorme utilità, specie per chi considera un' opera del genere non solo strumento di consultazione, ma mezzo di ricerca e di ausilio; e le sezioni che ho avuto modo di leggere quali campioni sono risultate tutte ineccepibili, essenziali e molto aggiornate. Tante e tante sono le critiche e le condanne mi (spesso giustamente) può essete sottoposta l'Italia d'oggi; ma si concederà che il suo fermento intellettuale e la sua vita culturale sono eccezionalmente intensi: ne sono prova tra l'altro opere come quest'ultima Enciclopedia, con l'enorme lavoro che ha comportato, e la intelligenza che l'ha sorretta. Federico Zeri Diderot e d'Alamberl (dall'i Encyclopédic», ed. F. M. Ricci)

Persone citate: Carlo Crivelli, Diderot, Einaudi, Federico Zeri, Livio Garzanti, Magnasco

Luoghi citati: Europa, Francia, Gerusalemme, Italia, Parigi, Siviglia