Da Ciancimino soldi ai partiti? di Giuseppe Zaccaria

Da Ciancimino soldi ai partiti? L'ex sindaco di Palermo interrogato per 6 ore in un'aula-bunker Da Ciancimino soldi ai partiti? Nelle mani dei giudici un elenco con i destinatari delle tangenti - L'imputato ha negato i rapporti con gli ambienti della mafia - Trovati altri due miliardi (siamo a quota 10) - Gli avvocati smentiscono che la moglie del grande accusato abbia ricevuto una comunicazione giudiziaria ROMA — ..E'falso».-E'falso*. «£' falso*. Se un verbale d'interrogatorio si potesse sintetizzare, il riassunto delle decine di pagine che ieri Vito Ciancimino ha fatto riempire ai giudici di Palermo sarebbe questo. Operazioni immobiliari? SI, ma tutte legittime. Investimenti all'estero? Qualcuno: compiuto magari in violazione delle norme valutarie, ma non certo per conto di organizzazioni mafiose. Semmai, di piccoli politici locali. Dai documenti in mano ai giudici sembra emergere un ruolo inedito del vecchio sindaco: quello del «grande distributore- di tangenti agli uomini di quasi tutti i partiti in Sicilia. Il tutto, diluito in sei ore di interrogatorio, rese ancora più penose dai continui malesseri dell'imputato (a quanto sembra, davvero in cattive condizioni fisiche) e dal fatto che i giudici, come forse mai era avvenuto prima, avessero rinunciato per «ragioni di riservatezza» persino all'impiego del cancelliere, alternandosi nella stesura della deposizione. Quello che si è svolto ieri mattina nell'aula di San Basilio — duecento metri in linea d'aria dal carcere di Rebibbia, protetta da barriere ed agenti armati, già usata due settimane fa per la prima testimonianza pubblica del «pentito» Tommaso Buscetta — è stato un interrogatorio bunkerizzato. Da Palermo, l'altra sera, erano giunti 1 giudici istruttori Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, col sostituto Alberto Di Pisa. Ieri mattina, li avevano raggiunti i difensori di «don Vito», Oreste Campo e Prino Restivo: alle nove in punto, 11 primo appuntamento coi giudici dell'ex padrone di Palermo. «Don Vito- non avrebbe dovuto essere visto da nessuno. Per questo i giudici hanno deciso di condurre l'interrogatorio in un ambiente un po' surreale, quasi sperduti In una grande aula vuota, raggiungibile attraverso uh sotterraneo. Il «bunker» di San Basilio è collegato all'area centrale del carcere di Rebibbla da un tunnel lungo più di duecento metri. Mentre giudici ed avvocati, per rendersi ancora meno identificabili, parcheggiavano le loro auto nella sezione femminile, Ciancimino. accompagnato da tre agenti, si infilava nel sottosuolo. E il primo accenno di malore, «don Vito» l'ha avuto proprio mentre stava per riemergere nel sotterranei dell'aula. Una stretta di mano ai due avvocati, e subito l'interrogatorio: il primo, dal giorno dell'arresto. Adesso, c'è chi giura che Ciancimino abbia chiesto notizie dei suoi figli, chi è certo che verso le undici abbia avvertito un malore cosi forte da costringere Fai cone e colleghi a interrompe re per mezz'ora l'interrogatorio. Niente di tutto questo: unico dato certo sono le con testazlohi che l'ex sindaco di Palermo si è visto fare. E sono quelle del mandato dì cattura spiccato contro di lui Esportazione di capitali, associazione per delinquere, associazione di stampo mafioso: dei miliardi trovati negli ultimi giorni in altre cassette di sicurezza, dei certificati immobiliari ripescati ieri dalla Finanza In Canada, non si è parlato. Nonostante un affaticamento evidente, Ciancimino dunque non ha fatto torto alla sua Immagine: e con decisione, a tratti con protervia, na dato le sue risposte. Un elenco di dinieghi Il dato che, sia pure in un silenzio che mai era stato cosi rigido, sembra essere emerso Ieri, riguarda piutto sto la sorpresa dell'antico •boss» nel momento in cui si è sentito fare dal giudici certi riferimenti, certi nomi probabilmente, è proprio quel dettaglio a spiegare come mai l'inchiesta contro l'ex sindaco di Palermo (partita cautamente, dalle rivelazioni di Buscetta, con una sempli ce comunicazione giudiziaria) abbia subito poi un'accelerazione cosi evidente. Falcone, Borsellino, Tuffi ciò istruzione di Palermo, posseggono da almeno due settimane un elenco delle principali operazioni compiute da «don Vito» negli ultimi anni. Sì è parlato di un'agenda rintracciata in una cassetta di sicurezza: se il documento è davvero quello, certamente è stato ritrovato da un'altra parte. Che si tratti di annota zlonl di «don Vito» o di opera zloni ricostruite dalla Guar dpopadrfsvdtsmraatdnclcdc dia di Finanza, sicuramente però delle più spregiudicate operazioni immobiliari compiute a Palermo in questi anni, e di una distribuzione di «tangenti», la magistratura possiede oggi un elenco. Elenco, aggiungono altre fonti, che non conterrebbe solo ex amici di partito del vecchio sindaco, ma uomini di quasi tutti gli schieramenti. Dalle ultime indagini, insomma, la figura di Ciancimino sarebbe emersa con caratteristiche del tutto nuove, almeno per chi è estraneo alla realtà palermitana. Quanto alla vicenda del patrimonio e del giri d'affari di don Vito si parla* di un possibile invio alla moglie. Epifania Scardino, di una comunicazione giudiziaria. La donna, socia in alcune aziende per conto del marito, è a Roma, dove assiste una parente ricoverata in clinica. I suoi avvocati. Restivo e Campo, hanno comunque escluso che fino ad oggi siano stati notìficati alla Scardino «provvedimenti dell'autorità giudiziaria». Giuseppe Zaccaria