Il papato «presidenzialista»

J7 papato «presidenzialista» SEI ANNI DI PONTIFICATO TRA IL CONCILIO E IL DUEMILA J7 papato «presidenzialista» Paolo VI voleva ascoltare «le voci di fuori», Papa Wojtyla vuole che nel mondo risuoni la sua - «C'è e decide», afferma padre Macchi «Dà l'impressione di un comando nella solitudine», dice mons. Capovilla - Infrange rituali, prassi, tradizioni - Ma intanto, con un carisma indiscusso, va a galvanizzare ogni angolo della Terra - Il caso Arrupe e lo «schiaffo» ai gesuiti - La profezia di padre Pio CITTA' DEL VATICANO — La prima volta che si senti dire che sarebbe diventato Papa, subito dopo la Pasqua del li)47, Karoì Wojtyla aveva 27 anni, era prete da sci mesi, aveva viaggiato in treno tutta la notte con il suo compagno di studi all\Angclicum-, Stanislav Staroiriejki, per arrivare da Roma a San Giovanni Rotondo. Davanti a lui c'era Padre Pio da Pietrelcina. Il Papa oggi non ama che se ne parli, ma l'episodio è già leggenda in Polonia dove c'è chi ha raccolto tutte le testimoniarne del caso. .Saluto il futuro Papa e martire' sono le parole di Padre Pio come le ricorda il superiore dei cappuccini di Pietrelcina. «Non mi preoccupa la profezia sul martirio' rispose Wojtyla .perché l'altra profezia, quella che mi vuole Papa, non si realizzerà mai.. Bisogna risalire fino a Pio XII, nel dicembre 1954, per trovare un pontificato sfiorato da loci di eventi straordinari. Per Pacelli, la fedelissima suor Pasqualina Lchnert racconta la .visione, di Gesù Cristo che il Papa credette di avere, come le confidò, durante una malattia, quattro anni prima di morire. Per Wojtyla, c'è la premonizione di Padre Pio e c'è la convinzione di essere stato sottratto al martirio dalla Madonna, con un intervento quasi miracoloso, durante l'attentato del 13 maggio 1981. Sono segni di fede per chi vuole credere, per i laici sono segni dei tempi, legati al tipo di religiosità che eerti papi impersonano e propongono, al modello di fede che incarnano. Ma questo alone di sacralità eccezionale si traduce anche in uno speciale carisma, si trasforma in autorità, diventa potere e dunque influenza il metodo e lo stile di governo della Chiesa. . Non c'è dubbio, dice il gesuita Angelo Macchi, direttore di Aggiornamenti sociali, -l'attentato cerca di Infrangere una sacralità ma la riafferma. Volevano uccidere il Papa per l'impatto che la sua politica religiosa ha sul mondo. E questo lo rende oggi il maggior uomosimbolo della Terra. La sua personalità, come quella di Reagan. ha tutte quelle qualità di leadership di cui il mondo moderno va alla ricerca.. Una Chiesa di protagonismo e di comando, subito dopo la Chiesa di dubbio e di ricerca di Montini che, come dice il teologo ribelle Hans Kung, «con la sua stessa presenza demitizzava il papato.. .Una Chiesa papalista. accusa un altro teologo de! dissenso. Giovanni Gennari, < da qualunque parte la si guardi.. Il primo punto d'impatto fu con i religiosi, i gesuiti in particolare. La vera storia dell'abbandono del -Papa nero.., Padre Arrupe, è una storia di incomprensioni tra culture diverse. Il Generale dei gesuiti avelia deciso di dimettersi già nel Natale del 78, appena due mesi dopo l'elezione di Karol Wojtyla. Aveva letto i primissimi discorsi del Papa ai religiosi, aveva capito che non sarebbe stato facile trovare una sintonia. Tutto il vertice della Compagnia di Gesù venne portato a conoscenza, sub secreto, del dilemma in cui si dibatteva Arrupe: non apparire in contrasto con il Papa, pur non condividendo la sua impostazione del pontificato. Ci furono due richieste ai quattro -consiglieri- (che prima rifiutarono poi accettarono le dimissioni), una lettera ai ■ provinciali, di tutto il mondo spiegando realmente e riservatamente la ragione del ritiro, giustificato con il pretesto dell'età. Tutto questo travaglio si risolse in un incontro di 15 minuti con Giouannf Paolo II. nell'aprile '80, ottenuto dal Generale dopo mesi di attesa. Quindici minuti appena per affrontare le prime dimissioni nella storia dei gesuiti, con il Papa che chiede soltanto di sospendere una decisione resa poi inevitabile dalla malattia di Arrupe. Allora, con una mossa senza precedenti, Wojtyla commissaria la Compagnia di Gesù, uno schiaffo all'orgoglio della «guardia sceltadei Papa. Ancora una volta è lui che decide, infrangendo rituali, prassi, tradizioni. E' un metodo che vale anche nei rapporti tra il Papa e la gerarchia in ogni continente. Nes¬ sun documento di questo pontificato contraddice la .collegialità, nata dal Concilio, ma la personalità di Wojtyla e la sua concezione del papato lo portano a centralizzare il comando. .C'è e decide, spiega padre Angelo Macchi. .Fin dal primo momento, contro le tendenze conclliarlste ed episcopaliste che potrebbero mettere In discussione il primato di Pietro, lui vuole pascere gli agnelli e le pecore, cioè guidare non solo il popolo, ma anche i vescovi.. Uno stile clic nella gestione quotidiana della Chiesa crea momenti di imbarazzo. Quando un cardinale di Curia cercò di convincere il Papa a non andare a Pueblo, enumerandogli sei ragioni contrarie al viaggio, Giovanni Paolo II lo ascoltò in silenzio e concluse: .Tutto qui? Allora io andrò». Quando un cardinale francese si indispettì all'inizio della riunione convocata per discutere le finanze vaticane, sentendo leggere un testo in cui tutto era già deciso. Wojtyla replicò: .Questo documento ha tutta la mia autorità e la mia approvazione.. Quando i vescovi spagnoli si dichiararono contrari alla concessione della .prelatura personale, per l'Opus Dei, il Papa decise ugualmente a favore. Strappò in due pezzi una lettera firmata da alcuni vescovi per chiedergli di riconsiderare il vroblema del celibato, davanti al cardinale brasiliano che gliel'aveva portata. A Rcmbert Wcakland. arcivescovo americano di Milwaukee, che gli raccontava di aver ricevuto a cena in seminario, durante le vacanze, i preti sposati della sua diocesi, rispose freddamente: .Questo non andava latto.. Nel papato «presidenzialista. di Giovanni Paolo II resta la forma collegiale, si affievolisce la sostanza pluralistica dell'età montiniana. La Chiesa di Paolo VI voleva ascoltare .le voci di fuori-, Wojtyla vuole die nel mondo risuoni la sua. Le culture accettate nella loro diversità dal Concilio tornano ad appiattirsi. .Uno dei grossi problemi di oggi, riconosce i( cardino/c di Milano, Carlo Maria Martini, .e la separazione tra cultura ecclcsiasti- ca e cultura civile, intesa come universo dei valori che muovono nel bene e nel male le persone. La predica non tocca la gente, che non resta Influenzata da ciò che dice la Chiesa perche l'avverte lontana... • Ogni Papa deve essere un mediatore diverso, dice il segretario di Giovanni XXIII. mons. Loris Capovilla. Ma la mediazione ha bisogno di una pluralità di voci. Wojtyla dà invece l'impressione di un comando nella solitudine. E' la condanna di tutti i papi, diversa per ciascuno. Per Pio XII era la solitudine di un pranzo con accanto solo il canarino bianco dal nome tedesco, Gretctien: per Giovanni Paolo II è una solitudine immersa nella folla e nel trionfo. Il metodo di lavoro è solitario, per un Papa staccato dalla struttura, con canali di ascolto e di accesso fissi e delimitati. Roncalli si stupì di trovare nei -verbali., vergati a mano da! suo predecessore una mappa dettagliata di tutti i contatti e i colloqui intessuti durante 19 anni di regno. Ancor oggi dalle cartelle d'archivio della Santa Sede emergono gli appunti dattiloscritti personalmente da Paolo VI. Wojtyla non lascia ad altri le tracce del suo lavoro. «Cosi i tempi si sono raddoppiati» rivela l'ambasciatore di un Paese asiatico. •Parlo con il Papa, ma quando ritorno In Vaticano e riparlo dello stesso problema con la segreteria di Stato, scopro che non è slata informata... Non tutti, poi, riescono a far giungere il loro messaggio a Giovanni Paolo II, e con la stessa efficacia. «Sui punti controversi della nostra Chiesa riusciamo a parlargli» racconta un cardinale italiano. «Ma spesso, ci accorgiamo di essere stati preceduti». «A noi arriva l'immagine di un Papa sicuro e calmo, deciso ma pieno di bontà» ci dice Paulo Evaristo Arns, cardinale di Sào Paulo del Brasile. «La sola cosa che ci imbarazza un po' è la comunicazione verso 11 centro del cristianesimo, Roma. Le informazioni ci paiono qualche volta strumentalizzate, incomplete e persino deformate. E' questa la sola apprensione che abbiamo In questo momento a proposito dell'azione del Papa... Il carisma riempie i vuoti della comunicazione, della collegialità e del pluralismo, diventa necessario, un supporto a un'autorità già di per sé indiscussa. .Nemmeno un papa di due secoli fa avrebbe assunto una posizione cosi centrale, cosi assoluta, cosi esclusiva», dice Giovanni Gennari. Ma il Papa die si stacca dall'istituzione e mai come in passato mostra se stesso al mondo, più che all'interno della sua Chiesa guarda all'esterno, alle chiese locali che va a galvanizzare in ogni angolo della Terra. •Juan Pablo/secundo/te qulere todo el mundo», gridano le folle che lo accolgono, e mai un Papa ai>cva avuto slogan al posto dei canti. Nei palazzi apostolici c'è chi ricorda ancora un ammonimento di Giovanni XXIII, nel I960: «Un Papa non deve trionfare troppo». Dopo 24 anni e tre Papi, l'edizione 1984 dell'annuario pontificio riporta l'elenco dei 263 successori di Pietro con il solo nome e la data di nascita e di morte. Per l'ultimo, il 264.vio, Karol Wojtyla il polacco, ci sono quattro parole di più: «Pastore Universale della Chiesa... Ezio Mauro Marco Tosatli C'ittà del Vaticano. Giovanni Paolo II in San Pietro, durante l'ordinazione di ottanta sacerdoti (Ap)