Chi vuole rifare il Colosseo

Chi vuole rifare il Colosseo PERCHE' SUSCITA DELUSIONI LA SINISTRA IN CAMPIDOGLIO Chi vuole rifare il Colosseo Dopo trentanni di malgoverno de, le nuove giunte avevano suscitato grandi attese - Ora i giornali e le associazioni che avevano appoggiato i sindaci Argan, Petroselli e Vetere moltiplicano denunce e attacchi - Traffico impazzito, inquinamento atmosferico, espansione edilizia, mancato recupero del centro storico • Monumenti e spazi verdi: impieghi avventati e singolari proposte DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Nell'estate elei 1976 la capitale ebbe un'amministrazione ài sinistra per la prima volta nella storia del dopoguerra (è lontana nel tempo l'esperienza del sindaco Nathan, tra il 1907 e il 1913). La giunta presieduta da Giulio Carlo Argan fu accolta con grandi speranze, dopo decenni di malgoverno che aveva prodotto il .terzo sacco di Roma". A otto anni di distoma il coro di incitamenti diventa un coro di crinelle. Un urbanista e storico non sospetto, Italo Insolera, parla di .scivolamento progressivo-. I giornali e le associazioni culturali che avevano appoggiato Argan, Petroselli. poi Vetere, moltiplicano denunce e attacchi. La -Lega ambiente-, espressione dell' ecologia giovane di sinistra, documenta in un libro bianco una serie di errori vistosi, di impegni non jnantcnuti, di contraddizioni. Si potrebbe pensare a una manovra elettorale, pilotata da forze che insistono sulla Questione morale, sfruttando il giallo dell'università di Tor Vergata (tuttora da chiarire) e dimenticando con disinvoltura incredibile le loro responsabilità nella rovina di Roma. Ma lo scontento ha altre motivazioni, più palpabili. Potremmo individuarle in quattro punti: il traffico impazzito e l'inquinamento atmosferico, la politica di espansione edilizia che ha dii'orato ogni giorno tre ettari di campagna fertile senza placare la fame di case, i mancati interventi nel centro storico, la caduta dell'impegno per il verde, per il Tevere, per il litorale. Sembrano dissolte le grandi attese destate da iniziatila lodevoli come il grandioso recupero delle borgate abusive (800 mila vani fuorilegge), l'apertura al pubblico di Villa Torlonia, i centri per anziani, i campi-gioco e i primi parchi delle periferie, i progetti per i Fori Imperiali e lAppia Antica. L'amministrazione del sindaco Vetere viene incolpata di debolezza, tanto piii quando si parla di traffico. Chi ha fatto recenti esperienze in automobile a Roma può confermale l'impressione di una città soffocata dalla circolazione febbrile e dal turismo (i pullman dei pellegrini). Una città dove si lotta a colpi di paraurti e di clacson per passare a un incrocio, ovviamente ignorando il rosso e il verde, sotto gli occhi di vigili che spesso hanno l'atteggiamento di spettatori neutrali. Nel centro storico gli automobilisti abusivi c quelli troppo largamente tollerati (vedi le automobili dei partiti) scavalcano i marciapiedi per entrare nelle zone pedonali, lottando con la marca di gente che dilaga tra Piazza di Spagna e il primo tratto di Via del Corso. Una parte di Roma sempre più simile a una fiera, congestionata finché sono aperti i negozi, deserta la sera, percorsa a notte alta da folli velocisti motorizzati, a volte con targa della polizia. La popolazione di Roma non cresce più, da alcuni anni. E' ferma sui tre milioni di abitanti. Mentre le case sembrano essersi rarefatte benché il Comune abbia costruito o favorito la costruzione di appartamenti per decine di migliaia di vani, le automobili sembrano essersi moltiplicate. La disordinata dislocazione di uffici, ministeri, centri commerciali, scuole, quartieri residenziali, provoca una quantità enorvie di sposlamcnti iU'vìezzi privati e su strade inadatte. E' uno dei risultati della politica urbanistica del passato, imputabile in minima parte alle amministrazioni di sinistra. Queste hanno però il torto di non averla bloccata e invertita, di non aver attuato una pianificazione effettiva e un sistema di trasporti integrato con le linee ferroviarie esistenti attorno a Roma, per evitare la pressione sul centro. I benefici della metropolitana si sono ormai esauriti. Si poteva rimediare in otto anni agli errori e alle colpe del trentennio democristiano? All'interno degli istituti culturali che raccolgono gli specialisti nel pianificare e nel progettare, le posizioni sono variegate. Trovo grande prudenza. Gianluigi Nigro, segretario generale dell'Istituto riazionale di urbanistica, mi dice: «Sottolineo che questa è un'opinione personale. Mi sembra che la situazione odierna sia dovuta alla mancanza di una visione di Insieme. La gente non ha più fiducia nei piani, rimasti teorici. L'operazione Colosseo, con l'impianto dì una mostra nel monumento, ha tolto.credibilità anche al progetto del parco archeologico. C'è stata una serie di errori, ultimo quello del plano per l'edilizia economicopopolare». Non lontane sono le posizioni dell'architetto Sara Rossi, appartenente alla giunta dell'Istituto nazionale di architettura. Precisa a sua volta di non parlare per delega e mi dice: «Il piano regolatore generale è stato manomesso, stravolto dalle varianti. Ormai non esiste più. Si susseguono le proposte e le iniziative a ruota libera, al di fuori di un disegno strategico. I piani per 1' edilizia popolare, in parte validi in parte no. cadono nel vuoto urbanistico». L'ultimo piano comunale di case -popolari, per 150 miliardi era stato duramente criticato giù lo scorso anno da .Italia Nostra, come un ritorno a dannose espansioni sul territorio agricolo. Espansioni ingiustificate se all'interno della città 50 mila alloggi sono vuoti. La .Lega ambiente, attacca da sinistra lo stesso piano (bloccato nei giorni scorsi da un infortunio dell'amministrazione capitolina). «E' profondamente sconfortante che si indulga ancora al vecchio mal della pietra e alle tentazioni demagogiche» leggo nel libro bianco della .Lega ambiente.. Le sue richieste sono perentorie: blocco di qualsiasi espansione, interventi nel centro storico per recuperare le abitazioni in cattivo stato e tutte quelle disponibili, creazione di una cintura di verde agricolo attorno a Roma. Dovrebbe essere decisa la chiusura progressiva ma seria del centro storico al traffico automobilistico, con creazione di parcheggi ai bordi e potenziamento del trasporto pubblico ricorrendo ancìie a mezzi elettrici, non inquinanti. Nel centro storico si è estesa la trasformazione, silenziosa e largamente abusiva, che ebbe in anni ormai lontani il suo modello a Trastevere. A questa trasformazione, che ha i suoi aspetti meno visibili sui tetti (alzati o sfondati per tirar su mansarde lussuose con giardinetti pensili) doveva contrapporsi un vasto programma di interventi pubblici nelle parti malandate e povere del centro storico. Ma i privati hanno proseguito sulla strada della speculazione immobiliare, comprando a tutto spiano case occupate nei dintorni del Cotosseo, del Ghetto, di Campo dei Fiori, per passare subito agli sfratti e al restauro con destinazione a uffici o residenze di lusso. L'amministrazione comunale ha preferito puntare sui nuovi quartieri periferici, limitandosi a un solo intervento sulle abitazioni antiche, quello del rione Tor di Nona. Un episodio isolato e non concluso mentre si affacciava l'insidiosa* teoria del 'riempimento dei buchi.: costruire sugli ultimi spazi liberi net quartieri antichi, come se i vuoti e gli stacchi tra edifici incutessero orrore. Ne è alfiere un assessore che è ancìie un famoso architetto moderno, Carlo Aymonlno, autore del progetto di un nuovo museo della scienza nell'antica via Giulia. «Progetto da spiegarsi soltanto in chiave di monomania architettonica», annota Fabrizio Giovenale. Roma fa gola agli architet¬ ti, ansiosi di lasciare nel secoli il loro segno, come Iiorromini. E l'amministrazione comunale ne accontenta una parte con gli incarichi, ben dosati, per i grandi quartieri esterni (qualche lettore ricorderà il mostro del Corviale, Tor Bellamonaca, il Laurentina) lasciando in sospeso i progetti 7iel cuore antico. Qui all'inerzia si è sommato il cattivo uso degli spazi esistenti, tanto più di quelli verdi, cominciando da Villa Borghese. .Holiday on ice. e un grande circo al Parco dei Daini, il campeggio per 35 mila pellegrini autorizzato sulle aree espropriate al Pincto per fare un parco pubblico. L'assessore Nicolini, accolto inizialmente con simpatia per le sue invenzioni allegre dopo tanto grigiore, ha mostrato la mano pesante nelle sue .estati romane.. Il Circo Massimo spaccato da bandoni di lamiera, nel febbraio scorso una parte di Villa Borghese trasformata in un •megalunapark carnevalesco che assume il valore di una sfida- dice Italo Insolera. Dello stato di Villa Torlonia e di Villa Pamphili diremo in un altro articolo: la cultura del verde sta diventando un ricordo? Non si poteva pretendere che l'amministrazione di sinistra risanasse in pochi anni il corpo infetto e disgregato della capitale. Ma il sindaco e alcuni assessori avrebbero conservato consensi e appoggi se non si fossero chiusi in un atteggiamento di testarda difesa. Dice ancora Italo Insolera: «Lo scivolamento del Comune va analizzato senza presunzioni né arroganze da una parte o dall'altra. Senza credere di essere Pio VII, come l'assessore Aymonino, il quale ha proposto di ricostruire il Colosseo». Mario Fazio j' V'i'ri""'''""iri Roma, l'uo scorcio del Colosseo dot'è allestita la mostra (.L'economia italiana tra le due guerre»; un'iniziativa che fa discutere (Dufnto)