Szabò, un prigioniero del demonio Mephisto di Stefano Reggiani

Szabò, un prigioniero del demonio Mephisto A colloquio col regista che girerà «Redi» Szabò, un prigioniero del demonio Mephisto DAL NOSTRO INVIATO MODENA — Scatta a studiati intervalli la trappola culturale del Comune di Modena, e ci si cade dentro volentieri. Tra rassegne, festival e dibattiti si trova qui il cinema di assessorato più attivo d'Italia, il Comune fornisce il cinema che i privati non danno, come un servizio pubblico da pagare coi soldi di tutti (sperando che tutti ne usino). Questa volta l'appuntamento è col cinema ungherese: non solo una buona esposizione dei più significativi film degli ultimi anni (intitolata -Il tempo sospeso-), ma anche V incontro con Istvàn Seabò, il regista di Mephisto, premio Oscar, ora impegnato in un film che si vedrà forse a Cannes, Redi, fatto su misura per Klaus Maria Brandauer, l'interprete di Mephisto. Szabò è accompagnato da una sua mostra personale completa, fino a Mephisto (escluso il televisivo BM). E' un signore di 46 anni con i capelli grigi e un'aria fervida, temperata naturalmente nello sguardo e nel discorso dalle esitazioni di chi ha meditato molto: sul potere e sull'arte, come Mephisto. Signor Szabò, come mai I' Ungheria di Kadar è oggi il Paese culturalmente più libero dell'Est? •Ecco una sua opinione. Io ne prendo atto. Però bisognerebbe prima intendersi sul concetto di libertà. In certi Paesi libertà è mangiare, in altri la possibilità di abortire, in altri la pubblica visione di film pornografici. Parlare della libertà degli altri è difficile, ognuno capisce la sua». Ma la sua libertà personale di regista qual è? •A me place stare dove posso fare quello che voglio. Ma per mia moglie, per esemplo, è diverso: a lei place stare dove non posso fare quello che voglio». E' vero che giudica i giovani registi ungheresi fortunati e insieme svantagglati: non hanno conosciuto la guerra, non hanno visto la rivolta antisovietica del '56. •Certo, gli manca qualcosa. Voglio dire che per me l'Ungheria si divide in'due gene- razioni Ideali. La prima com'.-ronde tutti quelli che hanno vissuto le svolte drammatiche del Paese, la guerra, lo stalinismo, la rivolta del '56. La seconda è fatta dal giovani cresciuti dopo il '56 che non possiedono più un metro per giudicare i guai di ogni glorio. I primi conoscono 1' arte della pazienza e le conseguenze terribili dell'intolleranza.. . E I secondi? •Vogliono tutto, in fretta, subito.. Anche I giovani registi? •Anche. Ma la situazione del cinema ungherese è difficile. Possiamo permetterci di fare una ventina di film all' anno e ci sono almeno quaranta registi che aspettano. Adesso la crisi mondiale ha ristretto anche 1 nostri fondi pubblici. Un regista, se gli va bene, può sperare d! fare un film ogni tre anni.. Però quando arriva al film ha una certa larghezza di scelte e di temi. Non solo il passato politico, lo stalinismo, il '56, ma anche l'omosessualità, l'incesto... «SI, c'è larghezza di scelte.. Ma 11 pubblico in Ungheria cosa vede? •Soprattutto film americani». «Vorrebbe anche lei, come il ministro francese Lang, una forma di protezionismo a favore dei film europei? «No. Vorrei che noi europei facessimo film in grado di richiamare il grantìé^bbllco. Per questo lo cerco le copro¬ ¬ duzioni. Mephisto aveva anche capitali tedeschi, come li avrà Redi: Anche John Osbome ha scritto un dramma su Redi. Il suo come sarà? Un'altra meditazione sull'impossibilità di essere liberi servendo, come Mephisto? •Lo direte voi. Questo Redi è un personaggio storico molto romanzato. Alto ufficiale austro-ungarico prima della grande guerra viene accusato di tradimento senza vere ragioni, per rinforzare la disciplina in un brutto momento. Come si sentirà lui, fedele, nel panni del traditore? Cambierà il suo carattere, la sua ottica?». SI, ci pare un altro Mephisto. Sembra fatto apposta per Brandauer. Questo attore riesce ad essere grande solo con lei. •Ho scritto il soggetto esclusivamente per Brandauer. La nostra, si vede, è un'unione che funziona.. Che cosa vuol dire per lei essere europeo? •Accettare con realismo 1' Europa che c'è, anche con le sue divisioni. Una solidarietà che supera i diversi sistemi sociali. Essere europei è una fede. Magari con i suol santi: Dante, Tolstoj, Thomas Mann. E oggi la fede si vive negli scambi: tokay contro chianti, Bartok contro Verdi.... (e Szabò contro Fellini, se anche il Comune di Modena ci aiuta). Stefano Reggiani Brandauer (qui in «Mephisto») interpreterà «Redi» scrìtto per lui

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