UN TEOLOGO NELLA RIVOLUZIONE di Sergio Quinzio

Tra Marx e l'anima UN TEOLOGO NELLA RIVOLUZIONE Tra Marx e l'anima Se il marxismo è penetrato in Russia, lo si deve alla medicone di autori che poi, dopo l'esperienza marxista, sono approdati alla tradi?ionc della Chiesa ortodossa: P. Ci. Struvc, S. N. Bulgakov, N, A. Berdjaev, S. L, Frank. Il loro |Krcorso e interessante soprattutto perche non si tratto di un puro e semplice ritorno all' ortodossia, ma spesso di un forzarla oltre i suoi limiti tradizionali per investirla di questioni che la coinvolgono direttamente nel sociale, nel politico, nell'economico. Il coinvolgi mento c'era già, magari inconsapevolmente, all' inizio dell'esperienza intellettuale c della pratica rivoluzionaria che espose questi autori alla repressione zarista. 11 loro marxismo era già caricato di istanze di verità e giustizia assolute, messianiche, cosmiche. Come dirà Berdjaev, senza I' incontro con la profonda anima cristiana — messianica e apocalittica — dei russi, la rivoluzione marxista non avrebbe avuto in Russia un destino diverso da quello che ha avuto negli altri Paesi europei. L'occasione per ripercorrere questi itinerari c offerta adesso dalla traduzione di alcuni saggi di Sergej Nicolaevic Bulgakov (1871-1911). Sotto il titolo // pnzzo del prograso (ed. Marietti) sono raccolti saggi scritti fra il 1897 c il 19B, che registrano le tappe del percorso dal marxismo all'ortodossia: Bulgakov, che era un economista e aveva intuito le difficoltà teoriche del marxismo tentando di applicarlo all'economia agricola, sarà ordinato sacerdote dopo la rivoluzione, verrà espulso nel 1923, e dopo brevi permanenze a Costantinopoli e a Praga vivrà a Parigi, teologo all'Istituto S. Sergio, fino alla morte. Bulgakov — di cui in italiano erano tradotti finora solo tre brevi testi, sparsi qua c là — è un personaggio concepibile soltanto in Russia. Discenderebbe da un Bulgak tataro, c tutti i suoi antenati, da sei generazioni, erano sacerdoti o diaconi: cosa che non impedì al padre, avvilito dalla miseria della numerosa famiglia, di darsi all'alcol. La madre, da parte sua, era una malata di nervi. Dal seminario il giovane Sergej passò all'Università di Mosca, e risolse il problema dell'inconciliabilità tra fede e scienza adottando la soluzione marxista. Dopo la laurea studiò in Germania, ma al ritorno in patria ci fu l'incontro con il pensiero di V. S. Solov' tv e con P. A. Florenskij, due protagonisti della rinascita religiosa russa tra i due ultimi secoli. Lavorò anche a Parigi e a Londra, e fu deputato alla seconda Duma. Rientrò nella Chiesa intorno al 1908. Nella sua autobiografia dirà di non aver mai perduto la fede, ma di essere affondato nell'oscurità e nel)' indifferenza. Sebbene l'abbia scritto a distanza di troppo tempo, è credibile: soprattutto perché nel mondo russo razionalismo e mistica, santa autocrazia e ribellione anarchica, bestemmia e inquietudine religiosa, miti sacri c surrealismo poetico, escatologia cristiana e massimalismo politico non sono separati da contorni molto netti. Il problema di Bulgakov sembra essere rimasto quello giovanile di conciliare fede e scienza, nel senso di trovare un orizzonte unitario in cui comprendere ogni cosa. Persegui sempre l'ideale molto russo della «conoscenza integrale» — presente già nel primo filosofo slavofilo, 1. V. Kirec vskij —, sintesi di teoria e pratica, intelletto, volontà e sentimento; che è poi in sostanza lo stesso ideale della «Unitotalità» di Solov'cv e di Florenskij. La straordinaria fortuna russa dell'ultimo Schelling si spiega bene in questo contesto. In hi luce che non tramonta (1917), Bulgakov, ormai diventato teologo, scriverà che la fede «è /unzione no» di un qualsiasi lato separato dillo spirito, ma di tutta la personalità umana nella sua integralità, mila indivisibili totalità di tutte le forze dtllo spirito». ★ * Come teologo, Bulgakov avrà l'ambizione di creare una teologia ortodossa originale, capace di assumere e di spiegate ecumenicamente i valori del cattolicesimo, del protestantesimo e della filosofia tedesca. Riporterà il marxismo all'orizzonte dell'escatologia, come farà anche Berdjaev: solo una civiltà veramente cristiana scoprirà la verità del socialismo, svelando finalmente il carattere del processo storico che avanza verso la divinoumanità, fino alla trasfigurazione e alla divinizzazione dell'universo. Se i confini del marxismo erano troppo stretti per Bulgakov, non riuscì a stare tutto neanche in quelli dell'ortodossia. La sua concezione della Sofia, la sapienza divina, che crea il mondo c insieme è l'essenza del mondo — concezione ripresa soprattutto da Solov'cv — è facilmente sospettabile di panteismo. Dna specie di determinismo sofiologico — che Berdjaev gli rimproverava — lo portava poi a negare l'eternità dell'inferno, che significherebbe l'insuccesso di Dio. Nel 1935, il patriarca moscovita Sergio dichiarò che la sofiologia di Bulgakov conteneva un insegnamento estraneo all'ortodossia. A coloro che, come ha fatto P. N. F.vdokimov, presentano Bulgakov (e persino Berdjaev) come un nuovo Padre della Chiesa risponde in modo convincente, nell'introduzione a // prezzo delprograso, il curatore del volume Pier Cesare Bori, ricordando ciò che Bulgakov scrisse alla fine della sua vita: «Con tutto il mio essere radicato nella Chiesa, sono rimasto solitario ed estraneo all'ortodossia storica». L'interpretazione «neo ortodossa» è una lettura insufficiente, la quale condivide lo stesso riduttivo presupposto di quella che, sul versante opposto, fa la cultura marxista, obbligata a vedere nella vicenda intellettuale di Bulgakov un'involuzione, un riflusso verso il passato. Nell'introduzione a Dal marxismo all'idealismo, tradotto da Bori, Bulgakov scrive che «qualsiasi lesione filosofica del mondo deve ormai trovare un nesso con i problemi reali del momento presente, stabilendo con /' attualità un preciso, fondamentale rapporto, tracciando così anche un programma generale di politica pratica. Sotto questo riguardo, chi è passato una volta attraverso la scuola del marxismo non può e non deve mai dimenticare la lezione». Ma ricordare la lezione non basta. In realtà, la grande sintesi non riesce. Il mondo contemporaneo non e luogo di sintesi ma di frammenti infranti. Alle glandi nostalgie del passato che si pioicttano in glandi spcianze di futuro, attraendo oggi anche pastori e illustri teologi cattolici, la tradizione del cristianesimo occidentale può opporre, io credo, la più adeguata consapevolezza del pascali.!no «Cristo in agonia fino alla fine dtl mondo». Sergio Quinzio

Luoghi citati: Costantinopoli, Germania, Londra, Parigi, Praga, Russia