«Tristano» (a rate) è liturgia d'amore

«Tristano» (a rate) è liturgia d'amore All'Auditorium i primi due atti di Wagner «Tristano» (a rate) è liturgia d'amore TORINO — Non è la prima volta che la Rai propone 1' ascolto del Tristano e Isotta in forma di concerto e già allora s'era avuto occasione di osservare che fra tutte le opere questa è una di quelle che meno patiscono per la privazione della scena. Più che un dramma è una liturgia. Liturgia dell'amore che, come in tutte le religioni che si rispettino, finisce in una liturgia della morte. Un'autorevole conferma viene ora dall'eminente musicologo Cari Dahlhaus, che nell'utile manualetto / drammi musicali di Richard Wagner, tradotto da Marsilio Editori in coda alle copiose pubblicazioni per 11 centenario wagneriano, afferma: ..La muta catastrofe dell'atto secondo, centro e culmine dell' intera opera, si cotisuma senza azione e, a ben vedere, addirittura senza parole: il colloquio tra Tristano e Isolda è remotissimo dall'antiteticità del dramma tradizionale, ed è pressoché indifferente che a parlare sia Isolda oppure Tristano: frasi e parole dell'uno e dell'altra sono intercambiabili». Proprio come in una litania religiosa. Quest'anno, poi, la Rai ha pensato di spezzare l'esecuzione in due serate: un Tristano a rate, due atti l'altra sera, e il terzo questa sera. E' questa una pratica un tempo usatissima. I wagneriani di ferro degli Anni Venti, che di rappresentazioni wagneriane non perdevano neanche una replica, se le somministrava no a piccole dosi. Ascoltavano magari una prima volta 1 opera intera, poi ci ritornavano a centellinare un atto per volta, sotto pretesto di maggiore freschezza ricettiva. Non era un'idea sbagliata, ma questa volta urta contro il fatto che i due concerti sono distribuiti tra diversi turni di abbonamento e cosi gli abbonati del giovedì non sanno come andrà a finire la storia e dovranno farselo raccontare dagli abbonati del venerdì, ignari a loro volta di come fosse cominciata. In ogni modo, è stato un nobile impegno e uno sforzo complessivamente riuscito che impreziosisce la corrente stagione sinfonica. L'esecuzione avviene In collaborazione con la Deutsche Staatsoper di Berlino (Ddr) e si vale d'un cast altamente rispettabile a questi lumi di luna. Il tenore Spas Wenkoff, bulgaro di nascita e di studi, per alcuni anni in forza alla Staatsoper di Berlino (ora non più), è un Tristano enigmatico. Si capisce che può essere uno del migliori Tristanl oggi esistenti. Ma, per l'appunto, si capisce; non è che proprio lo si senta con le orecchie. Canta con parsimonia e con dignitoso riserbo, come.tutti i Trlstanl di questo mondo che sistematicamente «si risparmiano» nel primo e nel se- cond'atto per poter poi fare la loro figura nell'enorme Impegno del terzo. Ma qui, santo cielo!, 11 terzo lo cantava due sere dopo; non poteva premere un po' di più sull'acceleratore nel secondo? E s) che, di tutta la compagnia, è l'unico che canta fieramente a memoria, ma non è che di ciò si valga per una partecipazione un po' più intensa che vada oltre una inappuntabile correttezza professionale. Tutto il contrario l'Isotta di Ludmlla Dvorakova (questa, di origine cecoslovacca). Lei si prende tutti 1 suol rischi, scatta, vibra, forse è più brava nello sdegno e nella collera, oppure nella disperazione, che nell'estasi amorosa, ma insomma ce la mette tutta e riesce persuasiva. Tutti di buon livello gli altri artisti (la cecoslovacca Uta Prlew per Brangania, Ekkehard Wlaschihla per Kurvenaldo, GUnther Leib per le poche battute del perfido Melot e Harald Neukirch per il giovane marinaio), ma bravissimo, superbo il basso Siegfried Vogel per Re Marke. Una dizione perfetta, un' autorevole proprietà d' espressione, sicché i dieci minuti, spesso cosi interminabili, delle sue rimostranze passano senz'ombra di peso. Il coro è quello nostrano della Rai, Istruito da Olinto. Contardo, e se la sbriga bene col tedesco (musicalmente i suol interventi non sono tanto difficili e costituiscono quasi un'oasi di piacevolezza edonistica nell'austerità dello stile). Direttore Otmar Suitner, austriaco di nascita e di studi, ma oggi uno dei maggiori, operanti nella Germania orientale. Professionalità indiscussa, autorevole sicurezza, che sa trasmettere all'orchestra; ma dirige un po' come si dice dirigesse Strauss, senza prendersela troppo calda. A vederne l'alta e composta figura sul podio, con quel gesti misurati e giusti, si ha la curiosissima impressione di sentire il Tristano e Isotta diretto da Alfredo Casella! m. m.

Luoghi citati: Berlino, Ddr, Germania, Torino