Bettega ci ha aperto la porta: «Si riparte» di Gian Paolo Ormezzano

Bettega ciba aperto la porta: «Si riparte» Colloquio a Novara, sette giorni dopo l'incidente Bettega ciba aperto la porta: «Si riparte» DAL NOSTRO INVIATO NOVARA — Roberto Bettega lia ricevuto ieri fotografi e giornalisti, nell'ordine, alle 14,30, nella stanza numero 11 al primo piano del reparto di neurochirurgia, ospedale di Novara. Vestiva un pigiama azzurro, la testa era senza bende, grosso il bozzo rosso sulla parte alta destra della fronte. Vicino a lui la moglie e un amico che lavora negli spumanti e che è quindi esperto di brindisi augurali. Tre minuti per i fotografi, qualcosina di più per i giornalisti, nella prima vistone del campione ferito. La moglie ha dato l'alt al fotografi, il dr. Regalia, che segue Bettega dal 1° novembre, il giorno dell'incidente, ha dato l'alt al giornalisti. Bettega è stato preciso, sereno, esauriente. Un campione anche In questo comportamento difficile, probabilmente fra dolori che comunque non ha svelato. La parlata gli viene fuori difficile pur se chiara, i toni sono smorzati. L'inevitabile banalità delle nostre domande non lo ha mat irritato. In realtà volevamo sentirlo, più die ascoltarlo. «Continuo a non ricordare nulla dell'incidente. Me lo ha raccontato mia moglie alla quale altri lo hanno ricostruito. La mia testa si è riempita di dolori e svuotala di ricordi. Comunque è importante che io sia qui a poter parlare cosi, adesso». Invitato a riacchiappare il presente è il futuro con t cosiddetti progetti, Bettega ha detto: «Per prima cosa guarire, guarire perfettamente. So che i tempi saranno lunghi. Proprio per questo è definitivamente archiviato ogni progetto di fare 11 calciatore in Italia. C'è il Canada, ormai, per la mia attività: voglio tornare a giocare, e nei miei sogni c'è l'estate a Toronto, col pallone.'. » Nessun ansimare nella voce, ma una stanchezza di tutto II personaggio, non sol¬ tanto di suoni o di gesti. I capelli bianchi più «logici», adesso. Dev'essere stata una I botta terribile, e grande è la risposta del fisico e anche del morale. «Adesso ricomln; ciò a pensare, a sistemare le sensazioni. Negli ultimi due giorni ho persino letto un po' i giornali. E ho visto la partita della Juventus a Zurigo in televisione, bella, divertente. Poi ho visto in differita quella dell'Inter e sul 2-1, ma sapevo già della qualificazione nerazzurra, ho spento, sen! tivo l'azione dei farmaci per il sonno, del sedativi». | JVon gli mancano i giocatori della Juven- i tus, Il intorno a lui? «Passano da un impegno all'altro, partite importanti che la- ! sciano 11 segno per tutta la stagione, partite che chiedono la concentrazione massima. MI piacerebbe essere io, presto, ad andare a trovarli, sul campo». i Uno gli ha chiesto quale Bettega ha la preponderanza adesso in lui, il calciatore o l'altro. «Sono ancora un calciatore, voglio ■ esserlo. Certo che questa esperienza mi ha i segnato, fra l'altro ho capito la cosa grande che è lo sport, l'ho capito da tanti segni, lo sapevo già ma l'ho capito meglio, e ora devo restituire molto allo sport: lo farò, 1' . uomo Bettega è in debito con lo sport». C'è stata anche la domanda sull'Udinese: quando è uscito di strada, stava andando a Milano a firmare? «Ero dibattuto fra Italia e Canada, non avevo ancora deciso. Non ricordo cosa andavo a fare a Milano». Bratda d.s. friulano ha detto a Novara die si, l'accordo era imminente. Ha parlato la moglie, Emanuela: «Braida è venuto qui a Novara come amico di Roberto, per gli auguri, senza parlare d'altro». Bettega sarà a Moncallert, a casa sua, a fine settimana. Quaranta giorni di riposo, ogni tanto del controlli. Il polmone va meglio, forza Bettega, bravo Bettega. Gian Paolo Ormezzano m Roberto Bettega durante il colloquio con 1 giornalisti (Foto La Stampa - Goletti)